Recensione: 2 gran figli di…, papà dove sei!?

Il cinema ha sempre avuto modo di rimarcare sui detti “Fratelli diversi” e “Fratelli coltelli”, regalandoci pellicole che potessero fare utilizzo di coppie assortite dello spettacolo, poste, magari, al centro di un risibile faccia a faccia.

Ora tocca al biondo Owen Wilson e all’Ed Helms del trittico Una notte da leoni, in 2 gran figli di… fratelli gemelli decisi a trovare il loro padre biologico, mai conosciuto.

Perché tutto ha inizio quando la madre, ovvero la iperattiva Helen (Glenn Close), dopo essersi finalmente sposata con colui che ritiene essere l’uomo della sua vita decide di dire la verità ai suoi due figli: il medico separato Peter (Helms) e l’ottimista Kyle (Wilson), ormai trasferitosi da anni alle Hawaii.

Ed è da qui che iniziano un viaggio alla ricerca di colui che, creduto morto, sembra invece sia ancora vivo e risieda da qualche parte negli Stati Uniti.

Un viaggio in cui gli imprevisti sono all’ordine del giorno, un po’ per gli opposti stili di vita dei due, un po’ perché andranno incontro a svariate disavventure, senza evitare di rimanere travolti da ulteriori sorprese.

Al servizio di un’ironica operazione che, comprendente tra i produttori l’Ivan Reitman regista del famoso Ghostbusters – Acchiappafantasmi, non si può certo definire tempestata di idee originali e caratterizzata da uno svolgimento accattivante.

In fin dei conti, già la storia sembra un rimaneggiamento della trama che fu alla base del francese Les compères – Noi siamo tuo padre, ma con punti di vista inversi, in quanto qui, appunto, abbiamo i figli alla ricerca del proprio padre (tra l’altro, Reitman stesso ne fece un remake yankee nel 1997 con Due padri di troppo).

Il regista esordiente Lawrence Sher (una carriera come direttore della fotografia, trilogia di Una notte da leoni compresa), poi, tende ad improvvisare strada facendo le cose, sfruttando di tanto in tanto qualche volto noto che, gratuitamente, possa troneggiare nell’idiozia comica dell’esile canovaccio (troviamo il campione di football Terry Bradshaw nei panni di se stesso, i neri Ving Rhames e Katt Williams, i premi Oscar J.K. Simmons e Christopher Walken, la stessa Close in veste di donna avanti con l’età, ma con la testa sempre nei libertini anni Settanta).

Senza escludere gag fini a se stesse ed alquanto vuote (quella a colpi di pipì, di cattivo gusto, che coinvolge un bambino le batte tutte in fatto di inutilità).

Quindi, sebbene si possa anche respirare una certa simpatia di fondo, i momenti in cui il film mostra più sincerità d’animo e qualche riuscita negli intenti, forse, sono quelli meno comici, più intimisti (anche se, in verità, sono veramente pochi).

Infine, tra un Helms sempre più fotocopia di se stesso e un Owen Wilson decisamente sottotono, soprattutto quando riecheggia l’ottimismo idealista del suo Hansel di Zoolander, la nuova coppia comica non appare affatto affiatata.

Di conseguenza, il tentativo di proseguire una tradizione fatta di coppie male assortite in salsa on the road nello stile di Un biglietto in due di John Hughes finisce solo per avvicinarsi ai risultati mediocri di Parto col folle di Todd Phillips (altro titolo fotografato da Sher).

 

Mirko Lomuscio