Benjamin Clementine alla cavea dell’Auditorium di Roma

Come un angelo sceso a redimerci , in tutta la sua semplice e pacata fierezza.

E’ così che entra in scena Benjamin Clementine alla cavea dell’Auditorium di Roma. accompagnato da  cinque  coriste , una polistrumentista, un bassista ed un batterista.

Roma, Auditorium Parco della Musica 25 07 2017 LUGLIO SUONA BENE Benjamin Clementine in concerto. ©Musacchio&Ianniello/Fondazione Musica per Roma
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La seguente foto può essere utilizzata esclusivamente per l’avvenimento in oggetto o per pubblicazioni riguardanti la Fondazione Musica per Roma
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Indossa una tuta azzurra ed un elegantissimo coprispalle bianco , ai suo gestii eleganti e a quell’ andamento da “Artista di Strada“.

Siede sull’alto sgabello  tonet , accanto al pianoforte , nella penombra del palcoscenico, e aspetta, Benjamin aspetta che il suo pubblico prenda posto e lo invita  a fare presto , così che tutto abbia inizio.

E’ fermo; immobile davanti al pianoforte e osserva il pubblico silenziosamente.

Ma ecco che tutto prende forma.

Roma, Auditorium Parco della Musica 25 07 2017 LUGLIO SUONA BENE Benjamin Clementine in concerto. ©Musacchio&Ianniello/Fondazione Musica per Roma
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Le luci si accendono, si colorano di rosso e di blu ed un ritmo primordiale invade tutta la Cavea  mentre  si appresta ad interpretare i primi due  brani :

By the ports of europe  e   God save the jungle.

Suona e canta , quasi senza false aspettative Benjamin , quasi senza bisogno di riconoscimenti, con quell’emancipata umile civiltà che contraddistingue solo i  grandi e veri artisti.

Ringrazia il suo pubblico. Poi sorride. Poi ironizza , poi invita a cantare , a capire e a tradurre i suoi  testi.

Ad accoglierlo un pubblico che timidamente risponde a cori  in un inglese indeciso. Lui  corregge, ci gioca su, invita a ripetere cori e parole. Interagisce e stupisce.

Poi mette a nudo le proprie fragilità,  quasi partendo dai piedi (scalzi) con  quella delicatezza e  quella  forza accompagnata da una sorta di consapevolezza dell’ essere “quel coraggio di sentirsi deboli.”

Roma, Auditorium Parco della Musica 25 07 2017 LUGLIO SUONA BENE Benjamin Clementine in concerto. ©Musacchio&Ianniello/Fondazione Musica per Roma
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Avvolto da un aurea celestiale, per  mano a una malinconia romantica, si appropria della sua stessa identità, che tutto avvolge e  che solo a riconoscerla intenerisce il cuore e  non lascia scampo  ne tanto meno respiro, e vince sull’indifferenza .

Un turbine di emozioni travolgenti si rincorrono e avvolgono l’intera cavea quando interpreta in un suo autoritratto vocale il brano:  Candolence.

Un imponente composizione  musicale, che  con tutta la propria forza   giunge come un   tumulto emotivo  che si impone e che  comunica.

Passa da  una voce morbida, a volte torbida ; pregna di un pianto soffocato, a volte classica, sofisticata e graffiante che giunge all’apice del sentimento

e a quell’ incomunicabilità  feroce che trova la sua strada d’uscita attraverso l’espressione; un espressione che esplode istintivamente e definitivamente così ,da squarciare il silenzio, come in un taglio di fontana su tela bianca.

Così , come in una preghiera  poi, sussurra brani come London e  Adios .

Riserva al suo pubblico attento, un omaggio all’ Italia e a Lucio Dalla , interpretando , uno dei grandi successi  dell’artista: Caruso

E a guardarlo bene  Benjamin ,  porta con sé l’eredità  e il primitivismo arcaico primordiale dell’essenzialità.

Roma, Auditorium Parco della Musica 25 07 2017 LUGLIO SUONA BENE Benjamin Clementine in concerto. ©Musacchio&Ianniello/Fondazione Musica per Roma
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Non poteva che essere uno di quei musicisti  chansonnier , di quelli che  immaginiamo camminare spersi fra i vicoli di Parigi, l’erede di  J.M. Basquiat  e non solo per la somiglianza.

Probabilmente mentre uno moriva, l’altro si preparava a  nascere e a crescere con una voce così calda,. con una presenza di quelle che non si dimenticano ma che anzi si fanno ricordare, e  che ti lasciano con quel senso di ammirazione, come quando ammiriamo un indomabile tigre in tutta la sua letale bellezza.

Paola Maccaroni