Doppio amore: il thriller di François Ozon sui gemelli

François Ozon sorprende con Doppio amore, lungometraggio ispirato al libro  Lives of the Twins di Joyce Carol Oates, di cui utilizza soltanto la premessa per raccontare su schermo la sua storia.

Una donna Chloé (Marine Vacth) inizia un percorso di psicoanalisi e finisce per innamorarsi del suo analista Paul (Jérémie Renier), uomo gentile e premuroso. Però, dopo essere andata a vivere con lui, sospetta un tradimento e scopre che nasconde un segreto: un uomo identico a lui, ma più rude e minaccioso, svolge il suo stesso lavoro. Un inquietante gemello tenuto nascosto.

Il tema del gemello è ricorrente nella storia del cinema e, in questo caso, Ozon sceglie la via del thriller psicologico con un chiaro riferimento a Hitchcock  e Brian De Palma, in un  tutt’altro che mascherato omaggio al maestro David Cronenberg e al suo Inseparabili. Non a caso, il cineasta francese vi attinge a piene  mani, anche in alcune scene che potremmo definire splatter, di chiara fattura cronenberghiana. Il tutto,  poi è  “condito” con scene di sesso che, semplicemente, rivelano quanto si possa mostrare e provocare allo spettatore eccitazione, a differenza della inutile trilogia di Cinquanta sfumature.

Senza svelare altro della intensa e coinvolgente trama, il risultato finale, grazie anche alla splendida protagonista, è un solido thriller made in France con tanti rimandi ai citati registi e che gioca in modo intelligente sulla tematica del doppio.

E, se proprio vogliamo scomodare un altro regista, possiamo citare il George A. Romero del colpevolmente sottovalutato La metà di oscura, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King.

Ozon, alla fine, prende il meglio un po’ da tutti e miscela gli ingredienti tenendo ben presente la componente transalpina. Con la dimostrazione che, al di là delle Alpi, vi sono ottimi prodotti che spesso faticano ad arrivare nel nostro paese, vittima della colonizzazione americana.

Doppio amore (L’amant double, il titolo originale), quindi, ci consegna già nel suo titolo il tema, riuscendo a trattarlo in maniera originale ed a mantenere in pieno la suspense, senza annoiare.

 

Roberto Leofrigio