Giù le mani dalle nostre figlie: il lato demenziale dell’essere genitori

Giù le mani dalle nostre figlie porta il rapporto genitori/figli sul piano dell’idiozia.

Per le diciassettenni Julie (Kathryn Newton), Kayla (Geraldine Viswanathan) e Sam (Gideon Adlon) è arrivato il momento del ballo di fine anno. L’addio al liceo diventa per le ragazze l’occasione per stringere un patto sessuale. Ognuna, a suo modo, dopo la festa dovrà perdere la verginità. Mamma e papà, però, scoprono tutto e, nel ruolo di genitori che si rispettino, l’ansiosa Lisa (Leslie Mann), il sensibile e muscoloso Mitchell (John Cena) e il sopra le righe Hunter (Ike Barinholtz) le provano tutte per rovinare la festa alle proprie figlie.

E via che ci si lancia in una trama scarna e insopportabilmente lunga. Soprattutto se si considera che, in fondo, nel primo lungometraggio diretto da Kay Cannon di cose effettive ne succedono ben poche. E nessuna veramente divertente. La storia inizia con una promessa di spasso, ma scivola ben presto verso un susseguirsi di scene e gag imbarazzanti.

Genitali al vento, imbuti infilati nel didietro, parodie di giochi erotici improbabili, colate di vomito stile esorcista sembrano elementi inseriti a caso che, nel loro essere forzati, mettono a disagio piuttosto che strappare un sorriso. Nella oltre ora e quaranta di film non vi è una trovata o una battuta che riesca a far ridere di gusto. Si rimane, invece, spaesati di fonte alla banalità e alla stupidità di certi doppi sensi (almeno nella versione italiana) e alla prevedibilità di un finale senza sorprese.

Demenziale fin nel midollo, Giù le mani dalle nostre figlie è un lavoro che non sa essere quello che vorrebbe, che non diverte e che, semplicemente, non raggiunge lo scopo dello svago. È una commedia che, purtroppo, lascia un po’ con l’amaro in bocca e che, anche se presa alla leggera e senza pretese, non riesce convincere, nè lascia contenti della visione.

Terribilmente noioso, come solo le commedie malriuscite sanno essere.

 

 

Valeria Gaetano