ILIADE, UN RACCONTO MEDITERRANEO

OVadia 2

“Iliade é la prima guerra del Mediterraneo e quindi la prima guerra mondiale…”

Chi non conosce il celebre proemio dell’Iliade nella traduzione di Vincenzo Monti? “Cantami, o Diva, del Pelide Achille/ l’ira funesta che infiniti addusse/ lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco…”
Quanti eroi! E quante storie appassionanti! AIace, Achille, Agamennone, Ettore, Ulisse (a cui Omero dedicherà l’altro grande codice della nostra cultura) e poi… Enea, il perdente, che in fuga dalla propria città in fiamme, si vedrà affidato da Virgilio la responsabilità di portare sulle proprie spalle la sua storia, mentre avrà il compito di realizzare il futuro, la fondazione di Roma e l’Impero che verrà.

“Iliade è il big bang della letteratura occidentale. Nei suoi versi sono racchiusi i geni di tutti i miti, di tutti gli eroi. Iliade è un racconto della prima guerra del Mediterraneo e quindi la prima guerra mondiale. E’ l’archetipo, il paradigma delle guerre che verranno. Nei suoi versi ci sono il conflitto, l’ira, l’eroismo, il dolore, il rancore, l’amore, il sangue, le armi, la paura, le madri, le spose, i padri, i figli ma soprattutto vi è la morte. La nera morte umanamente temuta, la bella morte eroicamente cercata: la morte che è fine di tutto e che per questo impone i patti di pace come catarsi finale”- spiegano le note di sala curate da Sergio Maifredi, regista di Iliade un racconto mediterraneo – lettura commentata del Libro I L’ira di Achille, che ha visto in scena, sul palco di Rocca Costanza a Pesaro, il grande Moni Ovadia, uno dei più famosi cantori del nostro tempo.

Prodotto da Teatro Pubblico Ligure e proposto nel cartellone di Teatri Antichi Uniti – TAU (rassegna regionale di teatro classico promossa da Comuni, Regione Marche, AMAT e Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche), lo spettacolo restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo ed in carne ed ossa di fronte a noi, le pagine del poema che dagli anni della scuola abbiamo letto in silenzio. Quello che conta per l’artista, nell’approcciarsi al testo e nel veicolarlo al pubblico con voce poderosa, dolce, coinvolgente e vibrante, non è la lettura fine a sé stessa “ma ciò che, attraverso quelle parole, si può conoscere d’altro”: lo fa affidandosi a letture e suggestioni provenienti da studiosi che su quelle sudate carte hanno ipotizzato e ricercato.

La lettura del canto é stata preceduta da un excursus sul valore di civiltà della lettura in pubblico (“Come si fa con le Letture Sacre, dovremmo approfittare per leggere e commentare insieme in pubblico anche la Costituzione o la Carta dei diritti dell’Uomo: sicuramente saremmo una società migliore, meno soggiogata dal demagogo di turno o dalla dipendenza del potere del denaro”), passando per la citazione di “Iliade o il poema della forza” della filosofa francese Simone Weil (che vede nella forza e nella violenza le vere protagoniste del poema, ciò che soggioga tutti i protagonisti, perché anche i vincitori subiranno un amaro destino); a “Le lacrime degli eroi” di Matteo Nucci (secondo cui “soltanto gli uomini che hanno la forza di non nascondere le proprie debolezze possono vincere il nemico piú odioso: la paura della propria mortalità”), fino ad arrivare a Platone (per cui le lacrime sono espressione della fragilità della natura umana, per cui “i futuri governanti non possono diventare troppo emotivi e molli”) ed al saggista Franco Fortini (che assimila l’esibizione, il trascinamento del cadavere di Ettore da parte di Achille, con lo stesso gesto fatto dai soldati americani nei confronti dei Viet-cong durante la guerra).
Siamo quindi destinati a trascinare o ad essere trascinati? – si chiede e ci domanda il cantore.
Ovadia ha poi fatto un parallelo tra i due libri di Omero: a differenza di Iliade, l’Odissea é il poema del viaggio e della conoscenza, ricordando che “Tutti noi siamo fatti per viaggiare e conoscere gli altri, per vivere stranieri tra gli stranieri, imparando da tutti, cosa che ancora non siamo riusciti a fare, come le cronache attuali, purtroppo, testimoniano”
“Con Ovadia è sempre la stessa storia: mentre si ha la sensazione di attendere l’inizio della performance, in realtà, ci si è già passati in mezzo”- ha scritto l’attrice Viola Giannelli dopo aver ascoltato a Marina di Pietrasanta, la prima nazionale dello spettacolo in questione che ha riempito il cortile della Rocca di moltissimi giovani e tanti insegnanti.
Una bella lezione per tutti.

Paola Cecchini