Incontriamo le Bellissime: Emilia Boseica, Miss, Presentatrice, Modella….!

Abbiamo incontrato Emilia BOSEICA, volto di Orgoglio Granata, Miss, Modella, FotoModella, Presentatrice….l’abbiamo incontrata e conosciuta più da vicino, per Voi. Ecco cosa ci ha raccontato di se, dei suoi progetti, dei suoi Sogni….! Ne è uscuta una intervista autobiografica!

Di: Galgano PALAFERRI

Parlaci di te, chi sei, da dove vieni, cosa vuoi fare da grande.

Mi chiamo Emilia, sono una normalissima ragazza di diciotto anni, vengo da una normalissima famiglia con normalissimi problemi di tempo, denaro e comunicazione; e con normalissime certezze d’amore e di valori. Vorrei crescere non dovendo mai rinunciare ad essere me stessa, cioè non dovendo mai delegare ad altri il compito di fare le scelte che competono a me: come diceva una bella canzone dei Nomadi: “Io voglio vivere, ma sulla pelle mia”.

Non sei torinese, le tue origini rumene, come ti trovi nella nostra città?

Ho vissuto in Romania fino all’età di sei anni, poi mi sono trasferita in Italia al seguito di mia mamma, ma non sono approdata subito a Torino: per circa tre anni infatti ho vissuto ad Imperia. Questo significa semplicemente che ho imparato presto a distinguere una città dall’altra, per cui vorrei fare prima un discorso sul mio inserimento in Italia e poi un altro discorso sullo specifico vivere torinese.

Il mio essere d’origine rumena non è mai stato un handicap davvero grave, perché fin da subito sono entrata a far parte di una famiglia italiana, in quanto il mio papà adottivo è italiano. Al mio arrivo è stata una sfida rincorrere le conoscenze che mi mancavano per farmi accettare dai gruppi ai quali mi avvicinavo. Poi, una volta acquisite certe conoscenze, tutto è stato più facile. Non che in Italia non abbia incontrato diffidenza, gente con la puzza sotto il naso e difficoltà varie e assortite; ma non mi sono mai lasciata spaventare: non ho mai permesso alle difficoltà di sopraffare la mia volontà. Inoltre a compensare le difficoltà sono poi arrivate anche le soddisfazioni: in Italia, infatti, posso dire di avere anche incontrato tante persone che mi hanno davvero apprezzato; e fra queste vorrei citare, oltre agli amici ed amiche, tutti i vari professori che ho avuto a scuola. Più in genere, posso dire che quanto più le persone che incontravo emergevano dalla massa per cultura ed equilibrio, tanto più esse risultavano nei miei confronti aperte e disponibili; quanto più le persone che incontravo risultavano invece prigioniere dei luoghi comuni e delle difficoltà materiali, tanto più esse si disinteressavano della persona e tendevano a fare di tutt’erba un fascio.

Per quanto riguarda la mia specifica esperienza di Torino, beh, posso dire che mi ha colpito fin da subito la grandezza della città, ma soprattutto la sua anima composita. Ci sono zone di Torino che impressionano per quanto esse rappresentino in modo addirittura urlato uno specchio completo dei problemi storici, economici, sociali e politici del mondo contemporaneo. Zone di tensione, di tristezza, di paura, di rabbia. Poi però ci sono anche zone di una bellezza e di un’eleganza veramente reali, degne di quel rango di capitale che Torino ha avuto in un passato non così lontano in termini assoluti, ma ormai lontanissimo in termini di civiltà. A Imperia queste lacerazioni si avvertivano meno.

 

Hai partecipato ai vari concorsi di Miss, vincendo già alcune fasce; a quale ti senti più legata?

E’ stata una grande soddisfazione, ma soprattutto una bella esperienza, vincere la fascia di Miss Cinema e Spettacolo a Saint Vincent lo scorso mese di agosto. Peraltro non ti nascondo che sono anche indubbiamente e particolarmente legata alla mia prima fascia conquistata, quella di Miss New Look Tomorrow, vinta al concorso tenutosi presso il locale Rolling Stones di Torino lo scorso 29 giugno, perché quella per me fu veramente una sorpresa… Nel senso, cioè, che io fin lì non mi ero assolutamente mai vista né considerata bella… Partecipai a quel concorso per via dell’invito che avevo ricevuto da un mio amico e per l’opera di convincimento portata tenacemente avanti da mia mamma, che voleva farmi capire che, con tutti i miei discorsi sulle diete, diete, diete, stavo prendendo una brutta strada. Voleva che io capissi che la realtà non era quella che vedevo io, ovvero che dovevo imparare a vedermi con gli occhi con cui mi vedevano gli altri, o magari, comunque, con degli occhi capaci di vedere le cose in modo più obiettivo. Forse il risultato non è stato centrato del tutto, ma certamente la mia autostima un po’ è cresciuta…

So che il tuo cuore batte per il Toro: perché?

Il mio papà adottivo è un tifoso granata da sempre, figlio a sua volta di un tifoso del Toro. All’inizio della mia vita in Italia il mio papi non faceva mai parola del suo tifo granata, ma, come ti ho detto prima, all’inizio della mia vita in Italia io e la mia famiglia abitavamo ad Imperia. Poi un giorno – nel frattempo ci eravamo già trasferiti tutti quanti a Torino – papi se ne esce fuori con la proposta di andare allo stadio. Cos’è ‘sta novità? – ci chiedemmo e gli chiedemmo… Beh, allora lui ci spiegò che il Toro, la sua squadra, la squadra che voleva portarci a vedere, stava per affrontare una partita importante, uno spareggio per tornare in Serie A… Io lì per lì non capii nulla, non sapevo neppure cosa fosse la Serie A… però accettai di andare allo stadio insieme a tutta la famiglia. Ecco, quando vidi lo stadio pulsante di vita, di passione; quando sentii l’urlo del Popolo Granata; quando vidi la squadra del Toro giocare, faticare, dannarsi per acciuffare un risultato che alla fine non venne; ecco, allora capii… Capii cos’era il tifo, capii cos’era il Toro, e a quel punto posso dire che ero già una tifosa del Toro. Magari non avevo ancora capito tutte le regole del gioco, e figuriamoci cosa potevo aver capito della tattica… Ma avevo capito che il Toro non sarebbe mai più uscito dal mio cuore.

il Derby: come lo vivi?

Con tanta ANSIA!!! Per me il Derby è davvero “La Partita”… E’ un evento con una portata agonistica senza pari. Io sono una tifosa viscerale, e la Juve proprio non la digerisco. E’ una squadra che fa della forza economica la sua bandiera. E’ irritante rendersi conto che tutto e tutti si piegano regolarmente davanti al potere del denaro… Ebbene, io vado a vedere il Derby cosciente che il Toro sarà sempre Davide e la Juve sempre Golia; ma proprio perché c’è il precedente di Davide che vince contro Golia, io penso che l’intelligenza, l’astuzia, la grinta, la tenacia e la capacità di non darsi mai per vinti possano far premio sul denaro… E’ già successo. E succederà ancora! Se scende in campo il “Cuore Toro”, nulla è impossibile.

Sei il volto di Orgoglio Granata: come Nasce questa tua esperienza con la TV?

Avevo questo desiderio ancora prima di entrare nel mondo dello stile e della bellezza. Un giorno faccio una battuta su questo mio desiderio, qualcuno la sente e, come si suol dire, da cosa nasce cosa… Alla fine un giorno mi hanno portato a GRP per vedere come me la cavavo davanti a una telecamera…

Ti senti più modella, fotomodella o presentatrice?

Vince la classifica la presentatrice. Segue la fotomodella e poi la modella. Perché? Beh, perché presentare mi piace, perché mette in gioco capacità diverse dagli altri due ruoli, perché crea più prossimità sia con l’ospite che con il pubblico, perché stimola maggiormente da un punto di vista culturale.

Come vedi i tuoi coetanei, sempre connessi, sempre col telefonino in mano, tecnologicamente avanzati, già a sette-otto anni, per la verità?

Oggi essere connessi è una condizione indispensabile per non essere emarginati. Penso che nessun mio coetaneo si sia mai posto il problema se sia o meno opportuno impiegare tanto tempo in simbiosi con lo smartphone. Nessuno si chiede cosa potrebbe fare impiegando quel tempo in modo alternativo. Quindi è un problema-non-problema, è un problema non sentito da nessuno se non da chi ha vissuto in un’altra epoca in cui non si viveva connessi. Nessuno saprebbe neppure quantificare il tempo che dedica allo stare connessi, perché quel tempo non è sganciato dal fare altre cose: oggi si vive multitasking. Per questo nessuno saprebbe come impiegare quel tempo alternativamente, perché neppure sa quanto è quel tempo. Magari il tempo che io stessa impiego con lo smartphone in mano è di tre o quattro ore al giorno, ma veramente non lo so, perché intanto, nello stesso tempo, faccio anche altro. Può essere un bene, può essere un male. Non posso e non voglio essere io a deciderlo: io posso solo dire che noi ragazzi non abbiamo alternative. Chi non lo fa è fuori. E se nel vivere multitasking si perde per strada la qualità – perché è ovvio che non si può fare bene una cosa se nello stesso tempo se ne fanno anche altre dieci – chi se ne frega, tanto vorrà dire che a fare male le cose saremo tutti, non solo io o uno dei miei coetanei. Questo è un problema di civiltà, una situazione non modificabile. Quindi il non accettare di vivere connessi deve essere una scelta valutata molto attentamente. Deve essere una scelta fatta da chi è molto maturo e sa di potersela permettere. Non certo da noi ragazzi, che la strada della vita l’abbiamo appena incominciata a percorrere.

Ti piace viaggiare? Ultima città visitata e perché?

Altroché!! Sono stata a Vicenza proprio ieri e l’altrieri. Amo viaggiare, mi piace vedere cose belle e scoprire cose nuove.

Se non a Torino, dove vorresti vivere?

Guarda, rispondere a questa domanda sembrerebbe facile e invece non lo è affatto… Perché in ogni luogo dove sono stata ho colto qualcosa di originale e di interessante che rendeva quel luogo desiderabile. Poco fa ti ho citato Vicenza, ma potrei tornare a parlarti di Imperia o di altri luoghi bellissimi che ho visitato in Italia. Ma sono anche stata un paio di settimane a Miami, e non ti nascondo che per me è stata un’esperienza fantastica. E non mi dispiacerebbe affatto sperimentare la vita in un contesto così diverso e stimolante. Ma la mia permanenza in luoghi diversi da Torino e Imperia è sempre stata molto limitata nel tempo: qualche giorno o tutt’al più un paio di settimane. Quindi, fatta eccezione per Torino e Imperia, non sono sicura di avere davvero “vissuto” i luoghi nei quali sono stata. L’esperienza potrebbe essere stata troppo limitata per consentirmi di sviluppare un’impressione non superficiale. Quindi preferisco risponderti eludendo la domanda: mi piacerebbe vivere qualche periodo, magari abbastanza lungo questa volta, nelle città più importanti per la civiltà cui mi sento di appartenere: New York, Parigi, Londra, e magari mettiamoci anche Roma…

Che legame hai con la tua terra?

Scusa la brutalità, ma la mia terra è il mondo! Io sono nata in Romania, ho delle radici di umanità che affondano in quella terra e che porterò con me per tutta la vita, ma giorno per giorno, in ogni località ove sono stata e da tutte le persone che ho conosciuto e conoscerò ho raccolto e raccoglierò esperienze umane che sono andate e andranno ad aggiungersi a quelle ancestrali di tanti anni fa. Forse i miei figli nasceranno negli USA o in Russia o magari in Cina o in Brasile… Oggi legarsi ad una terra, intesa come regionalità, significa mettersi una palla al piede con le proprie mani. Oggi la famiglia intesa come staffetta stanziale fra genitori e figli col passaggio di interessi e competenze, o intesa anche come luogo di affetti troppo vincolanti, è morta. Questa civiltà l’ha uccisa e non posso certo essere io a farla resuscitare.

Come vedi il problema degli immigrati, un problema davvero drammatico, e come penseresti di poterlo risolvere?

Il problema degli immigrati è una naturale conseguenza della povertà esistente in determinate regioni del mondo. Negli ultimi secoli dell’Impero Romano d’Occidente accadeva la stessa cosa, e noi oggi, a distanza di tanti secoli, chiamiamo quegli eventi “invasioni barbariche”. La differenza sta nelle cause. Millecinquecento anni fa le cause della povertà oltre i confini dell’Impero Romano erano cause naturali; oggi le cause delle nuove invasioni barbariche sono imputabili all’uomo. Chiediamoci perché tutto questo si verifica oggi dopo la fine della Guerra Fredda; chiediamoci cosa è stata la Guerra Fredda… Chiediamoci perché né il mercato né l’economia pianificata hanno risolto il problema delle regioni ricche di materie prime e povere di reddito, chiediamoci se qualcuno nel mondo di quelli che contano sa ancora cosa vuole dire redistribuzione del reddito… Le soluzioni a questo problema sono di due tipi: una politica – vera – e una civile – finta. Quella politica passa attraverso le risposte alle domande che ho posto prima, e se arrivasse – ma non arriverà perché va contro gli interessi del potere economico del capitale – porterebbe frutti di equilibrio a lungo termine; quella civile invece – rappresentata da quell’accoglienza, cui fa la pubblicità Papa Francesco – è uno sciroppo per la tosse.

Stai ancora studiando: che cosa e perché?

Frequento il liceo con indirizzo economico/sociale. Penso che l’economia e il diritto siano le chiavi per capire e affrontare il mondo, per cui cerco di procedere lungo quella strada.

Quando non ci sarà più il mondo delle sfilate, cosa farai?

A prescindere da come andrà la mia esperienza nel mondo dello spettacolo, io voglio portare a termine il mio corso di studi per conseguire una laurea in giurisprudenza. Nel caso che non trovassi la mia strada nel mondo dello spettacolo, mi interesserebbe la carriera di magistrato.

Ti piace leggere? Il tuo ultimo libro letto e perché.

Se il tempo me lo permette si e leggo volentieri libri che mi appassionano in special modo. Purtroppo il tempo manca sempre, e di conseguenza l’ultimo libro letto risale a quest’estate ed erano letture scolastiche

Teatro o cinema? L’ultima volta che ci sei andata e cosa hai visto.

Bellissimi entrambi ma dico cinema per… statistica. A teatro sono andata due volte nella mia vita. Troppo poco per poterne parlare. Al cinema invece vado volentieri, ovviamente quando ho il tempo e la giusta compagnia. Ultimamente ho visto delle commedie.

Rinascessi animale, cosa saresti e perché?

Domanda curiosa devo dire!

A istinto ti direi una scimmietta, perché mi piacciono molto!

E se fossi fiore?

Hmmm sicuramente la rosa mi piace molto, ma per il significato che probabilmente la margherita (anche se te ne dovrei associare uno diverso per ogni mia caratteristica)

Sei una ragazza giovanissima, ti piace uscire, andare a ballare? Che musica ascolti? Che musica balli? Autore e cantante preferito.

Assolutamente si! Sono pur sempre una ragazza di 18 anni, quindi è normale che mi piaccia uscire e andare a ballare.

Non ho un genere preferito di musica, dipende dalle situazioni e spesso anche dall’umore, quindi vario dal pop, al raggeton,al rap piuttosto che al dance.

Quando esco ballo soprattutto dance e raggeton, però pratico anche danza: classica e moderna.

In tv: il tuo mito?

Secondo me i miti non si trovano in tv, ma nella vita comune.

Comuque seguo e mi piace molto Maria De Filippi.

E il tuo programma preferito?

Sembra un po’ un controsenso detto da me che voglio proprio lavorare nel mondo dello spettacolo, però negli ultimi anni ho smesso di seguire abbastanza la tv…Sicuramente è dovuta alla mancanza di tempo in primis, in quanto ho deciso di dedicarmi ad altro, e penso anche che sia un po’ carente la quantità di cose interessanti trasmesse..

Un sogno nel cassetto?

Bella domanda…! Potrà sembrare banale ma il mio sogno è la serenità. Mi piacerebbe avercela sotto tutti i punti di vista. E di conseguenza vorrei anche la felicità della mia famiglia…Dopodichè il mio sogno è ralizzarmi, e per questo sicuramente ce la metterò tutta affinchè si avveri!!!

Ti senti rumena, italiana, europea o cittadina del mondo?

Tutte e tre le cose. Non posso dimenticare le mie radici, ma sto costruendo la mia vita in contesti diversi. In Italia vivo con la mia attuale famiglia, ma non è detto che la vita non mi chiederà di sperimentare realtà oggi inimmaginabili. Oggi il mondo è piccolo…

Emilia e l’amore: sei fidanzata? Il tuo uomo ideale?

Tocchi un tasto dolente purtroppo…Sono sempre stata sfortunata in amore. Anche per colpa mia magari, perché non riuscivo a prendermi di ragazzi che ci tenevano veramente a me. Mi sono sempre affezionata,invece, alle persone sbagliate… Però purtroppo al cuor non si comanda ed un sentimento non lo si può né imporre né controllare.

Ho 18 anni e una vita davanti, però, non mi dispiacerebbe vivermi una vera storia.

Staremo a vedere quel che succederà. Io ormai ho perso le speranze (ride)

Avessi la bacchetta magica… Farei…

Avessi la bachetta magica sicuramente farei in modo di realizzare i sogni nel cassetto esposti prima!

E una vacanza alle Maldive, per staccare un po’ da tutto, in questo momento non guasterebbe di certo! (ride)

I giovani e la politica: come giudichi i nostri politici?

La politica intesa come palcoscenico dello scontro istituzionale fra le forze espresse dal voto dei cittadini è un mondo nel quale le montagne partoriscono topolini, nel quale gli accordi hanno sempre secondi fini non dichiarati e nel quale i cosiddetti leader prima sbandierano certi valori e poi realizzano atti che vanno in senso diametralmente opposto. Ci sono Paesi – vedi l’Olanda – in cui il governo è stato assente, di fatto e di diritto, per anni; eppure le cose sono comunque andate avanti tranquillamente. Questo significa che a regolare le cose oggi non è la politica, che ha abdicato al proprio compito di guidare i mercati, ma sono i mercati stessi, che dispongono di quel contesto di libertà cui aspiravano ritornare da quando il sindacalismo aveva messo un freno alla situazione che descriveva Victor Hugo nei suoi “Miserabili”. Il 25% degli italiani – una persona su quattro – deve fare i conti con problemi di povertà economica. Eppure i politici italiani si accapigliano con personalismi vari e assortiti. In parte ciò si deve alla rinuncia a certe facoltà che abbiamo fatto a favore dell’Europa; e quindi non possiamo più decidere se vogliamo o non vogliamo certi obiettivi: ce li impone l’Europa, e ai nostri politici spetta solo il compito di fare bene i compiti… In parte ciò consegue all’impossibilità di andare a ledere gli interessi dei poteri economici costituiti, che hanno la facoltà di ricattare i politici paventando loro di spostare le loro aziende e i loro capitali all’estero. Come se non lo facessero già comunque, a prescindere… Fatto sta che è un circolo vizioso, che rischia di produrre cose molto brutte. Per il momento l’assenza di forti ideologie aggreganti impedisce il crescere di aneliti rivoluzionari; tuttavia quando il troppo stroppia, il rischio di disordini cresce drammaticamente. Sinceramente non vedo cosa possa cambiare se al posto di Renzi andasse il signor Rossi o il Messi della politica: quello che non va è a monte, in Europa.

Fossi tu Presidente del Consiglio: i tuoi primi tre provvedimenti.

Studierei una riforma fiscale pazzesca, toglierei ogni imposizione fiscale in capo alle società e trasferirei tutti gli utili delle società in capo alle persone fisiche dei soci: a pagare le imposte sarebbero i veri capitalisti, che così la smetterebbero di spezzettare le loro aziende in mille società per pagare meno; inoltre con lo stesso criterio cumulerei in capo alle stesse persone fisiche anche i guadagni da esse fatti all’estero. Così l’aliquota massima dell’imposta sui redditi avrebbe una base imponibile molto, ma molto, ma molto più ampia di adesso; poi si potrebbe ridurre questa aliquota e si potrebbero ridurre anche le aliquote precedenti, ma il principio è che a pagare devono essere quelli che guadagnano veramente e che oggi nascondono i loro guadagni, non i poveri che tirano la carretta. Basta, non farei altro; il resto sono cosucce. Comunque so benissimo che l’Europa me lo impedirebbe a qualunque costo, anche a costo di sganciare una bomba atomica sopra casa mia… Quindi la mia è solo un’utopia, o magari una provocazione…