Intervista a Davide Scovazzo: il suo cinema, la sua poesia e…

Incontro Davide Scovazzo alle 16.00 in un bar incastonato nel Palazzo Ducale di Genova, attiguo alla Stanza della Poesia, realtà voluta dal geniale prime-mover e mecenate Claudio Pozzani che ha scritto la prefazione e esattamente una settimana fa ha introdotto la lettura dei brani da “SPAZZATURA, ROSSETTO E UN PO’ DI DIO QUA E LA’” , la raccolta di poesie di Scovazzo, che ha piacevolmente messo a ferro e fuoco la Stanza, scuotendola senza provocazioni gratuite ma con del materiale effettivamente di buona qualità e, una volta tanto, davvero un po’ “nuovo”.

Entra in leggero ritardo e si profonde in scuse, è gentilissimo ed educato e oscilla in un mix di  sfacciataggine istrionica un po’ recitata (ma solo in parte: è davvero così, non ci fa)  e assoluta, abissale timidezza. Mi ha recato in dono una copia DVD di RIGOROSAMENTE DISSANGUATI DA VIVI, il suo episodio per il monumentale film corale SANGUE MISTO da lui curato, che lui, con un sorriso che nasconde un filo di stanchezza per il continuo procrastinare della conclusione e l’ insorgere di continue difficoltà ma anche una incrollabile fede quasi fanatica che non distoglie gli occhi dall’obiettivo da anni e non ha alcuna intenzione di farlo, definisce “Il Chinese Democracy dell’ Horror Italiano”, riferendosi al leggendario disco dei Guns’n’Roses che ha fatto aspettare decenni le legioni di fans che l’aspettavano prima di essere dato loro in pasto.

Ha la febbre, ha gli occhi pesti, trema un po’ e tossisce in continuazione. Ha una maglietta nera con Gloria Swanson che indossa con nonchalance, ordina un caffè shakerato. Non è ancora ora della sua leggendaria, amata Doppio Malto Belga d’ Abbazia. Sorride spessissimo. Gli mostro alcune mie foto, di quando ero ragazzina sul set di Ginger e Fred di Fellini, è particolarmente interessato a una mia foto insieme a Pasquale Festa Campanile (“E’ uno dei più grandi di sempre, cazzo, uno che gira “Il Merlo Maschio” e “Autostop Rosso Sangue” nella stessa vita, senza contare il resto, e oggi non se lo caga più nessuno, è pazzesco! Lo adoro! Grandioso! Com’era? Che tipo era? Cos’hai fatto con lui?”…) .

Praticamente inizia lui intervistando me (!!!)

Scusa cara, ma, se mi dai il permesso, la prima domanda vorrei fartela io: cosa gliene frega a un sito come Mondospettacolo, ovvero il regno di Alessandro Cunsolo , ergo nettamente orientato, perdonami il termine non appropriato a una Signora, verso la f**a, dei miei film e delle mie poesie?

Beh, a Cunsolo piace moltissimo il Cinema…

Lo so, l’ho conosciuto al FantaFestival di Roma, in occasione della proiezione del nostro SANGUE MISTO, nella sua incarnazione ancora larvale, e….

….e soprattutto gli piaccio io, quindi fa quello che voglio. (rido)

Ah, cuminsemmu bén. Maledetta ginarchia.

Davide Scovazzo Con Claudio Pozzani, Carlo Di Francescantonio,Alessandro Cunsolo, Massimo Santimone, Erika Verduci, Barbara Garassino, Corinna Ivaldi, Enrico Luly, Cristiano Baricelli, Piero Cademartori e Silvia Tessitore presso Stanza Della Poesia.

Comunque alla fine siete riusciti a rivedervi, la settimana scorsa, in occasione della lettura…

Sì, è stato bellissimo: Cunsolo è un amico e un uomo molto dolce, però devi visualizzare la scena: la Stanza è una risorsa della Madonna ma Genova è una città anziana, un po’ stagnante e un po’ poco ricettiva, il target è piuttosto “agé” e “calmo”, già ci siamo noi con alcune poesie abbastanza “spinte” (mentre leggevo “I Fari Della Centrale Termica”, bonaria presa per i fondelli dell’opera di Vasco Brondi, mi sono trovato a urlare – perché andava recitata urlando –  “Che cosa racconteremo ai nostri Aborti / Di questi Cazzo di Anni Dieci nati morti????” davanti a una signora che avrà avuto 85 anni e mi guardava con due occhioni spiritati, io ero lì che dovevo andare avanti ma nel mentre mi chiedevo “ e mò che je dico a questa?” (chissà perché mi è venuto in romano?)), fatto sta che in questa tranquilla stasi, a un cento punto, entra quest’uomo dal fare baldanzoso e superbeccio (adoro letteralmente quando vi chiama “le mie donne”) vestito praticamente da cowboy, circondato da ‘sta bionda scintillante e sensazionale [intende me, ndr] e da questa mora mega-esplosiva e truccatissima con queste due tette che sembrano stare per scoppiarle gioiosamente nel corpetto di latex da un momento all’altro [Erika Verduci, ndr], è stato divertentissimo, siete stati come una strisciata di evidenziatore fuxia su un dipinto a olio. Grazie, mi avete fatto sentire di nuovo giovane.

Davide, quando e come è cominciato il tuo percorso letterario e di cineasta?

Letterario mai, nel senso che chiunque di noi ha le sue poesie nel cassetto (la prima l’ho scritta a 8 anni, l’ultima poco prima di andare in stampa). Io mi sono semplicemente chiesto “perché tenerle nel cassetto?”; leggendole in antichissime letture alla Stanza e in altre occasioni, e chiedendo un parere ad amici e amiche (da lì è nato il titolo: volevo chiamarlo “Glam”, per il macrocosmo che questo termine indica, ma sembrava una linea di lucidalabbra, poi volevo chiamarlo “Cassonetto” ma temevo le critiche, sai:”E’ lì che dovrebbero finire libri come questo” ecc, poi un giorno un’amica mi chiese “ma di cosa parlano le tue poesie?” ed eccolo lì il titolo, bello squadernato semplice e diretto) ho notato che molto materiale da buttare non era e allora ho deciso di non lasciarlo lettera morta. E in questi momenti della vita passassero tra l’uno e l’altro settimane oppure decenni, rispunta l’amico Carlo Di Francescantonio, un fratello, una delle persone che più care ho al mondo, insieme abbiamo rispolverato e “ridato linfa” con operazione di taglia e cuci, revisione e correzione (e potatura) al materiale che poi insieme abbiamo portato al suo editore Piero Cademartori che per la collana “ZONA Contemporanea” aveva pubblicato il suo “Memorabilia”, ed eccoci qua……..in realtà ho un romanzo da rispolverare, [SPOILER ALERT] la storia di un vecchio Paninaro che si ritrova catapultato nell’epoca odierna, in un mondo stanco, esasperato e pericolosissimo che non conosce fatto di Latin Kings, Otaku, Binge Drinking, siti Pro-Ana, App da scaricare, e, con le “armi” antichissime a sua disposizione che gli derivano da un vecchio mondo “analogico”, più ingenuo ma più vero, preapocalittico, che non è più, si troverà a fare da mentore a un ragazzino confuso solitario e cyberbullizzato che si mette nei guai con una pandilla di MS-13, ti lascio immagnare….. è tutto depositato in SIAE, devo solo togliergli un po’ di ragnatele e trovare il giusto Editore… quindi, come vedi, non di solo Horror sono fatto, genere che anzi, da spettatore, mi ha definitivamente stufato (ma, per fortuna, a tanta altra gente no, anzi, in rete, sui giornali, parlandone in giro, sento che c’è una grande rinascita della “voglia di Horror” che si riscontra sempre nei periodi di grande crisi storica, economica, ideologica, bellica, come gli anni ’30, i ’70, il post-9/11, e oggi, con la Crisi, il conflitto tra “mondi” e l’Apocalisse imminente…..e poi c’è tanta gente – ancora!!! mi sembra così strano…ma così è- digiuna del genere che adesso vuole “riportarsi in pari con i compiti a casa”, e prometto che SANGUE MISTO sfamerà con qualcosa di VERAMENTE nuovo queste boccucce affamate).

Nel “Cinema” (se vogliamo chiamarlo tale, ché la questione è spinosa e quanto…), le origini si perdono nella notte dei tempi. C’è chi dice “tutto cominciò quando mi comprarono la prima telecamera” (io, faccio coming out, sono nulla più di un operatore amatoriale, mi diletto, ma solo per piacere, di fotografia, e detesto l’informatica quanto lei detesta me. Sono un regista all’antica: la direzione è mia, le inquadrature e i ciak sono miei [sennò cosa ci sto a fare?], ma concepisco il film come l’album di un gruppo, del quale io sono cantante e scrittore dei testi, poi c’è il chitarrista (il DoP) e la sezione ritmica (montaggio/post), non come una one-man band….) invece io potrei dirti “tutto cominciò quando all’università, nel 2001, conobbi Enrico Luly”. Ma questa è una storia davvero troppo lunga……

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e culturali che ti hanno influenzato nel corso del tempo?

Eh, parlavamo di storie lunghe…ma tutto, tutti…ovviamente il mio Mito, quelli che per i Cristiani è Cristo (non propriamente Dio), la mia guida, il mio nume tutelare, è Salvador Dalì (notare bene, i suoi rapporti con il Cinema, arte che richiede troppa disciplina, pragmaticità e un tipo diverso di fatica per un uomo come lui, sono sempre stati rari, arzigogolati, controversi e spesso finiti in un nulla di fatto, e io non mi sono mai dilettato di pittura né intendo farlo, ma questo non ha assolutamente alcuna rilevanza) sono cresciuto con l’horror da piccino (ricordo quando avevo la febbre e stavo a casa da scuola, in inverno, e alla mattina prestissimo guardavo Shining in VHS, o quando i miei genitori mi riportavano a casa dai bagni qui a Genova e passavamo a prendere la pizza al taglio e poi guardavo Venerdì Con Zio Tibia, e mia mamma mi diceva di guardare solo il film in prima serata – ovviamente, barbablù insegna, aspettavo che andassero a letto e mi sparavo anche quello in seconda serata, che poi magari era Venerdì 13 Capitolo Finale eh, tì pœ’ capì,  non A Serbian Film o Begotten, per capirci…..che delizia, però), poi venne l’epoca dell’Università e di tutte le scuffie surrealistoidi e pseudointellettuali che ne conseguono, forche caudine attraverso cui passiamo tutti, Carmelo Bene, Bunuel, il cinema della Factory di Warhol, io amavo molto Ciprì e Maresco, più di tutti Arrabal, Jodorowsky, e qualsiasi incomprensibile regista mai cagato da anima viva purché il suo cognome finisse in “-owsky” o “-awsky”, fermo restando che io, essendo profondamente radicato a Genova (città che, pochi lo sanno, è gemellata con Baltimora) ho sempre avuto una sorta di fanatismo nei confronti di John Waters….poi la Commedia Italiana, Monicelli /Risi ma anche tutti gli altri, Scola, Nanni Loy, Corbucci, poi la riscoperta dell’horror (allora) dimenticato (oggi quasi inflazionato), Fulci (ho sempre adorato lui e detestato Argento), Deodato, Bava, Lenzi, l’ Avati “gotico padano” e tutta la compagnia, insomma ho avuto sempre e solo una pletora di “cattivi maestri”, anche se oggi come oggi preferisco vedermi un bel film di Paolo Genovese o Massimiliano Bruno con Edoardo Leo e Giallini che il solito tentativo di rifare  l’horror con la casa in penombra, la bamboletta spettrale e il fantasma formaggino coi capelli lunghi che esce dalla TV….

Come nasce una tua opera? Da dove trai l’ispirazione?

Non ne ho la minima idea. Innanzitutto niente giovane (non sono più giovane, grazie a dio) Werther,  mari in tempesta, tramonti, e niente (mi perdoni il maestro) Dalì che (voleva far vedere, sempre a favor di camera, che) dipingeva collegato a un sistema di carrucole completamente ricoperto di stelle marine impomatandosi i baffi con olio di acciughe per attirare le mosche. Naah, sono un tranquillissimo cristo che semplicemente osserva, legge, vede, gusta, siamo quello che mangiamo, che so, il mio DURANTE LA MORTE nasce da una frase di Niccolò Ammaniti (come un lungo può nascere da un romanzo, un corto può nascere da una semplice frase, che è quella che chiude il film) che ho letto mentre ero seduto sul gabinetto , l’ispirazione può nascere da un fatto di cronaca (Gabriele De Filippi è il Buffalo Bill 2.0 !!! Perché non se n’è accorto nessuno?), dal risotto al nero di seppia che fa mia madre, da semplici riflessioni (tempo fa mi ero invaghito di una sensazionale e poderosa ragazza in sedia a rotelle, e mi sono domandato: come farebbe un feticista del piede femminile se si innamorasse di una ragazza senza gambe? L’amore travalicherebbe questa barriera? Se sì, però, porterebbe con sé conseguenze? Da qui nasce un thriller erotico che sto scrivendo, ma non ho idea di quando vedrà la luce, molto probabilmente mai…)

A proposito, ti chiedo una cosa personale che esula un attimo dalla piega che sta prendendo il discorso: da certe tue allusioni, e da certe inquadrature dei tuoi film, ho intuito che tu sia un amante del piede femminile, dico bene o sbaglio?

Assolutamente, da molti anni prima che sapessi chi fosse il noiosissimo Quentin Tarantino (del quale mi piace solo Kill Bill). La parola “feticista” fa schifo, proprio foneticamente, sa di una malattia appiccicaticcia e contagiosa che rende gli uomini viscidi e zozzi, bisognerebbe cambiarla. Sono sanissimo, normalissimo e felicissimo! E amo tutto il corpo della donna, tutta la persona che sta sopra quei due piedi, nel senso più ampio, e i suoi chiaroscuri, olfattivi, ritmici, atmosferici…Se è per quello Waters, Bunuel, ma anche Arturo Ripstein, Bigas Luna (che ho sempre preferito a Almodovar)  sono arrivati secoli prima di QT, ci sono ammiccamenti alla “nostra” estetica dove meno te lo aspetteresti (il Munchhausen di Terry Gilliam, La Guerra dei Roses….), è la cosa più serena del mondo: semplicemente, quando, cucciolo, “scoprivo me stesso” grazie al catalogo Postalmarket di mia madre (perché io sono un Titano di quella generazione lì, quando la vita reale esisteva ancora, ci si telefonava a casa per darsi appuntamento, si cercavano i film in VHS in vecchi archivi polverosi – mai guardato un porno, MAI –  e i sogni te li sudavi, altro che YouPorn…), notavo che indugiavo più volentieri sul capitolo “calze – collant” che su quello “reggiseni” …poi ho scoperto Franco Saudelli, ho conosciuto (anche di persona, eravamo amici poi ci siamo persi) Giovanna Casotto, coloro che hanno sdoganato una certa estetica in Italia, ho iniziato ad ascoltare i Cramps, e ho capito di non essere l’unico alieno su questa terra anzi……è materiale ancora troppo fiacco per Mondospettacolo? Devo andarci più pesante? Però non so se ce la faccio, come per il thriller a cui accennavo: non ho problemi a far macellare una ragazza rigorosamente da viva, ma sono troppo pudìco per girare scene di sesso, potrei essere per i piedi ciò che Brass è per il culo e Russ Meyer per il seno, ma in realtà non è ciò a cui aspiro…semplicemente nei miei film inserisco dettagli per strizzare l’occhio ai “fratelli” in sala.

Tornando al libro: alla fine della sua stesura ti sei sentito come “Rocky Bilbao” (rido) alla quindicesima ripresa?

Ah ah! Come CHI ??? Ti ho mica un po’ confusa con la storia di Bigas Luna eccetera? Ah ah ah ah, la saga di Rocky non me la si tocca eh, horror, surrealismo e musse quanto vuoi, ma Rocky BALBOA (che poi non credo neanche che esista come cognome italiano, in effetti è la moneta di Panama ma vabbé…) è sacro! Non si gioca con i sentimenti, eh! Comunque no, il libro si è scritto da solo. É dopo la gestazione di un film che mi sento svuotato, e, lo ammetto, non ho mai affrontato la lavorazione di un lungo, quindi sono sempre all’interno di tempi più compressi e meno dilatati, ma più blitzkrieg e meno “di trincea”, ci vuole il fisico, posso dire di aver fatto il centometrista ma di non essermi ancora misurato con la maratona, non è uno sforzo solo emotivo…lì sì avvengono trasformazioni fisiche e di configurazione psichica che fanno uscire il sangue dal naso, scrivere è stare ingobbito davanti a un pc… questo indipendentemente dalla validità del risultato, chiaramente.

Ma, dimmi un po’: tutto ‘sto Dio, qua e là, tu che ti proclami così fermamente ateo?

Lo ricerco continuamente. Chiamalo paradosso, se vuoi. Vengo da una famiglia Socialista con un padre ateo di ferro e una madre cristiana pentita, non mi hanno mai insegnato a odiare Dio, anzi, si è sempre respirata un’aria di serenità, ma di certo l’unico motivo per cui mi hanno fatto fare la Comunione (infatti non ho fatto la Cresima) era per farmi sentire “come tutti gli altri bambini”. Dio è l’amico immaginario che l’uomo si crea, il suo “dietto” da mettere sul comò, perché ha troppa paura di guardare in faccia il fatto che siamo soli in un universo buio e non c’è nessuno ad aspettarci “alla fine” per vedere se abbiamo fatto i bravi o no, ergo la vita non ha nessun senso e nessuna direzione. L’uomo non può concepire il Nulla e non può concepire l’ Infinito, allora si è inventato Dio creandolo a sua immagine e somiglianza, e non viceversa, ma se Dio esiste è null’altro che una cellula che conosce l’autocreazione, che a noi sembra un paradosso, ma non ha niente a che vedere con Sacre Scritture ecc. Per esempio, più cerco di capire Dio (già impresa impossibile) più mi allontano dalla Chiesa (mostruosa medievale associazione a delinquere che pure, facendo della realpolitik, mai quanto adesso serve a tenere compatta l’identità del mondo occidentale, ma quando sento delle orge marce che certi preti si permettono di perpetrare ‘tanto hanno il c**o parato dall’immunità [perché se io violento un bambino mi mandano giustamente a farmi macellare dai carcerati in galera mentre se lo fa un prete al massimo lo mandano in ritiro spirituale a ritrovare la fede in qualche porziuncola? Sarò qualunquista, ma….] o che i soldi destinati a un ospedale per l’infanzia sono stati usati per ridipingere gli stipiti delle finestre del Cardinal Pinco Palla non posso che pensare a Rorschach di Watchmen: “se Dio esiste, ha visto tutto questo, e non gli importava”). Assolutamente NON credo in Gesù. Secondo me è stato un “condividuo” inventato dagli Apostoli per fondarne il culto e esercitare il loro potere sul mondo. Gesù era il Luther Blissett del suo tempo.

Francesco Nuti in una scena di Caruso Pascoski

Cambiando discorso, un regista o artista che stimi particolarmente?

Ce ne sono milioni. Ma, su due piedi, mi viene da citare Francesco Nuti.

Sai che io l’ho conosciuto di persona?

[Davide quasi trasale] Nooo, ti prego! Davvero? Raccontami assolutamente tutto!

Guarda, ho lavorato con lui al tempo di “Stregati”, l’ho trovato davvero presuntuoso.

Quello lo immagino. Deve avere (ne parlo al presente, caparbiamente) un carattere impossibile. Però, prendi Stregati stesso: è uno dei suoi film meno riusciti (di cappelle ne ha prese tante eh), eppure nessuno ha mai saputo raccontare una certa notte di Genova, né prima né dopo, come lui, oltretutto toscanissimo. Ah, no, in effetti forse io, eh eh. Ma non con quel romanticismo (aspetto che, se mai girerò qualcos’altro, voglio esplorare: non esistono sempre solo assassini psycho, zombi e budella). Poi prendi un “Donne Con Le Gonne” qualsiasi, toh, “Caruso Pascoski”: a differenza del suo coevo Troisi, erano (qui parlo al passato, perché non credo sarà più in grado di girare o interpretare alcunché purtroppo) entrambi due enormi attori “tragicoMici”, ma Troisi (“Amore/Calesse”…), duole dirlo, come regista non valeva niente, Nuti aveva  una mano mostruosa, e questo in pochi l’hanno capito. Trovate uniche che univano in uno stile molto suo, “firmato”, tragedia, comico, sentimentale e surreale, irripetibile. Gli hanno dato dell’alcolizzato e del violento con le donne. Non lo conosco di persona (beata te, malgrado l’infelice incontro), ma voglio dire, anche quasi tutte le rockstar che tanto tutti idolatriamo lo sono, leggevo che Axl Rose prendeva a bottigliate di whisky in faccia le sue groupies, Tommy Lee ungeva di botte Pamela Anderson, voglio dire, perché il da me adorato Mickey Rourke, che ne ha combinate più di Carlo in Francia, ha subìto – giustamente perché è uno dei più grandi attori del suo tempo – questo ripescaggio storico e Nuti invece rimane “il cattivo” da deplorare? Adoro anche il suo primo periodo con i Giancattivi, Benvenuti, poi Ponzi. Quel “nonsense lunare” mi ha ispirato moltissimo per i miei primi, acerbissimi lavori, PINK FILM eccetera…per il seguito, PINK FOREVER, come omaggio ho anche contattato Novello Novelli (poco meno che l’ Eduardo De Filippo toscano, ma nessuno pare essersene accorto), lo volevo per un ruolo, ma poi la cosa non è andata in porto…capita.

Artisti, galleristi, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea nel nostro paese?

Non ne ho la minima idea. Extra-Cinema, per quanto riguarda me, le cose, semplicemente, “accadono”. Nel Cinema, tutti sono amici, tutti ti fanno mille sorrisi, tutti dicono di non avere una lira e fingono di piangere miseria poi misteriosamente “esce il loro lungometraggio”. Appena chiedi loro come hanno fatto e dove hanno trovato produzione e distribuzione tutti nicchiano, iniziano a dire che la società che li ha prodotti adesso naviga in cattive acque, che la distribuzione è straniera e loro non ne sanno nulla….sai quando vai per funghi e chiedi a un altro fungaiolo dove abbia trovato quei bei porcini, quei prataioli o quegli ovuli? Ecco, ognuno ha i suoi “posticni segreti” e se li tiene ben stretti. Fanno bene, li capisco, lo dico senza ironia. Farei e farò lo stesso. Poi è tutto un mondo di leccaculo che prima passano una serata a parlarti male del signor X dicendo che è un fallito ecc, poi li vedi una settimana dopo a un tavolo insieme a ridere con sorrisi forzatissimi alle loro battute, a chiamarsi con diminutivi, a fare i superamici, tutto per far vedere che si è “nel giro giusto” (cito Bugo), per “arrivare a-”. Per me l’unico posto in cui potremo davvero dirci tutti veramente arrivati sarà la Tomba. Ma non lo uso come scusa: d’altra parte, questo vale anche per fare il cassiere alla Lidl, pubblicare un libello o fare un filmetto è una roba come un’altra, ma davvero. La polvere di “magia” c’è, ma è zucchero a velo su un cassonetto (appunto). Io non credo nel percorso vettoriale, credo nella danza. Sbaglierò io. Boh. Tanto non potrei comunque fare altrimenti.

Come pensi che un artista possa districarsi nel mondo e all’interno dell’ Arte?

Non può. Per i motivi di cui sopra.

Al Fantafestival Con Reiko Nagoshi, Isabella Noseda, Andrea Marfori, Silvia Collatina, Annabelle Grafenberg Baciardi eAlessandro Cunsolo

 I tuoi progetti?

Restare vivo. Finire SANGUE MISTO. Poi ho tre sceneggiature per lungometraggi (uno slasher ambientato nell’entroterra ligure, un adattamento di Pinocchio per cui vorrei un cast stellare, il thriller fetish di cui sopra), quattro per corti, un romanzo… ma la priorità è SOPRAVVIVERE, con dignità e una solidità economica che per legge dovrebbe essere un dovere e un diritto, oggi è diventata un privilegio.

Leggevo il tuo libro…si percepisce sofferenza, ma anche che tu hai già dato un “perdono” alle cose.

Interessante…Grazie! Perdono…. [Pensa] Però….No. Anzi, mai quanto in questo periodo storico e della mia vita sono stato incazzato nero. Nulla merita più perdono, me stesso in primis. Non perdono gli sciacalli, gli opportunisti, l’invadenza, non perdono i contratti di collaborazione occasionale e quei motivatori falsi come Giuda con la faccia smagliante da uomini di polso che si fanno pagare per insegnarti ad autoconvincerti di essere felice di servire, non perdono chi ti vende a caro prezzo come privilegio ciò che è già tuo di diritto, non perdono le frasi fatte e le citazioni in pillole che sembrano aspirine effervescenti pronte all’uso per non avere un pensiero autonomo e per difendersi dall’emicrania della vita, non perdono l’ignoranza del 99% del mondo che sta involvendosi, devolvendosi senza mai essersi evoluto, non perdono chi, e ne faccio parte anch’io in quanto su questa terra da 36 anni, ha lasciato che l’unico discrimine tra individui finisse per essere quello tra vincenti e perdenti, non perdono la sciatteria, la mancanza di cultura del Bello e del “Buon Cattivo Gusto”, men che meno perdono l’autoindulgenza, l’ottusità asfaltante che ci ha resi davvero Zombi come nelle profezie di Romero, non perdono….sì, ma se vado avanti così esce una sequenza di “vaffanculo” ché manco ne “La 25esima Ora” di Spike Lee! Abbiamo avuto tutto il tempo che volevamo per perdonare ed essere perdonati, abbiamo creato un mondo irrespirabile. Ora è il momento di pagare il conto. …..ma scusa, tu dove l’hai visto tutto questo perdono?

Cos’è la poesia per te?

Chiamare le cose semplicemente con il loro nome.

Meglio il Teatro, il Cinema o la TV?

Il primo non l’ho mai fatto, ho giusto fatto un po’ da spegassìn come stage all’inutile Università, ma secondo me serve più che altro ad attori e tecnici, più a chi lo fa che a chi ne fruisce. Per il resto o sono esperimenti buonisti (far recitare disabili trattandoli da bambini scemi, far recitare carcerati controvoglia solo perché incide sulla buona condotta, facile far loro il teatrino quando ci sono gli sbirri e le grate…), roba “sperimentale” che è già stata “sperimentata” centoventi anni fa o Baruffe Chiozzotte da vecchi tesserati che vogliono sentire sempre la stessa favola come anzianissimi bambini. La mia attrice Fiorenza Pieri vive di teatro, è una cara amica ed è una Dea. Un Mostro. Suo marito fa il tecnico luci ed è bravissimo. Ma il teatro per me è morto, serve prevalentemente a chi lo fa.  Questo senza offesa alcuna e col massimo rispetto per il lavoro e ogni arte ad esso applicata. Il Cinema… chiedi a un piccolo, agguerrito, magari cazzuto ma, ripeto, piccolo, gruppetto Punk come sia suonare al Madison Square Garden, capisci? Almeno però a volte al Cinema mi diverto. E farlo…beh, è la Summa di tutte le arti, laloro convergenza, la loro evoluzione. La TV ….non ci ho mai lavorato, ma da fruitore posso dire che amo la TV spazzatura. Seguo il Grande Fratello VIP, l’ Isola dei Famosi, Alta Infedeltà e vorrei partecipare a Undressed.

Davide Scovazzo e Stefano Johnz Righi

Com’è la vita sul set?

Ansiogena. Bisogna sempre correre, si è sempre in ritardo per qualcosa, scontro di Ego coe se non ci fosse un domani e costa tutto troppo, e te lo dice uno che si è sempre scontrato con problemi quali il mettere a budget l’insalata di riso per la pausa pranzo della troupe, mica Avatar. Da un po’ non “batto” un set. Ricordo orari assurdi, sentirsi sfiniti e tonici al tempo stesso, vomitare bile dal nervoso quando la mattina è ancora notte mentre la troupe non ti vede, poi succede che appena “si mette in moto la macchina” ogni pensiero sparisce, diventi “the man machine”, non mangio (ho lo stomaco troppo chiuso), non bevo (nemmeno acqua, quasi mai), ho la shotlist e il piano di lavorazione come Vangelo e devo trasmettere agli attori una sicurezza che io per primo non ho, ma che sgorga spontaneamente nel momento in cui devo elargirla. Tre cose mi danno una calma quasi zen in tutto questo bailamme: 30 gocce di Lexotan prima di aprire il set, una buona pinta di birra con la troupe a fine giornata, e il mio direttore di produzione/amico/assistente alla regia/fratello maggiore Massimo Santimone durante tutta la giornata. L’unico uomo capace (letteralmente) di risolvere i problemi prima ancora che essi si manifestino.

Parli spesso di Ansia…

La mia compagna fedele, l’alieno che vive dentro di me, come diceva la Fallaci del suo cancro. Sarà poco sexy ma cosa posso farci.

…ti è mai capitato di entrare in Depressione?

[Ride di gusto]. Semmai dovresti domandarmi se mi è mai capitato di USCIRE dalla depressione. E’ spesso considerato molto banale essere depressi a Natale, quindi io, perenne bastiancontrario, sono invece depressissimo tutto il resto dell’anno e a Natale mi inebrio, adoro il freddo, le luci intermittenti, i regali, l’odore di profumeria, lo champagne, il volersi bene per finta che però è paradossalmente meravigliosamente vero, amo tutto ciò che sbrilluccica. Il Natale però ha senso solo se si è bambini, ricchi, genitori o innamorati. Per fortuna e purtroppo ora non mi trovo in nessuna di queste condizioni. Ma la plasticosità glamour e naif e i sorrisi di porcellana di tutto ciò che è natalizio frizza in me come una canzone di Gary Glitter.

Cosa fai nel tempo libero?

Adecco. Manpower. Gi Group. Umana. Obiettivo Lavoro. Randstad. Trenkwalder. (dette così sembrano due campi di concentramento, ma vabbé). Tempor. Eurointerim. Staff. Intempo. Kelly Services. Orienta. Oggilavoro. Metis. Openjob. Quanta. Startpeople. Posso continuare finché vuoi.

Cosa significa Scrivere?

Essere soli con sé stessi e rendere (per il momento) conto solo a sé stessi. Niente attori, direttori della fotografia, tabelle di marcia da rispettare, luci che partono, carrelli da montare, fonico a cui entra nel microfono il rumore della strada. Lì sei tu con te stesso. Come l’onanismo, con il quale ha moltissimo in comune, perché crei letteralmente universi. E lo devi dimostrare solo a te stesso se sei bravo o meno. Il resto sono conseguenze.

E’ un importante atto di creazione?

Nulla è importante. Lo era la dignità, in tempi eroici, ma ora come ora è diventata un lusso.

Davide Scovazzo con Alessandro Cunsolo e  Carlotta Msiri

Ma da dove nasce?

Non lo so. Hai un’idea e deve uscire fuori… metafora orrida, ma è come quando “ti scappa” e la devi fare. Io poi sono di una pigrizia morbosa. Sento spesso che i film, come le poesie e il mio romanzo che spero che un giorno veda la luce, “si autofacciano”, “non possano che farsi”. Io sto lì. Eseguo quando non posso farne a meno. Lo decidono loro quando nascere.

Quali sono il posto e l’atmosfera migliori per scrivere?

Rigorosamente sempre di giorno, rigorosamente sempre sobrio, mai al mare, mai di notte, mai in bettole bohemiennes, mai a lume di candela. E’ tutto molto più semplice, prosaico e “normale” di quanto sembri.

Come si crea una maggiore passione per l’arte dello scrivere? Chi ha questa passione come può coltivarla per vederla crescere?

Deve essere nato ricco.

Davide Scovazzo e Carlo Di Francescantonio

A cosa pensi prima di iniziare a scrivere? Da dove vengono le tue ispirazioni?

Come ti dicevo, sono loro che vengono, il “Soggetto”, quindi non so, mi “pongo in ricezione”. Da tutto. Una frase che nasce e ti viene su come un reflusso gastrico. Un film che vedo e che vorrei aver fatto io e aver fatto meglio. Mai (tranne un caso, di mille anni fa, una mezza tossica punk ma di una delicatezza inspiegabile a parole, che sta a me come Lily sta a Venditti. Rivista dopo un decennio in metrò a Milano, ripresissima e normalissima, abbiamo fatto finta entrambi di non riconoscerci e ognuno è andato a rinchiudersi nel suo ufficio) e ripeto mai, mai, mai, mai ho scritto per una donna. Posso aver dedicato a qualcuna delle “poesie” ma mai in “quel” senso. Come le modelle hanno tre espressioni (“voglio scopare”, “sto sognando”, “mi sto annoiando”), chi scrive versi (mi fa sempre strano chiamarle “poesie”) è sempre schiavo del “perché mi hai lasciato” / “perché non me la dai” (pardon). Cerco di evitare quello, virus ancora peggiore del carmelobenismo. Una cosa non capisco: perché chi scrive debba per forza, automaticamente essere anche colui che legge. Come dire che un regista debba per forza essere anche capace a fare l’attore. Io vorrei organizzare un reading di mia roba recitata da altri, in base alla timbrica, al ritmo, al’intonazione e all’interpretazione che ci vogliono per ciascun “pezzo”. Sono però molto soddisfatto del risultato: il riscontro forse migliore l’ho avuto da Claudio Pozzani, quando gli dissi “vorrei fare una lettura come quella che hai fatto tu al La Claque, con Riccardo Barbera che suonava il basso elettrico….” e lui: “No, no, per te non ci vuole la musica. Bastano le poesie da sole. Se dovessimo metterci un tappeto sonoro sotto dovremmo mettere G.G. Allin, e poi chi la ripulisce la Stanza dal sangue e dai vermi???”

Corinna Ivaldi