LE RECENSIONI DI MONDOSPETTACOLO: INTERSTELLAR

Care amiche e cari amici, ultimamente si sà, la fantascienza in Italia non è particolarmente seguita, ma il film di Cristopher Nolan ha avuto tra le varie cose il merito di far parlare molto di se, da alcuni è stato duramente criticato per la totale mancanza di riferimenti scentifici credibili, mi riferisco ad alcuni esperti di fisica che hanno criticato gli aspetti relativi ai buchi neri e ai tunnel spazio temporali, effettivamente poco credibili. Ma come disse Oscar Wilde: “se ne parli bene o se ne parli male purchè se ne parli”, ebbene Intestellar è un film che ha fatto parlare di sè, e naturalmente quando ho chiesto ai miei redattori di scrivermi una recensione non se lo sono fatto dire due volte, quindi ecco qui due recensioni scritte da Giuseppe Massari e  Sara Vivian.

INTERSTELLAR (recensione di Giuseppe Massari)

Finita l’epoca d’oro di Lucas, Spielberg e loro epigoni, il cinema fantastico cerca nuove strade e nuovi talenti. In un’epoca caratterizzata da manierismo, banalità e povertà di idee c’è comunque qualche talento che emerge: J.J. Abrams, Peter Jackson o, nella fattispecie, Christopher Nolan.
Dopo aver dato una dignità autoriale abnorme ad un fumetto di supereroi come Batman, può sembrare difficile riuscire a ripetersi: ma intanto Nolan ci ha già regalato altri due film decisamente fuori dal comune (e sopra la media attuale) come “Inception” o quest’ultimo “Interstellar”.
Siamo in un’epoca futura imprecisata, dotata di tecnologia ovviamente più avanzata ma senza esagerare: la gente comune gira ancora in auto dotate di pneumatici e motori a scoppio, e non ha robot tuttofare o cucine automatizzate. In realtà la civiltà sembra andare un po’ indietro: infatti la Terra da qualche tempo è flagellata da tempeste di sabbia che stanno distruggendo le coltivazioni di cereali… pertanto la maggior parte dell’umanità è stata obbligata a dedicarsi all’agricoltura per contrastare una produttività alimentare sempre più scarsa.
In questa situazione molto incerta troviamo Cooper (Matthew McConaughey), ex astronauta lasciato a Terra sempre per colpa della calamità in corso (serve un coltivatore in più, e ovviamente la NASA è stata chiusa per destinare i fondi a spese più indispensabili). Cooper è vedovo con due figli, Murph (McKenzie Foy) di 10 anni e Tom (Timothee Chalamet) di 15, più il nonno (presumibilmente materno) Donald (John Lithgow). Murph dice di avere un fantasma nella sua stanza, lo dice con molta naturalezza, e in effetti qualcosa c’è: i “segni” della sua presenza sono tangibili. Ma il fantasma, o quello che è, cerca di comunicare: Cooper riesce a decifrarne il “messaggio” che lo porta a scoprire una zona proibita… dove c’è una base della NASA ancora operativa. A capo di essa il prof. Brand (Michael Caine) e sua figlia (che nel film viene semplicemente chiamata Brand). Il professore ha un piano ambizioso: scoperto un “tunnel spaziale” vicino a Saturno, tramite il quale si può “saltare” a milioni di anni luce di distanza in un’altra galassia, sono state inviate diverse spedizioni alla ricerca di un nuovo pianeta per l’umanità, essendo la Terra ormai condannata… e nell’equipaggio della prossima spedizione vi saranno proprio Cooper e Brand, consapevoli del fatto che durante il loro viaggio il tempo sulla Terra scorrerà molto più in fretta che per loro, e che se riuscissero a tornare troveranno i loro cari molto più invecchiati di loro. La missione riserverà molte sorprese… perché molte cose si riveleranno diverse da quello che sembravano. E Murph, rimasta sulla Terra e diventata adulta (interpretata da Jessica Chastain), diverrà assistente del prof. Brand, ancora intento a cercare di risolvere una equazione che potrebbe salvare il pianeta…

Il film è estremamente complesso (richiede una lunga premessa prima di entrare nel vivo, e non si può dire di più della trama per lasciarla scoprire allo spettatore) e con diverse chiavi di lettura. Lo spettatore appassionato del genere troverà riferimenti a molti film del passato (compresi “2001: odissea nello Spazio”, “Solaris”, e volendo persino “Il quinto elemento”), ma ciò che in questi precedenti film era uno spunto o un accenno qui viene portato alle estreme conseguenze, senza essere tuttavia banale. Infatti gli astronauti nello spazio si troveranno ad affrontare il senso della vita, della loro umanità, delle loro debolezze, ma anche delle forze che governano l’universo e che possono rivelarsi amiche, se correttamente comprese. Si potrebbe dire che il tema esistenziale abbozzato (e volutamente lasciato all’interpetazione dello spettatore) in “2001” qui viene rimesso energicamente in discussione e portato in una direzione ben precisa, senza per questo dare l’eccessiva e fastidiosa sensazione di “già visto” che affligge molte pellicole recenti.
Vale la pena di sottolineare la scelta di non aggrapparsi al 3D per guadagnare qualche spettatore in più: il film è proiettato in modo tradizionale, quasi a voler chiarire che non si tratta del solito fumettone per incassi facili costruito a tavolino.
Da segnalare i simpatici robottoni TARS e CASE, con un look talmente minimalista e razionale (anche qui non banale e non grottesco) da meritarsi un posto accanto ai loro predecessori illustri come Robby, HAL 9000, C-3PO e R2-D2.
Da segnalare altresì Matt Damon nel ruolo del dr. Mann, unico sopravvissuto di una precedente spedizione, Casey Affleck nel ruolo di Tom Cooper da adulto, e le musiche a volte inquietanti e a volte struggenti di Hans Zimmer.

Giuseppe Massari

INTERSTELLAR (recensione di Sara Vivian)

Interstellar è un film che, quando esci dalla sala, ti ha segnato in qualche modo.

Non importa se i fisici possono accusare il film di basarsi su teorie scientifiche non provate o letteralmente inventate, bisogna ricordarsi prima di tutto che si sta guardando un film, non un documentario.

Di sicuro, il messaggio di “Intersterllar” è profondo e, purtroppo, non troppo irreale.

La Terra è giunta alla fine dei suoi giorni, afflitta da un vento di sabbia che porta moria di tutte le piante, con conseguenti estinzioni; il cibo non è più sufficiente per tutti e la maggior parte della popolazione è tornata a dedicarsi all’agricoltura, abbandonando la tecnologia se non per usarla per lavorare la terra stessa.

In questa cornice di un mondo morente, c’è una famiglia e la sua fattoria: un nonno, due ragazzi adolescenti, figli di un ex astronauta vedovo e nostalgico, che non si rassegna all’idea di dover vivere facendo il contadino e continua a sognare lo spazio, anche se i viaggi e le esplorazioni spaziali vengono visti ormai da tutti come spreco di risorse economiche e fandonie di cui dimenticarsi.

Tutto sembra destinato ormai a scorrere così inesorabilmente verso il tramonto della razza umana, quando una strana presenza che infesta la fattoria comunica alla ragazzina un messaggio cifrato, che conduce lei e il padre in un posto dove faranno una scoperta sensazionale e per l’umanità risorge la speranza di potersi salvare.

Il film è lungo, dura circa tre ore, ma ogni minuto lascia con il fiato sospeso, in un viaggio spaziale dove ogni secondo può valere anni e dove ogni esplorazione può decidere la fine o la salvezza degli esseri umani. Il compito dei protagonisti? Trovare una nuova casa per l’umanità e per farlo nel minor tempo possibile, perché il tempo è un lusso che nessuno può più permettersi, né nello spazio, né sulla Terra.

La fotografia è perfetta, avvincente e coinvolgente, credo che in 3d questo film possa trasportare letteralmente lo spettatore nel cosmo, perché già riesce a farlo con lo spettatore che si gode il film in un semplice 2d.

Nolan dirige sapientemente un ormai irriconoscibile Matthew McConaughey, che dimostra di essere all’altezza dell’Oscar guadagnato con il film “Dallas Buyers Club”, che interpreta il protagonista Connor, l’astronauta che abbandona la sua famiglia con la speranza di vedere i suoi figli sani e salvi in un mondo che possa ospitarmi e non condannarli a morte.

Accanto a lui le sempre bellissima Anne Hathaway, che conserva la sua purezza anche in un viaggio dove ogni desiderio personale può determinare la salvezza di tutti. Nel cast anche Matt Damon, Michael Caine e Casey Afflek, fratello del più famoso Ben e una piccola stella nascente, Mackenzie Foy, forse più conosciuta dalle ragazzine fan di Twilight, che dimostra talento non indifferente.

Se si può fare un solo appunto alla trama, spiace che la conclusione, dopo tanti minuti di film, si riveli un po’ frettolosa e lasci con tante domande irrisolte, ma ormai sappiamo che proprio questo tipo di finali è quello che fa più parlare di sé un film e che quando abbiamo a che fare con temi così sconosciuti forse non impegolarsi troppo nei dettagli scientifici è la soluzione migliore (Donnie Darko docet).

Un film che fa comunque riflettere su tanti temi: in primis la condizione in cui stiamo facendo realmente cadere il nostro pianeta, le cui risorse si stanno davvero esaurendo e questi dati, purtroppo, non sono fantascientifici.

In un mondo in cui lo spreco è all’ordine del giorno, è importante ricordare di curarci di più di ciò che ci rimane e che il tempo che abbiamo a disposizione non è infinito come crediamo.

Ma se fosse davvero troppo tardi? Qui subentra la fantasia e l’intelligenza umana e “Interstellar” è un film che invita a non arrendersi, a non perdere mai la speranza e che è giusto ricordarsi che a volte, per il bene di molti, bisogna metter da parte gli egoismi personali.

Sara Vivian