A chi le suona Campanella. La attrici con cui ho lavorato: Dalila Di Lazzaro

E’ indubbiamente uno dei volti più “cinematografici” di tutti i tempi, di una bellezza da mozzare il fiato, in grado di “riempire” da solo il grande schermo.

Due occhi azzurri che emanano una luce irresistibile, uno sguardo enigmatico e sensuale. Friulana, si è trasferita giovanissima a Roma, dove ha iniziato a lavorare nel cinema direttamente dalla porta principale, in pellicole come “Il bestione”, al fianco di Giancarlo Giannini e “La pupa del Gangster” con Mastroianni e la Loren. E proprio a quest’ultima è stata inizialmente accostata per la bellezza e il talento. A unirle anche la coincidenza che la “Sophia nazionale”, agli inizi della carriera, lavorava nei fotoromanzi col nome d’arte Sofia Lazzaro. La svolta per Dalila è arrivata grazie a “Il mostro è in tavola… barone Frankstein” con Joe Dallessandro. Ma il film che l’ha consacrata definitivamente è stato “Oh Serafina”, diretto da Alberto Lattuada e interpretato insieme a Renato Pozzetto. Da allora ha preso parte a numerosi altri lavori con partner del calibro di Delon, Volontè, Montesano, Franco Nero, Sordi, Tognazzi e tanti altri nomi di livello internazionale. Poi questioni di salute e di vita personale l’hanno tenuta un po’ lontana dal set. Nel frattempo ha scritto diversi libri di successo, nei quali ha riportato le sue esperienze di vita ed anche la sua battaglia per le adozioni da parte dei single. Il passare del tempo non l’ha minimamente sfiorata ed è sempre una bellissima donna. Sono sicuro che ha ancora molte frecce al suo arco e che il suo eventuale ritorno davanti la macchina da presa sarebbe graditissimo dal pubblico.

Di Lazzaro e Urbano Barberini in STREPITOSAMENTE… FLOP

Con lei ho lavorato in “Strepitosamente… flop” e conservo un ricordo molto bello: una grande professionista, puntuale, precisa, con i tempi giusti di recitazione e una grossa disinvoltura davanti all’obiettivo. Nella mia storia interpreta in un certo senso se stessa: una diva che, lontana dai riflettori, non è esente da umane fragilità. Un ruolo che ha interpretato con bravura e grande dose di autoironia.

 

Pierfrancesco Campanella