MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

Morte di un commesso viaggiatore

Opera attualissima. Eccezionali i due protagonisti De Capitani e Crippa

Costruito inizialmente sul ricordo di mio zio, il personaggio di Willy Loman, il protagonista di “Morte di un commesso viaggiatore”, s’impadronì velocemente della mia immaginazione e divenne qualcosa che non era mai esistito prima: un uomo con i piedi sui gradini della metropolitana e la testa nelle stelle” – così Arthur Miller, autore del dramma, descrisse con questa immagine la grandezza del  personaggio, figura tragica di uomo comune nel quale potrebbe riconoscersi chiunque, nell’America del dopoguerra come oggi.

Grazie al carattere universale del  testo – andato in scena per la prima volta nel febbraio del 1949 a New York per la regia di Elia Kazan- l’opera ha ottenuto il più clamoroso successo teatrale di quegli anni, negli Stati Uniti come in molti altri paesi.

Elio De Capitani, regista e attore di chiara fama, lo ha portato ieri in scena al  Rossini di Pesaro per conto del Teatro dell’Elfo (“punto di riferimento per il teatro contemporaneo e non solo”) che ha fondato 45 anni fa assieme a  Gabriele Salvatores e Ferdinando Bruni, dopo aver curato  “Improvvisamente l’estate scorsa”, dell’amatissimo Tennessee Williams, al fine di “proseguire una personale riflessione sulla vita d’oggi e sul tema dei rapporti tra giovani e adulti attraverso la drammaturgia americana d’ogni epoca”, come ha spiegato alla stampa ed al pubblico riunito nella Sala della Repubblica del Teatro per il consueto incontro con la compagnia.
Accanto a lui nel ruolo della moglie Linda Loman, la sua compagna d’arte e di vita Cristina Crippa. I figli dei protagonisti (Biff e Happy) sono interpretati da Angelo Di Genio e Marco Bonadei (giovani attori dell’applauditissimo gruppo di The history boys, andato in scena a Pesaro lo scorso anno), come lo sono anche Vincenzo Zampa (Howard) e Andrea Germani che impersona Bernard, il figlio di Charlie, l’amico-antagonista, interpretato da Federico Vanni. Da The history boys, arriva anche Gabriele Calindri, da alcuni anni presenza costante nelle produzioni dell’Elfo, che qui è lo zio Ben. Due giovani attrici completano il cast: Alice Redini (già protagonista all’Elfo in Viva l’Italia) e Marta Pizzigallo, premio Hystrio 2013.

Ambientata negli anni dell’immediato dopoguerra, la storia racconta di Willy Loman, un commesso viaggiatore di circa sessant’anni, rappresenta il sognatore americano: é ossessionato dal successo, farebbe qualsiasi cosa per garantire più sicurezza economica alla propria famiglia e per vedere i propri figli felici e con un lavoro ben retribuito.

Per diventare qualcuno ha accettato tutte le regole che gli ha imposto la  società, continuando sempre a sperare. Ha illuso tutti di essere un grande venditore, ma non lo è mai stato. Nei figli ha alimentato le stesse illusioni, proiettando su di loro aspettative e delusioni.

Ha viaggiato per trentasei anni lungo tutto il paese ed è un uomo stressato,  stanco, che vorrebbe smettere di viaggiare e lavorare stabilmente a New York, la città in cui vive. Incapace di vivere nella realtà, non distingue più tra presente e passato, sogni e ricordi, tra quanto si agita nella sua testa e la vita vera.

Sono molte le coincidenze tra il momento storico attuale ed i temi affrontati dal testo di Miller (il mutuo da pagare, le rate del frigorifero e della macchina da rispettare, la disperazione di chi si uccide perché non ha più i mezzi per sopravvivere o perché ha fallito nella scalata sociale) ma il successo dello spettacolo ha radici più profonde: al centro della scena espressionista di Carlo Sala (le luci sono di Michele Ceglia ed il suono di Giuseppe Marzoli) la compagnia vive e fa vivere agli spettatori i sentimenti più universali: la paura e lo sconforto di invecchiare, lo scomodo bilancio delle colpe e degli errori nelle relazioni con le persone che più amiamo e, soprattutto, la tentazione della menzogna, del “far finta di essere” quello che non siamo.

L’opera rappresenta al contempo un feroce atto d’accusa nei confronti del cosiddetto sogno americano (“dove anche un ragazzo che non possiede nulla può ritrovarsi con un pugno di diamanti in mano”), una pungente denuncia verso una società sempre più cinica, che non ha considerazione nei confronti della persona ma che considera il successo, la produttività e il denaro le basi fondamentali di ogni uomo. Chi non possiede queste basi, viene automaticamente emarginato.

Lo spettacolo é durato circa 3 ore e mezzo (tempi a cui non siamo più abituati) ed é stato molto applaudito dal pubblico: bravissimi  i due attori protagonisti (De Capitani e la Crippa), i più bravi in assoluto tra quelli che ho visto recitare dal vivo.

A Pesaro (8-10 maggio) “Morte di un commesso viaggiatore” ha concluso la tournée 2015, iniziata al Fraschini di Pavia (20-22 febbraio 2015) e proseguita a La Corte di Genova (25 febbraio-1 marzo), al Cagnoni di Vigevano (10-11 marzo), al Verdi di Pordenone (13-5 marzo), al Comunale di Vicenza (17-18 marzo ), al Mario Monaco di Treviso (20-22 marzo), al Toniolo di Mestre (1-2 aprile), al Rossini di Lugo (10-12 aprile), all’Asioli di Correggio (14-15 aprile), al Petruzzelli di Bari (18-19 aprile), al Massimo di Cagliari (22-26 aprile), al Manzoni di Pistoia ( 29-30 aprile-1 maggio 2015) ed alla Cittadella di Lugano (4-5 maggio).       

Paola Cecchini