Recensione! Esce oggi il thriller “Colonia” con Emma Watson (Il Criticone n.41)

Emma Watson torturata? Un qualcosa di curioso e difficile da immaginare, penserete. Sì perché l’eroina di “Harry Potter“, come spesso accade ad attori protagonisti di lunghe saghe, si trascina dietro il suo indelebile background “ermionesco”, e il più delle volte si fa fatica a scindere il suo volto dal suo personaggio storico. Stavolta però ci si va molto vicino, perché in “Colonia” (che arriva oggi nelle sale italiane) la Watson interpreta una ragazza cazzuta, disposta a subire di tutto, torture comprese, pur di salvare il suo uomo. E non è cosa che si vede tutti i giorni..

Gisela (Richenda Carey) e la giovane Lena (Emma Watson)



Ma partiamo dall’inizio: siamo in Cile nel 1973 e nella capitale Santiago sbarca la hostess Lena (Emma Watson) per passare qualche giorno insieme al fidanzato, il fotografo Daniel (Daniel Brühl), attivo sostenitore del presidente Allende. Arriva però il golpe di Pinochet e tanti dissidenti, compresa la nostra giovane coppia, vengono catturati ed ammassati nello Stadio Nazionale, fra esecuzioni sommarie e deportazioni. Daniel è quindi internato nella famigerata “Colonia Dignidad“, una missione a 300 km dalla capitale governata dal crudele predicatore tedesco Paul Schäfer (Michael Nyqvist), da cui nessuno può fuggire e in cui è praticata la tortura sia fisica che psicologica nei confronti dei membri, donne e bambini compresi. Lena, scoperta la destinazione del suo uomo, decide quindi di entrare volontariamente in questa sorta di setta, disposta a rischiare tutto pur di salvare il suo Daniel. Sarà l’inizio di un incubo senza fine.

Paul Schäfer (Michael Nyqvist)

Detta così sembra quasi si parli di un film horror, ed infatti l’orrore delle torture, delle vessazioni, delle costrizioni, delle manipolazioni, degli abusi (anche sui bambini) perpetrati dall’invasato Schäfer a Colonia Dignidad, vanno ben oltre il tollerabile e ricordano molto da vicino quelli di un altro predicatore, Jim Jones nella sua colonia Jonestown in Guyana, terminate poi con il suicidio di massa di 900 persone nel 1978. La cosa che più colpisce del film è che si tratti di una storia vera, anche se i due protagonisti sono inventati (ma tutti i dettagli sono storicamente confermati, dice il regista Florian Gallenberger). Il ritmo e la tensione non mancano, lasciando lo spettatore inchiodato alla poltrona per quasi due ore a tifare per la giovane coppia nella speranza di vederli fuggire dall’incubo in cui sono finiti.

Daniel (Daniel Brühl) e Lena

Quello che forse lascia un po’ perplessi è il non aver voluto forzare la mano eccessivamente, evitando di mostrare fino in fondo tutte le torture e gli abusi, con la storia che risulta quindi un po’ edulcorata rispetto a quanto di tragico e feroce poteva potenzialmente mostrare. Quasi un volerlo rendere un film per tutti, magari nella speranza di attirare giovani fan della Watson che altrimenti non avrebbero potuto fruire di una pellicola eccessivamente violenta. Nonostante questo il film resta comunque molto godibile, anche grazie alle ottime interpretazioni di un tumefatto Daniel Brühl, ormai meritatamente sbarcato ad Hollywood, e soprattutto del cattivissimo Michael Nyqvist, riuscito ad impersonare uno Schäfer davvero crudele e credibile. Ottima scelta quella di aver ritardato le riprese pur di avere Nyqvist, che era al momento impegnato su un altro set. E poi c’è Emma Watson che, nonostante tutta la premessa che abbiamo fatto all’inizio, riesce abbastanza a scrollarsi di dosso i panni di Ermione per vestire, più che dignitosamente, quelli della ragazza forte e pronta a tutto, in un ribaltamento di ruoli dove (una volta tanto) è la donna a salvare l’uomo e non viceversa.

Lena e Daniel in fuga dai militari di Pinochet

Notevoli le scenografie, con Colonia Dignidad ricostruita centimetro per centimetro e le riprese effettuate in Lussemburgo (!) e Germania anziché in Cile. Il risultato finale è un film dal ritmo serrato che poteva osare di più, ma che merita sicuramente la visione, per scoprire una ennesima, triste e misconosciuta pagina della follia umana.

VOTO: 7+

 
 

Ivan Zingariello

 

 
Colonia