Recensione: Free State of Jones, dalla parte degli schiavi, durante la Guerra di Secessione

Nel  film Free State of Jones  Matthew McConaughey interpreta Newton Knight, un uomo degli stati del sud che si ribellò all’esercito del Confederati durante la guerra di secessione. Altro film davvero pieno di emozioni e che saprà coinvolgere lo spettatore dall’inizio alla fine.

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Di : Galgano PALAFERRI

Presentato in anteprima nazionale al Torino Film Festival 34 Free State of Jones per la regia di  Gary Ross, Interpretato da Matthew McConaughey, Gugu Mbatha-Raw, Mahershala Ali, Keri Russell.  Matthew McConaughey ne è il protagonista di questo film, che che racconta uno dei momenti più bui della storia americana: la guerra di secessione, tra Nordisti e sudisti,  concentrandosi su una storia (vera) ben precisa, quella di Newton Knight, un “sudista”, che disertò dall’esercito Confederato creando una piccola ma efficace armata per combattere i soprusi nei territori sudisti negli anni della guerra. Quella di Free State of Jones è senza dubbio una storia interessante e che ti prende dall’inizio alla fine. Newton Knight è infermiere dell’esercito Confederato, non ama la guerra, non crede nella causa e quando il nipote troppo giovane gli spira tra le braccia, decide che rimanere non fa per lui e che è giunta l’ora di far ritorno a casa propria per tornare a fare il contadino. Da quel momento diventa un disertore, un traditore, ma non gliene importa più di tanto. A lui, Newt, preme ora schierarsi  dalla parte delle donne indifese e dei bambini rimasti a casa, in case spesso saccheggiate e dove donne e bambini vengono costantemente  derubati dall’esercito con la scusa di dover contribuire al mantenimento dei soldati. Ferito in uno degli scontri, Newt trova rifugio in una palude di mangrovie, dove un gruppo di schiavi fuggiti dalle piantagioni e braccati dai confederali si nasconde da tempo. E sarà proprio questo luogo inaccessibile e misterioso a diventa il quartier generale di Newton e della sua piccola armata: sempre più uomini infatti fuggono dal fronte per unirsi alla comunità della palude per  cercare di proteggere chi è rimasto, i più deboli, le donne, i bambini, in una nuova crociata di e per la libertà.

BTS: Gary Ross rehearses a scene in the Knight Company camp set with Gugu Mbatha-Raw, Donald Watkins, and others

Quella nasce come  un’azione per difendere le proprie terre, col trascorrere del tempo si trasforma in una vero e proprio atto di ribellione, oserei dire quasi rivoluzionario. L’esercito di Newt, sempre più numeroso ed organizzato, marcia sui paesini della zona per riconquistarli, schierandosi ormai senza più nascondersi contro  l’esercito dei Confederati e chiedendo sostegno al generale nordista Sherman, che però non è disposto a venirgli incontro. Il tempo passa, la guerra finisce, ma quelli che sembrano essere i nuovi principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione degli Stati Uniti non vengono rispettati ovunque allo stesso modo, tanto che al sud c’è bisogno di tornare alla legge marziale. Newt non molla e  continua la sua guerra personale per la giustizia e i diritti con al fianco la sua nuova compagna, Rachel, un tempo schiava del ricco governatore. Dalle sue nozze con l’ex schiava Rachel nascerà la prima comunità di razza mista del dopoguerra.

Ma la parabola di Knight curiosamente troverà eco anche in tempi più moderni, quando proprio il pronipote, Davis, che pur apparendo bianco veniva definito “nero per 1/8”  dalle leggi dell’epoca, finirà in tribunale accusato di aver sposato una donna bianca. La storia raccontata in Free State of Jones è molto interessante e certamente poco conosciuta. Impensabile che nell’America della guerra di secessione ci fosse qualcuno disposto a voltare le spalle al proprio esercito e schierarsi dalla parte degli schiavi! Già solo per questo la vita di Newt Knight, ricordiamo che questa è una storia vera, merita un film, perché sicuramente parlare di quel periodo, dell’avvento del Ku Klux Klan e della difficoltà di far applicare le leggi in un sud ancora profondamente razzista è un compito importante. E lo è ancora oggi, perchè la lotta per i diritti umani è sempre attuale, perchè razzismo e intolleranza sono sempre lì dietro l’angolo e occorre tenere sempre ben alta la guardia.

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Free State of Jones è per questo un film che cattura l’attenzione e che stupisce, lo spettatore.   McConaughey è davvero bravo , per quanto anche la storia del nipote Davis sia interessante e abbia in realtà rappresentato un punto di svolta nell’ambito della giurisprudenza sui matrimoni misti, forse avrebbe meritato di prendere tutto lo spazio della pellicola. I flash forward sulle vicende giudiziarie di Davis Knight sono infatti la parte che convince di meno del  film, appaiono legati poco alla trama principale, che appesantiscono,  per stabilire un parallelo fra la figura di Newt Knight/Pronipote e troppo distanti e sporadici per rappresentare un discorso a parte. Né l’ottima sceneggiatura, né McConaughey bastano a compensare alcune scelte poco funzionali, come ad esempio l’alternarsi tra il 1863 e il 1948 per raccontare il caso giudiziario di un discendente del protagonista che, infatti,  non si amalgama bene con il resto della narrazione. Inoltre sono presenti alcune situazioni poco verosimili (e poco intelligenti) che fanno calare un po’ il livello in sala. E per la verità il film, pur interessante e coinvolgente, appare in certi momenti di una lentezza davvero esasperante. Bellissima davvero la fotografia che, complici dei paesaggi davvero favolosi, lascia davvero senza parole.

Il film uscirà in Italia l’1 Dicembre e sarà distribuito da 01 Distribution, un’esclusiva per l’Italia Rai Cinema.

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Ulteriori info:  http://www.torinofilmfest.org/