Recensione: “La Tempesta” shakespeariana con Luigi Diberti al Teatro Argot Studio

La tempesta è una commedia in cinque atti dove lo spettatore è chiamato a sospendere la propria parte razionale e logica per poter osservare le dinamiche di una vendetta lungamente bramata e meditata da Prospero (Diberti), Duca di Milano e protagonista della nostra storia, nei confronti del fratello Antonio che con furbizia lo scalzò dal trono con l’aiuto del Re di Napoli, costringendolo all’esilio in un’isola magica e misteriosa insieme alla figlia Miranda (Carli) di tre anni. Sono trascorsi quindici anni dall’amaro tradimento e Prospero ha meditato la vendetta esercitandosi nelle arte magiche e nella lettura dei suoi amati libri, quando finalmente può scatenare con il supporto del fido spirito Ariel (Gusmano) una Tempesta contro la nave del Re di Napoli e di suo fratello per farli naufragare sull’isola. Prospero ordina ad Ariel promettendogli dopo l’agognata libertà di usare i suoi poteri per creare scompiglio nella mente dei naufraghi e fargli scontare le proprie malefatte. Nel frattempo Prospero fa in modo che la figlia Miranda e Ferdinando figlio del Re di Napoli si innamorino, affinché la figlia possa tornare sul legittimo trono. Nell’ombra però si muove il mostro Calibano (Bellocchio), reso schiavo da Prospero perché ha tentato di possedere Miranda e che, desideroso di vendicarsi, ordisce un piano di rivolta contro il Duca, con Stefano e Trinculo, un bevitore di vino ed un buffone, promettendogli di servirli.

I sentimenti umani sono come una tempesta per quanto possano essere devastanti, inarrestabili, forti e prolungati. L’uomo è capace di provare in momenti diversi e nello stesso tempo amore, invidia, gelosia, compassione nei confronti di un suo simile e spesso è succube di questi sentimenti. William Shakespeare nella sua ultima opera scelse di raccontare sotto forma di commedia una sorta di compendio sulla precarietà dei sentimenti e di come essi condizionano e influiscano sulle azioni e scelte dell’uomo. Nella tempesta il drammaturgo inglese inserisce molti temi a lui cari già presenti in altre sue opere come Romeo e Giulietta, Macbeth, Otello, ma usando i toni da commedia e uno stile fresco e vivace. La regia di Maurizio Panici convince nell’idea di mettere in scena la sua Tempesta, versione ridotta, mostrando la divisione tra il mondo reale e quello di Prospero, diviso da un sovra palco in modo da rendere chiare le differenze di prospettiva, di visione sulla vita e soprattutto di mentalità e sentimenti tra i diversi personaggi. Lo spettatore è accompagnato in questo viaggio tra magia e miseria umana da una colonna sonora accattivante e ben calibrata che scandisce i differenti momenti della storia.

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Luigi Diberti è un Prospero seduto su sedia, che dispensa consigli, organizza e manipola a suo piacimento gli accadimenti sull’isola e alla fine è costretto a guardarsi dentro e comprendere quanto sia vano rincorrere un’inutile vendetta. Diberti dà vita a un’interpretazione asciutta, esperta, giocata sia sulla parola che sui gesti, che nel complesso risulta godibile e interessante. Chi però conquista il centro della scena è Claudia Gusmano con il personaggio di Ariel, capace di trasformare i soli silenzi, sornioni sorrisi e sguardi intensi e suadenti, in potenti atti recitativi di autentica bellezza artistica, da ammirare. I suoi monologhi conquistano il pubblico per carisma, talento e personalità. Il suo Ariel evoca da una parte il Joker di Batman e dall’altra il Grillo Parlante di Collodi, unendo insieme ingenuità, furbizia. Anche Pier Giorgio Bellochio merita una convinta menzione per essere riuscito a trasformare lo spregevole ruolo di Calibano in un personaggio intenso, ricco di sfumature e attraente nella sua cattiveria. Il resto del cast è nel complesso di discreto livello recitativo e apprezzabile nei rispettivi ruoli.

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Quando la tempesta dei sentimenti si placa e la ragione prevale su di loro, anche la vendetta più agognata perde di forza e importanza, facendo comprendere all’uomo quando il perdono sia davvero la magia più importante che si possa esercitare nella vita.

La tempesta di William Shakespeare. Regia di Maurizio Panici. Con Luigi Diberti, Pier Giorgio Bellocchio, Matteo Quinzi, Claudia Gusmano, Valentina Carli, Riccardo Sinibaldi, Antonio Randazzo. In scena al Teatro Argot Studio di Roma fino al 20 novembre (mar-sab 20:30, domenica 17:30).

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Roberto Sapienza

 
(revisione e impaginazione Ivan Zingariello)