Recensione: Moonlight, dai Golden Globe agli Oscar

Moonlight

Moonlight è la delicata storia di un ragazzo di colore in una difficile Miami. Vincitore del Golden Globe come Miglior film drammatico e candidato a otto premi Oscar

Moonlight è un racconto dell’infanzia, adolescenza e l’età adulta di Chiron, un ragazzo di colore cresciuto nei sobborghi difficili di Miami, che cerca faticosamente di trovare il suo posto del mondo, nonostante una madre tossicodipendente, e ha un minimo conforto nell’inaspettata amicizia con lo spacciatore Juan e la sua ragazza Teresa.

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La fotografia volutamente scarna, quasi documentaristica tratteggia lo sguardo di un bambino sperduto, a volte con riprese in soggettiva, che inizialmente non parla affatto, tanto da pensare che sia autistico. Non gli è effettivamente facile sbloccarsi, inseguito continuamente dai bulli dalla scuola e circondato per lo più da drogati e spacciatori. Interessante vedere una prospettiva interna di un’America, e una parte di mondo, più facilmente etichettata come disagiata e possibilmente da evitare. Quando una persona di colore e destinata a un certo tipo di vita è diversa che possibilità ha di uscirne? Il piccolo Chiron anche quando cresce non ha modo di emanciparsi e anche la sua socialità e affettività ne risentono. Il personaggio cresce e lo conosciamo nelle fasi di vita da bambino ad adolescente ad adulto con le abili interpretazioni di Alex Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes.

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L’unico coetaneo con cui va d’accordo, Kevin, gli racconta delle sue conquiste con l’altro sesso e sono di abilità della regia di Barry Jenkins le scene in cui Chiron fantastica su questi racconti desiderando qualcosa di simile. Altrove tra i due amici il dialogo e la tenerezza raggiunge una complicità descritta molto bene anche con vari sottesi e non detti che fanno capire la forza di comprensione e di maturità anche di adolescenti, al di là di facili giudizi e pregiudizi, spesso mutuati da ambienti familiari e sociali ottusi. L’amicizia tra Chiron e Kevin è di profonda comprensione, come si può notare in un filo che li lega anche quando si perdono di vista, durante la crescita.

Bel ritratto anche quello di Naomie Harris nel ruolo della madre tossica che, nei momenti di lucidità, cerca di fare il buon genitore ma le sostanze spesso la sopraffano e il piccolo Chiron spesso è costretto a badare a sé stesso, mentre prova sentimenti contrastanti con la madre che spesso non è in lei. La ricerca di sicurezza del piccolo cerca un appiglio genitoriale nella figura dello spacciatore Juan, duro dal cuore gentile, interpretato da Ali Mahershala, che gli fa quasi da padre; anche se è dipinta benissimo le delusione reciproca quando è facile constatare che uno dei responsabili materiali dei problemi di sua madre sono proprio gli spacciatori che vendono droga.

Moonlight

Moonlight è un racconto personale molto delicato che tocca temi importanti come la razza, la sessualità, la virilità, l’identità, la famiglia, l’amore, Il bullismo, adolescenza difficile e una traccia di omo affettività presente senza essere centrale e farla diventare storia di genere. Emblematico che Chiron subisca l’etichettamento di sé stesso come gay o genericamente diverso, così come figlio di madre tossica, ancora prima che lui possa capire varie cose di sé e darvi un significato, poiché la società che ha intorno ha già deciso per lui, e per la sua emarginazione. Una battuta che ricorda al piccolo Chiron che in neri furono i primi umani al mondo, insieme a un modo più profondo di vedere una parte dei neri degli Stati Uniti sono elementi emblematici, considerando il passaggio presidenziale dall’afroamericano Obama alle restrizioni di Trump.

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Il mondo dei premi cinematografici importanti, dal Golden Globe come Miglior film drammatico all’Academy degli Oscar, con otto candidature, inclusa Miglior Film, si sono accorti di un film apparentemente piccolo che parte in sordina per svelare piano la drammatica interiorità di un bambino che cresce, in un ambiente difficile per lui. Questo è il sito ufficiale del film Moonlight.

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Andrea Di Cosmo