Quello che non ho con Neri Marcorè è lo spettacolo di teatro canzone in scena al Quirino che omaggia Fabrizio De Andrè.
Quello che non ho è il nuovo spettacolo scritto e diretto da Giorgio Gallione che aveva già lavorato con Neri Marcorè in Eretici e corsari, Un certo signor G., Beatles Submarine. Stavolta il regista e l’attore, accompagnato dalla musica e dalle voci di Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, ci portano in un viaggio musicale di teatro canzone intriso di critica e denuncia sociale, toccando temi politici, ecologici ed i problemi del nostro tempo, dell’Italia e del mondo. Per un’ora e mezza Neri Marcorè, con una grande padronanza del mezzo vocale, ci fa assaporare una selezione accurata delle più belle canzoni di Fabrizio De Andrè, che si sposa perfettamente con la penna lucida e feroce di Pier Paolo Pasolini e dei suoi testi tratti dagli Scritti corsari, dal documentario La rabbia e dalle numerose invettive dell’intellettuale contro la società moderna e le sue disfunzioni.
Scenografia e musica
La scenografia a cura di Guido Florato è essenziale, nel palco su fondo nero vi sono tanti strumenti musicali, parecchie sedie sopra o tra le quali gli artisti si muoveranno, davanti un pilone/“albero” centrale e dietro un muro che a tratti diverrà una cava rocciosa, uno scenario naturale o un confine invalicabile, alcuni led verdi e viola illuminano il palco a seconda delle diverse scene. Il mix tra musica, canto e recitazione è omogeneo e ben equilibrato, alle citazioni dei testi pasoliniani, sottolineate dagli ottimi arrangiamenti di Paolo Silvestri sulle canzoni di De Andrè interpretate magistralmente da Marcorè e dai musicisti, si alternano momenti di riflessione, di satira di grande intensità che conferiscono un bel ritmo allo spettacolo, emozionano, divertono e catturano lo spettatore.
La società del superfluo
La scena si apre sulle note della meravigliosa Se ti tagliassero a pezzetti, Marcorè prende spunto da La rabbia del ’63 per parlare di razzismo, bellezza e della dittatura dei media che un visionario Pasolini aveva già riconosciuto oltre cinquant’anni fa e rende sua l’esortazione dell’intellettuale «è giunta l’ora di trasformarsi in contestazione vivente». Marcorè ci induce continuamente alla riflessione quando porta alla ribalta la tragedia del coltan, la sabbia nera utilizzata per produrre i nostri smartphone, causa di danni gravissimi alla salute o quando critica, sulle note di Quello che non ho (in cui spicca uno splendido assolo alla chitarra di Guarracino), il rito del folle consumismo che celebra la corsa all’acquisto dell’oggetto più futile e modaiolo, fino all’estremismo più insensato in cui «i beni superflui rendono superflua la vita».
Il canto delle “anime salve”
Le note di Khoracané e la struggente interpretazione delle strofe in lingua rom da parte di Giua sottolineano il racconto della tragedia occorsa a Roma nel 2011 ai quattro piccoli rom periti durante un incendio nella loro roulotte ed alla sorte toccata al padre arrestato per incauta custodia, stimolandoci a pensare allo stigma subito dal popolo nomade, al pregiudizio e all’esistenza di genitori di serie A e B. Non mancano momenti dissacranti e molto divertenti come quelli in cui tutta l’Italia si preoccupa della sparizione di Clarabella dai gadget di Paperopoli di una nota acqua minerale, a cui viene dedicata, in un’assurda commedia del surreale, addirittura un’interrogazione parlamentare per cui saranno necessari ben 637 giorni di tribolazione per dipanare il mistero della sua scomparsa.
Ironia e critica sociale
I temi trattati sono davvero molteplici, alcuni spinosi e controversi quali immigrazione, pregiudizi contro il popolo rom, sfruttamento minorile, disastri ecologici, altri più noti e abusati come le pastoie del nostro iter legislativo e l’inettitudine, la corruzione della nostra classe politica, il cui tentativo di autoriformarsi sarebbe “come chiedere ad un tacchino di organizzare il proprio pranzo di Natale”. Quello che non ho è nel complesso uno spettacolo ben orchestrato e riuscito sotto tutti i punti di vista. Gli arrangiamenti musicali e la maestria degli artisti rendono giustizia a De Andrè, uno dei più grandi cantautori e poeti della musica italiana, portando in scena il pensiero di un grande precursore dei tempi come Pasolini. Lo spettacolo ha il pregio di intrattenere il pubblico in maniera intelligente ed il cast raccoglie i meritati applausi e l’approvazione del pubblico in sala.
Questa è la pagina ufficiale dell’evento sul sito del teatro Quirino, dove Quello che non ho resterà in scena fino al 5 marzo.
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