Recensione: Ritratto di famiglia con tempesta, piccole vite a Tokyo

Ritratto di famiglia con tempesta

Un delicato e geniale ritratto del quotidiano giapponese arriva finalmente nelle sale italiane: Ritratto di famiglia con tempesta, l’ultimo slice of life di Hirokazu Kore-eda.

Vite normali allo sbando in una Tokio quasi irriconoscibile

In Ritratto di famiglia con tempesta, Shinoda Ryota (Hiroshi Abe) è un uomo sulla cinquantina che vive alla giornata, sempre alla ricerca spasmodica di denaro che dovrebbe dare alla moglie separata per il loro ragazzo, gioca alle corse e vive in una casa tugurio. Lavora come investigatore privato in un’agenzia un po’ scalcagnata, che indaga su mariti traditori o trova cani dispersi, in cui lui cerca disonestamente di guadagnare ulteriori soldi.  Ma la sua vita non è stata sempre così: ha vinto una quindicina d’anni prima un premio letterario, ha pubblicato un libro, era felicemente sposato, doveva scrivere un secondo romanzo, poi tutto si è interrotto. La moglie Kyoko (Yoko Maki), stanca del carattere del marito, gli ha chiesto il divorzio e l’amato figlio Shingo lo può vedere soltanto una volta al mese, mentre il secondo romanzo non è stato nemmeno iniziato. Per dimenticare la vita in cui è sprofondato pensa solo a guadagnare soldi, gioca alle corse, alla lotteria, a qualsiasi cosa possa restituirgli una dignità che tuttavia ha perso, e se può chiede soldi in prestito alla sorella, ne cerca a casa della madre e intrallazza sul lavoro. Senza rendersene veramente conto sta perdendo anche del resto della famiglia e il suo malessere si incrementa quando scopre che sua ex moglie ha iniziato una nuova storia d’amore. Una domenica sera Ryota si trova a casa della madre (Kirin Kiki) assieme a Shingo; Kyoko li raggiunge per riprendersi il ragazzo, ma un tifone si abbatte su Tokyo e sono quindi tutti costretti a restare a dormire lì…

Un’altra opera magistrale per minimalismo e cura dei dettagli

C’è un sottogenere cinematografico definito home drama che ha forse il suo maggiore rappresentante nel regista giapponese Hirokazu Kore-eda. Chi frequenta le piccole sale d’essai lo conosce bene perché grazie alla distribuzione Tucker Film ha potuto vedere almeno due dei suoi quindici film che si potrebbero definire necessari, come Father son e Little sister. Il suo cinema è facilmente confrontabile con quello del maestro giapponese Ozu, ma se pensiamo al cinema europeo potremmo paragonarlo al dimenticato Bresson o al primo Olmi, e con una descrizione dei caratteri vicina al teatro di Cechov. Si sente il lavoro di cesello sui personaggi, l’amore per il dettaglio, ogni singolo piccolo fatto produttore di altri piccoli fatti successivi, dialoghi minimali ma coinvolgenti di cui è impossibile immaginare un’accelerazione o un rallentamento. Si può dire che Hirokazu Kore-eda renda questa piccola e minimale storia intima e senza particolare importanza il motore di una vita filmica importante, centrale e necessaria. Questo film – ma forse anche più i precedenti – sono un’ode alla semplice vita familiare, di esseri dimessi, in cui le relazioni interpersonali risultano sfuggenti, perdenti e ordinarie anche quando potrebbero risultare un po’ vili. Kore-eda con Ritratto di famiglia con tempesta ha realizzato un ritratto analitico semplice, umano e veritiero di una famiglia giapponese di oggi, un omaggio all’idea di famiglia, se pur imperfetta, in confronto a vite che da sole sono allo sbando e con poche speranze. E il fatto che sia ambientato in un modesto appartamento in cui si rifugiano per una notte quattro esseri soli mentre il di fuori è avvolto da un tifone, quasi come rappresentazione di un mondo, fa pensare che voglia elogiare in fondo all’idea di famiglia anche se assai imperfetta. Ma a questo si potrebbe aggiungere anche che c’è un inno all’attimo, all’ora e qui, di buddhista memoria, in cui gli esseri devono approfittare del momento lasciando da parte il passato mentre il futuro non esiste.

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Cast perfetto per delicatezza e dolenza dei caratteri

In questo piccolo gioiello un’altra nota a merito è certamente il cast, splendido per naturalezza e privo di qualsiasi artificio: prima tra tutti un’attrice eccellente dal timbro desichiano come Kirin Kiki (la nonna), ma vanno certamente segnalati il protagonista Hiroshi Abe, un divo giapponese di cinema e televisione che ha collaborato in precedenza con Koreeda e che si può ascrivere a quelle genia di attori internazionali dolenti del vecchio cinema hollywoodiano, come brava per la sua semplicità e per una recitazione che va per sottrazione Yoko Maki (la moglie), come da segnalare Isao Hashizume (il boss dell’agenzia investigativa).

Abbiamo visto Ritratto di famiglia con tempesta, diretto da Hirokazu Koreeda. Con Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yôko Maki, Rirî Furankî, Sôsuke Ikematsu, Satomi Kobayashi. Titolo originale: After the Storm. Genere Drammatico – Giappone, 2016, durata 117 minuti. Uscita cinema giovedì 25 maggio 2017 distribuito da Tucker Film.

Voto: 8,5

di Domenico Astuti