Recensione: Un amore sopra le righe, lo stravagante racconto di una passione lunga 45 anni

Passione, segreti, tradimenti, cadute, successi e un amore che si espande per quasi mezzo secolo sullo sfondo della storia francese. Sono gli ingredienti che Nicolas Bedos mescola in Un amore sopra le righe, suo primo lungometraggio da regista. E, se l’inizio ci catapulta al funerale del protagonista Victor Adelman (interpretato dallo stesso Bedos), la storia che segue è tutt’altro che triste. A raccontarla è Sarah Adelman (Doria Tillier), che, dopo aver seppellito il marito, accetta di incontrare un giornalista (Antoine Gouy) interessato a scrivere una biografia di quello che è diventato uno dei più famosi scrittori francesi. Attraverso la voce e i racconti di Madame Adelman, prendono così forma i quarantacinque anni di un amore caparbio iniziato in un night club parigino in una lontana notte del 1971, forte a tal punto da resistere a tutti i colpi della sorte.

Quando nel 1971 Sarah vede Victor per la prima volta, non immagina che quel ragazzo bello e sregolato che l’ha conquistata al primo sguardo diventerà il compagno di una vita. Scrittore ma senza editori disposti a pubblicarlo, Victor deve tutto all’aiuto di Sarah, sua dea e protettrice. E quella che sembrava una moglie nascosta all’ombra di un marito famoso diventa via via la protagonista indiscussa di un amore che è lei stessa a definire. In questo amore,non c’è nulla di sdolcinato o edulcorato. Al contrario, e in modo sorprendentemente inaspettato, l’eccentrica coppia costruisce attraverso i capitoli di cui si compone il film un rapporto fuori dal comune.

Come nei libri di Victor, così nel racconto di Sarah non si sa mai dove finisca la realtà di ciò che si narra e dove inizi la fantasia. Certo è che ogni tassello non è che un omaggio alla figura femminile eclissata dietro ogni uomo che raggiunge successo e notorietà. Victor è uno scrittore affermato, ma è sua moglie a correggere e scrivere le sue bozze. È di Sarah il punto di vista del racconto, sono sue le iniziative che portano avanti la stramba relazione, suo il potere di far vedere e credere al giornalista e allo spettatore una cosa o un’altra. E, alla fine, si rimane con la piacevole sensazione di non aver la certezza di capire se la storia d’amore vista sia vera fino in fondo oppure no e ci si chiede se, piuttosto, non siamo lettori/spettatori vittime di un altro romanzo, quello finale, di una sola mente ordinatrice.

Mentre realtà e finzione si confondono, è subito chiaro che il romanticismo è solo uno dei tasselli di questo film. Gli stereotipi e le utopie delle storie d’amore comuni lasciano presto spazio a momenti di crisi, di crescita psicologica dei personaggi e anche di profondo e sincero umorismo e ironia, facendo di Un amore sopra le righe una commedia capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo, senza abbandonarlo mai a un momento di noia.

Valeria Gaetano