Recensione: Wonder Woman non è un film di supereroi ed è noioso

Wonder Woman

Arriva in sala l’atteso Wonder Woman, primo film su Diana regina delle Amazzoni, tratto dal celebre fumetto della DC Comics e con protagonista l’israeliana Gal Gadot.

La principessa delle Amazzoni

In Wonder Woman troviamo la giovane Diana (Gal Gadot), principessa delle Amazzoni, che cresce e viene addestrata per diventare una guerriera. Vive sulla meravigliosa isola di Themyscira, nascosta agli occhi degli umani, ma soprattutto a quelli del vendicativo Ares, dio della guerra. In questo clima ovattato e protetto la predestinata Diana apprende l’arte del combattimento ed è affascinata dalla leggendaria spada “ammazza dei”, custodita da sua madre, la coraggiosa regina Hippolyta (Connie Nielsen) insieme alla protettiva zia Antiope (Robin Wright). Quando la spia americana Steve Trevor (Chris Pine) precipita con il suo aereo a largo dell’isola, inseguito dai tedeschi che vi sbarcano con intenti distruttivi, Diana lo salva e lui le racconta della Grande Guerra che si sta combattendo nel mondo esterno. Sconfitti i tedeschi invasori con l’aiuto delle altre Amazzoni, Diana decide di partire con Steve alla volta dell’Europa del 1918, convinta che il conflitto sia opera del sedicente dio Ares, che istiga gli uomini alla guerra; a Londra li accoglieranno la segretaria di Steve, Etta (Lucy Davis) e il suo superiore, Sir Patrick (David Thewlis). Ovviamente Diana avrà con sé la spada “ammazza dei”, l’unica che può contrastare Ares, e dovrà vedersela con spie, doppi giochi, intrighi e due supercattivi: il Generale tedesco Ludendorff (Danny Huston) e la sua chimica, la Dottoressa Maru (Elena Anaya), che stanno sviluppando una terribile arma di distruzione di massa che potrebbe uccidere milioni di persone…

Diversa collocazione temporale, resta solo la noia

A distanza di oltre 75 anni dalla sua nascita, il celebre fumetto creato da William Moulton Marston nel 1941 approda finalmente sul grande schermo, dopo la fugace apparizione in Batman v Superman: Dawn of Justice. Rispetto al fumetto originale le vicende di Diana e Steve Trevor vengono anticipate di 25 anni e, anziché combattere i nazisti di Hitler, li ritroviamo contro i tedeschi del Kaiser Guglielmo, sul finale della Prima Guerra Mondiale. Iniziamo col dire che questa scelta, abbastanza incomprensibile, è stata spiegata così dal produttore Charles Roven: «Ci è sembrato interessante contrapporre questo personaggio femminile ma forte, che proviene da una razza di donne indipendenti, con le suffragette della prima ora». Tutto abbastanza discutibile, quando invece la vera paura era di sfornare un doppione del Captain America targato Marvel. Al di là dell’improbabile collocazione storica, un altro problema è rappresentato da tutta la prima parte ambientata su Themyscira, iniziata con la storia arcaica che racconta la creazione delle Amazzoni e l’esilio dell’incazzoso dio Ares. Per 1/3 di film assistiamo così al solito noioso addestramento trito e ritrito con Diana, prima bambina e poi adulta, e le altre Amazzoni Connie Nielsen e Robin Wright: tutto già visto e decisamente sopra le righe. Poi c’è Themyscira che ricorda molto le isolette greche da cartolina, con solita scenografia digitale alla Signore degli Anelli, e sembra quasi che da un momento all’altro si materializzi Meryl Streep a cantare Mamma mia! Scherzi a parte, dopo questo lungo e noioso inizio, c’è un po’ di movimento con l’arrivo di Steve inseguito dai tedeschi; Chris Pine regalerà poi qualche sua nudità totalmente gratuita, condita da doppi sensi tipo «da dove vengo sono considerato “sopra la media”», per far rifare gli occhi alle spettatrici. Quando poi l’azione si sposta prima a Londra e successivamente al fronte, la situazione migliora leggermente, ma in realtà solo grazie a qualche personaggio di contorno (la solita “Armata Brancaleone” che andrà in missione con Diane e Steve) e soprattutto ai due cattivoni: la chimica assassina Isabel Maru, che altri non è che il Dottor Poison con la sua faccia semi-sfregiata, e il sanguinario Ludendorff interpretato da Danny Huston, (praticamente il presidente della Roma, James Pallotta!), in attesa del palesarsi di Ares per la battaglia finale.

[metaslider id=56290]

Tanto “Girl Power”, pochi supereroi

Diana / Wonder Woman è invece il primo ruolo da protagonista della modella israeliana Gal Gadot, sicuramente bella, ma che quanto a espressività lascia forse un po’ a desiderare, nonostante l’impegno profuso. Aggiungiamoci anche che quando Diana si presenta nel mondo reale, con la sua “armatura” coperta da un tremendo pellicciotto, sembra praticamente una battona (le manca solo il fuoco acceso davanti!) e che alcuni dialoghi sembrano scritti da un dodicenne, tipo lei che durante il combattimento dice ad Ares «Io credo nell’amore» e lui che le urla contro «Allora ti distruggerò!». Per il resto, più che un film di supereroi, sembra una spy story d’epoca nella quale hanno voluto per forza infilarci Diana, le Amazzoni e tutta la relativa mitologia. Certo, anche gli altri polpettoni targati DC e Marvel sono ormai tutti uguali e si fatica a distinguerli uno dall’altro (salvo rarissime eccezioni), ma il fatto di aver voluto dare una diversa collocazione temporale alla vicenda e di aver tentato di raccontare le origini del mito, non risolleva il tutto dalla noia che genera e di certo non basta a fare un bel film. Ok, Diana è un’idealista, una ragazza pura d’animo cresciuta in un mondo ovattato e che ha tutto da imparare (strappando quindi qualche sorriso per la sua ingenuità), ed è apprezzabile la sua ostinazione e convinzione della possibilità di scongiurare la guerra attraverso l’amore e il perdono (…), ma al di là di questo e dell’essere un’eroina simbolo per le ragazze emancipate, non si va. La regista Patty Jenkins, che una quindicina di anni fa aveva sapientemente raccontato una donna completamente diversa, la serial killer di Monster, qui è per il totale “girl power”, a cominciare dalle Amazzoni e Diana, Themyscira dove non ci sono uomini (quindi tutte lesbiche o direttamente asessuate?), per proseguire poi con la Maru che, in fondo, è la vera sadica della film, fino ad arrivare alla segretaria Etta, il personaggio realmente “comico” di una storia che, qua e là, è condita da qualche momento ironico, ma ben lontano dallo spasso di Guardiani della galassia (ad esempio).

Che dire, in definitiva, di questo Wonder Woman? E’ un film che divide. A molti critici è piaciuto, forse per il fatto di non essere un classico film di supereroi, ad altri (tra cui il sottoscritto) no. Due ore e venti minuti interminabili che lasceranno insoddisfatti anche molti spettatori, tra cui probabilmente i puristi del fumetto originale. Se alla fine non vi sarà piaciuto non potrete però dire di non essere stati avvisati! Per noi il motto è: aridatece Lynda Carter! L’uscita italiana di Wonder Woman è prevista per il 1° giugno 2017, distribuito da Warner Bros Pictures. Questa la Pagina Ufficiale Facebook del film.

Voto 4.5

di Ivan Zingariello