RIVEDIAMOLI INSIEME:IL GRANDE CINEMA DI CARLO VERDONE “BOROTALCO”

A trentatre anni di distanza dall’uscita nelle sale di Borotalco (1982) è difficile inventare qualcosa di nuovo, qualcosa di non ancora detto o scritto su questo film, e forse non ne saremmo nemmeno capaci.

Proviamo allora a fare un passo indietro nel tempo, alla primavera del 1981…..

Tanti pensieri affollano la mente di Carlo Verdone: dopo l’exploit di “Un sacco bello”, il suo secondo film,  “Bianco, rosso e Verdone”, è andato bene, ma non benissimo.

Nel panorama cinematografico italiano è esplosa una nuova stella, Massimo Troisi, e il suo film d’esordio “Ricomincio da tre” ha sbancato il botteghino, attirando a sé l’attenzione del pubblico e della critica. Già nell’ambiente iniziano a sentirsi alcune voci, a girare sottili allusioni : “si, va bene, ma d’altronde Verdone, una volta finiti i suoi personaggi, che fa ? dove va ?” .

Nella sua bella casa sopra i portici, così vividamente raccontata nella biografia uscita qualche anno fa, il telefono è muto, e perfino il grande Sergio Leone, il produttore dei suoi primi due film, sembra essersi eclissato. Carlo Verdone sta forse pensando di riporre nel cassetto il diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia, e intanto guarda quella cornice appesa alle pareti del corridoio, con dentro il suo diploma di laurea in Lettere antiche: forse il suo destino è la carriera universitaria, magari iniziando come assistente presso la cattedra del padre Mario.

Nel frattempo, a Firenze, il produttore Mario Cecchi Gori è rimasto colpito da quel personaggio strano, quell’emigrante taciturno che torna a votare a Matera e al quale rubano di tutto, dal mangianastri alle borchie dell’AlfaSud: solo un attore e regista geniale poteva pensare ad un personaggio simile, e quindi perché non dare una chance a questo Verdone ?

Nasce così “Borotalco”, il film che Verdone giudica il più importante della sua carriera, e i suoi fans considerano il più bello e il più divertente. Cecchi Gori gli affianca Enrico Oldoini, uno dei  migliori sceneggiatori della sua scuderia, che ha al suo attivo successi con Celentano (“Qua la mano”), Nuti (“Io, Chiara e lo scuro”) e Pozzetto (“La casa stregata”).

Nonostante qualche piccolo contrattempo in partenza, con Lucio Dalla che si lamenta per il suo nome troppo grande sulle locandine, e la Manetti & Roberts che minaccia di fare causa perché Borotalco è un marchio depositato, il film si rivela una bomba, e le battute sono sulla bocca di tutti i giovani, dal cargo battente bandiera liberiana ad un inverosimile Richard Burton che vomita sulla moquette.

Il principale merito di Carlo Verdone è quello di circondarsi di grandissimi caratteristi, Mario Brega ed Angelo Infanti (un superlativo Manuel Fantoni) in primis, e di scoprire il lato comico di una Eleonora Giorgi che fino a quel momento era nota soprattutto per i ruoli sexy . Il film trionfa alla premiazione dei David di Donatello, dove vince tutto: miglior film, migliore attore protagonista (Carlo Verdone), miglior attrice protagonista (la Giorgi), miglior attore non protagonista il tristemente scomparso (Angelo Infanti) , e naturalmente anche il premio per le migliori musiche.

E ancora oggi, a trentatre anni di distanza, Borotalco continua ad essere popolarissimo presso i giovani, presso coloro che all’epoca non erano ancora nati, ma per i quali il discorsetto che un manesco Mario Brega fa al suo futuro genero Sergio Benvenuti è uno dei video imperdibili su Youtube. Forse perché il film dà l’idea di una leggerezza, di una semplicità con la quale due ragazzi qualunque sognano di evadere dalla monotonia della vita di tutti i giorni: e oggi questa voglia, questa necessità di fuggire è ancora più forte che nel 1982 .

Ivo Donatelli