SPECIALE 35° FANTAFESTIVAL: INTERVISTA A FEDERICO GRECO

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Federico Greco è uno dei registri più attivi nel panorama del cinema indipendente italiano. Sono ormai diversi anni che Federico è uno dei protagonisti dell’horror italiano, ottenendo un grande successo dalla critica internazionale. In occasione del 35 fantafestival che si terrà la prossima settimana nella città eterna, sono andato ad intervistare Federico per parlare di E.N.D.

Ciao Federico benvenuto su mondospettacolo, come stai innanzitutto?

In piena chiusura degli ultimi dettagli del film per la proiezione.

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E.N.D. Già il titolo mette paura, perché avete deciso di intitolarlo così?

E.N.D. è l’acronimo della composizione chimica ibrida della cocaina, ma con qualcosa in più. Inoltre in inglese “end” significa “fine” e il film racconta le vicende di alcuni personaggi durante il lungo periodo finale della civiltà come la conosciamo.

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E.N.D. è un film corale, come nasce l’idea di farlo?

Due origini diverse che alla fine si sono incrociate. Qualche anno fa io e due miei ex allievi del Cineteatro (Luca Alessandro e Allegra Bernardoni) realizzammo un breve film di 26’ che raccontava l’inizio dell’epidemia collegata con la diffusione di una partita di cocaina tagliata male. In treno, un anno fa, io e Domiziano riflettevamo sull’idea di realizzare un film di zombie. Alla fine decidemmo di prendere le mosse da quel primo lavoro breve, svilupparlo e aggiungere due momenti narrativi successivi.

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E.N.D. non è un film ad episodi, anche se siete 4 registi ad averlo diretto, spiegami meglio.

Non lo è nel senso che i 4 episodi sono piuttosto quattro momenti temporali e geografici diversi collegati da un collante narrativo molto forte. La storia del film è unica e progredisce col progredire del film, variano solo le visioni e gli approcci. Per esempio, una delle cose per me più interessanti è vedere come sono evoluti (o involuti) nell’ultima parte del film i personaggi presentati nella prima parte.

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Chi sono i tuoi compagni di avventura?

Conosco Domiziano da diverso tempo e abbiamo provato, tempo fa, a realizzare un altro film collettivo. Luca e Allegra sono due miei ex allievi che – per me è motivo di orgoglio – adesso hanno intrapreso una loro strada indipendente.

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Come ti senti cambiato come regista da quando hai debuttato col tuo primo film nel 1999?

Adesso sento di avere il controllo di qualunque fase della produzione, non ho più paura di dirigere un attore importante, anzi mi stimola molto farlo, e l’ansia da prestazione si è trasformata in adrenalina ed entusiasmo. Ma soprattutto ho compreso il valore di una squadra di lavoro unita e onesta.

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Il tuo Angelika con la bellissima e bravissima Crisula Stafida come protagonista, ha da poco vinto un importante premio, raccontami un po’.

Si tratta di un revenge movie in cui Crisula interpreta un’eroina ambigua in cerca di vendetta per ciò che hanno fatto alla sorellina. Sì, ci sta dando molte soddisfazioni, anche all’estero, e stiamo cercando di trasformarlo in una serie.

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Un tuo pensiero sul cinema italiano di genere: le cose stanno migliorando oppure stanno andando sempre peggio? E’ sempre più difficile trovare dei produttori che vogliono investire su questo tipo di cinema, il tuo parere a riguardo?

Quasi nessun produttore italiano ha aggiornato le sue strategie e ha una visione a lungo termine. O non sanno cosa sia un film di genere e lo snobbano, oppure credono si debba fare necessariamente con budget stellari e quindi rinunciano. La strada sarebbe quella di investire su un regista e sulla lunga distanza (almeno tre film) con budget piccoli e soprattutto buone storie. In Italia registi, sceneggiatori e produttori non sanno più cosa sia una storia e continuano a credere, come la maggior parte di coloro che fanno cinema horror spazzatura statunitense, che bastano due tette e quattro morti. Anche l’horror è cinema e il cinema è innanzitutto narrazione e personaggi (e quindi buoni attori). Per lo stesso motivo trovo poco interessante il cinema di Sorrentino e di molti altri nostri autori: estetizzante, autoreferenziale e soprattutto, che è il delitto peggiore, innocuo.

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Che risposta di pubblico ti aspetti per E.N.D.?

“E.N.D.” è un film di zombie diverso dalla tradizione, sia narrativamente sia esteticamente. Diversamente dalla maggior parte di questi prodotti ha una narrazione forte e complessa: Questo, anche se sembra poco, è tutto. E credo sia questo che vuole il pubblico adesso.

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Progetti futuri?

Dopo diverso tempo tornerò al documentario. Finalmente ho avuto l’opportunità, insieme a due colleghi straordinari (Adriano Cutraro e Mirko Melchiorre), di indagare cinematograficamente su uno degli argomenti che mi stanno più a cuore: la truffa monetaria imposta dall’UE e la devastazione sociale che ha creato in un intero continente. Quindi non mi staccherò da ciò che più mi attrae in questo periodo: l’orrore.

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Manda un saluto a tutto il tuo pubblico.

Venite mercoledì 24 giugno al Barberini!

Federico, grazie per essere stato con noi. Un grande in bocca al lupo , e tutti al Fantafestival a vedere E.N.D.

Alex Cunsolo