STORIA DEL CINEMA HORROR ITALIANO: “DEMONI”

Due ragazze accettano l’invito per l’inaugurazione di un cinema da parte di uno strano personaggio con una maschera sul volto; il film trasmesso è un horror nel quale si racconta il risveglio dei demoni che riconquistano la terra massacrando tutti gli uomini. Durante la proiezione del film una ragazza comincia a sentirsi male; il malore pare dovuto ad una ferita che la giovane si era causata provando una maschera da demone trovata su un manichino nell’atrio del cinema. La giovane in breve tempo subisce un’orrenda mutazione trasformandosi in un essere demoniaco, in una sorta di parallelo con il film proiettato nella sala. La donna-demone comincia a massacrare gli spettatori contagiando con il suo orrendo morbo chiunque ferisca. Le due protagoniste tentano la fuga ma le porte del cinema sono state bloccate, solo una di loro riuscirà a salvarsi grazie all’aiuto di un ragazzo, ma fuori li attende un’orribile verità…

È il film che segna il sodalizio artistico tra Lamberto Bava e Dario Argento, che produce il film e ne scrive la sceneggiatura insieme a Dardano Sacchetti, Franco Ferrini e lo stesso Bava.

Punto forte della pellicola sono sicuramente gli ottimi effetti speciali di Sergio Stivaletti e il buon ritmo del film, uno degli horror più importanti degli anni ’80.

 

 

Sergio Stivaletti si è occupato degli effetti speciali e del make up ed ha fatto anche una comparsa come attore (non accreditato).

 

Curiosità dal set…

I denti demoniaci: “si trattava si un semplice ma ingegnoso meccanismo a pressione che faceva lentamente sostituire i denti alle zanne. L’effetto dei denti che vengono sostituiti dalle zanne fu una sorta di tentativo (a dire il vero ben ambizioso) di replicare o addirittura migliorare gli effetti di Rick Baker su Un Lupo Mannaro Americano A Londra realizzando anche noi una trasformazione in diretta. Realizzammo un calco della testa (che venne fatta in maniera completamente animatronica) e da qui inventai quelle zanne orribili che vanno a sostituirsi ai denti grazie ad un meccanismo a pressione. Oggi posso dire che tutto sommato si trattava di un effetto abbastanza semplice ma allora fu un lavoro che comportò uno sforzo notevole da parte mia anche perché si trattava delle prime cose che venivano realizzate con la meccanica e il calco degli attori mischiati insieme“  (Sergio Stivaletti)

 

Lavoro sul set : “Michele Soavi era l’aiuto regista e voleva sempre che tutti gli effetti speciali fossero pronti per il giorno successivo a quello della sua richiesta, indipendentemente dal fatto che servissero o meno sul set. È per questo che dico che Michele è il peggior aiuto regista con cui poteva capitarmi di lavorare! “  (Sergio Stivaletti)

Cadaveri e netturbini “Io avevo il laboratorio in via Cola Di Rienzo (praticamente nel centro di Roma) e alle volte partivamo la sera perché durante la notte facevamo le riprese del film e andavamo sul set portando tutto il nostro materiale chiuso dentro alcuni scatoloni e sacchi. Finivamo di girare all’alba, quando c’erano gli spazzini che pulivano le strade, e non dimenticherò mai la faccia che fece uno di loro quando ci vide camminare con dei grossi sacchi neri pieni di pezzi di cadavere insanguinati! Non riusciva a toglierci gli occhi di dosso e mi diverte molto pensare a cosa può avere pensato vedendo delle persone che, in pieno centro di Roma, alle 5 di mattina, scendevano da una macchina con delle buste piene di cadaveri! “ (Sergio Stivaletti)

 

I Tipi di Demoni : “Io divisi i demoni in tre tipi. Quelli del primo tipo erano persone che avevano solo delle sostituzioni piccole, la pelle che si squamava facendo affiorare la pelle dell’essere che stava prendendo possesso del corpo. Usavamo lenti a contatto colorate, parti di pelle strappata sotto le quali si vedeva la pelle del demone e magari dei denti che già erano fuoriusciti. I demoni del secondo tipo erano quelli che uscivano completamente dal corpo della loro vittima. Fra le altre scene tagliate ce n’è proprio una che riguarda la ripresa della pelle abbandonata sul pavimento. Questo effetto poi culminava con la fuoriuscita completa del demone dalla schiena. Per fare quest’effetto ho realizzato una schiena gigantesca da cui una persona mascherata completamente da demone, con una tuta e dei meccanismi sulla maschera, doveva letteralmente fuoriuscire. In alcune inquadrature, dove si vedeva il corpo intero, questa schiena gigante veniva sostituita da un manichino con un meccanismo che faceva fuoriuscire solo la mano. I demoni del terzo tipo non si vedono nel primo film ma appaiono nel secondo… Si tratta dei demoni di forma completamente al di fuori dell’umano, come Menelik, mostriciattoli volanti e fantastici che possono in qualche modo ricordare certi quadri di Bosch. “ (Sergio Stivaletti)

A.C.