Storia della musica italiana: “Il Giardino dei Semplici”

Band 2014

Il Giardino dei Semplici

E’ uno dei migliori gruppi musicali italiani nati negli anni Settanta e ha praticamente segnato un’epoca. Tante generazioni si sono innamorate con le loro canzoni. La loro carriera dura da quattro decadi, con 4 milioni di dischi venduti, 1.800 concerti e venti albums ufficiali all’attivo. La band è formata da: Andrea Arcella (tastiere, piano, programming, cori); Luciano Liguori (basso, voce solista, cori); Tommy Esposito (batteria, percussioni, cori); Savio Arato (chitarre, cori).

Parliamo con Andrea.

Siete ancora popolarissimi e amati. Qual è stato e qual è il vostro segreto?

Andrea: la semplicità.

Giancarlo Bigazzi e Totò Savio. Come li avete conosciuti? Com’era lavorare con loro?

Andrea: il nostro primo batterista, Gianni Averardi, suonava con Totò Savio. Erano Totò e Giancarlo che lavoravano con noi, perché noi eravamo totalmente inesperti e pendevamo dalle loro labbra.

2010

Il Giardino dei Semplici. Un nome, una visione. Raccontaci la storia del vostro nome.

Andrea: Giancarlo Bigazzi sceglie con noi, durante una cena, il nome dell’orto botanico di Firenze.

Chi sono i precursori de Il Giardino dei Semplici in termini artistici? Vi ispiravate a qualcuno?

Andrea: in primis Beatles, per la loro poliedricità, per le loro voci e per aver usato strumenti di tutto il mondo.

I vostri marchi di fabbrica distintivi sono sempre stati gli impasti vocali ed i falsetti corali. Come nascono i falsetti? Di chi è stata l’idea?

Andrea: il falsetto non è un’idea, è un dono. Io, Luciano e Gianni (prima) e Tommy (dopo) lo abbiamo “ricevuto”, e lo abbiamo messo a servizio del gruppo.

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Nel corso degli anni avete abbracciato diversi generi musicali. Quali sono le ragioni di questo vostro ricercare, che vi ha portati dal pop romantico alla new wave napoletana, e dunque al pop-rock, al folk napoletano e ad altri stili?

Andrea: per amore della musica. Questa è proprio la ragione per cui abbiamo seguito i Beatles.

M’innamorai è stato il vostro primo singolo e la canzone che ha innescato il vostro fenomenale successo. Che ricordi hai di quei primi giorni in cui la vostra vita cambiava?

Andrea: confusi, interdetti, incoscienti, pieni di aspettative e sogni, ma senza certezze. Abbiamo solo lavorato duro per proporlo, basti pensare che siamo stati i primi a volere fortemente un “touradio” che abbracciasse tutte le prime emittenti libere italiane. Facemmo 70.000 chilometri in giro per l’Italia. Fu un grande successo.

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Nel 1975, con Tu, ca nun chiagne, avete venduto un milione di copie e avete spianato la strada alla musica napoletana “modernizzata” ed “aggiornata”. Raccontaci…

Andrea: fu la prima lotta intestina. C’era chi non voleva neanche guardare la canzone napoletana e chi, invece, credeva profondamente in una grande potenzialità di rinnovamento della stessa. Nacque l’idea dell’arrangiamento, partendo dal nostro dono: le voci.

Miele è una sorta di “M’innamorai Parte II”, è una canzone romantica ma anche nostalgica. Un milione di copie vendute. Hai qualche ricordo prezioso di quando l’avete incisa?

Andrea: sì… ho un ricordo bellissimo… Gianfranco era in ospedale, realizzammo Miele solo con la voce di Luciano. Ma non eravamo contenti fino in fondo perché non c’eravamo tutti e quattro! Andammo in ospedale da Gianfranco, lo prelevammo, malgrado il primario fosse in disaccordo, lo portammo a Roma e gli facemmo cantare le sue parti… era pronto il successo e noi eravamo contenti, perché di nuovo in quattro.

Il vostro secondo disco, Le Favole del Giardino, aveva davvero un’atmosfera “magica”. Gli impasti vocali erano particolari e curatissimi. Cosa ricordi della genesi di quell’album?

Andrea: provammo a puntare sulle canzoni. Miele fu il brano di punta.

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Concerto in La Minore rappresenta un altro punto di svolta, un brano romantico ma anche letterario, quasi una storia da romanzo. Parlacene…

Andrea: un pezzo di grandissima attrazione, piacque subito, ma non ebbe immediatamente un grande successo di vendita, e cominciammo a preoccuparci per il futuro. Divenne poi una hit.

Dovevamo dare una svolta al gruppo… cambiammo casa discografica e puntammo tutto su B/N (bianco e nero), un disco completamente in dialetto napoletano, con brani inediti che trattavano già argomenti importanti, uno fra tutti Silvie che parlava di omosessualità.

Come lavora una band importante? Voi non avete mai avuto un capo o un leader, anzi avete sempre professato il gioco di squadra. Il gioco di squadra è facile o difficile?

Andrea: quando non c’è un capo, il gioco di squadra è perfetto.

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Nel 1980, Tommy Esposito entra nell’organico della band. C’è qualche aneddoto interessante a riguardo? Deve essere quantomeno surreale entrare a far parte di una band così famosa…

Tommy: è vero, ero già fan del Giardino, e per me entrare nel gruppo era un sogno che si realizzava. E così nacque Carnevale da buttare, l’unico singolo italiano primo in classifica, in contemporanea, in tutte le radio nazionali di quell’anno. Era il 1981.

Negli anni Ottanta avete fatto dei dischi molto grintosi ed eterogenei che sono entrati nel cuore dei vostri fans: …E amiamoci, Giallo, Ed è subito Napoli, Zingari. Anche lì giocavate con gli stili e gli arrangiamenti, toccando diverse corde emozionali. Cosa ricordi della gestazione di quegli albums?

Andrea: per ogni album abbiamo lavorato mesi, tra grandi ripensamenti e molte incertezze, dovute principalmente al totale cambio che stava avvenendo nel panorama musicale italiano. I cantautori erano sempre più presenti, mentre per i gruppi c’era sempre meno spazio, anche se in America ed in Inghilterra le bands continuavano a spopolare alla grande. Maledetta mania di risparmio delle grandi strutture discografiche! Con questa politica stavano per distruggere la creatività italiana. Fortuna ha voluto che gli stessi cantautori (vedi Pino Daniele, Vasco Rossi, Luciano Ligabue) hanno avuto l’esigenza e la fortuna di appoggiarsi a gruppi di musicisti già consolidati, per ricercare il suono adatto alla realizzazione delle loro opere. Ci piace ricordare, in particolare, la collaborazione tra gli Stadio e Lucio Dalla, tra De André e la Premiata Forneria Marconi.

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Negli anni Novanta e Duemila, al di là della vostra attività come band, avete abbracciato il campo discografico a 360 gradi, adottando diverse vesti. Vi siete interfacciati con altri grandi artisti italiani, e molti realizzavano i loro albums nel vostro studio di registrazione. E’ importante l’interazione con altri artisti?

Andrea: grazie a queste esperienze, il Giardino si è molto arricchito. Anche se bisogna tenere conto del tempo che non abbiamo più potuto dedicare a noi stessi, il ché, con il tempo, certamente un po’ ci ha penalizzati, tenendoci fuori dal grande potere televisivo nei primi anni duemila.

40 anni, 40 tours. Migliaia di concerti. Le vostre performance hanno sempre trasmesso energia, forza, gusto ed inventiva. C’è differenza tra il Giardino dei Semplici fuori dal palco ed il Giardino dei Semplici sul palco? Cosa rappresenta per voi un concerto?

Andrea: un concerto è un concentrato delle qualità di ciascun artista che cavalca un palco. Se da un concerto vengono fuori forti emozioni, è perché le qualità di ciascuno arrivano al pubblico.

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Essendo anche produttori e avendo una vostra “factory”, nella fattispecie il Gidiesse Recording, come avete trasmesso le vostre capacità e le vostre esperienze ai giovani che avete curato e che ancora curate?

Andrea: ci piacerebbe che rispondessero gli stessi giovani che hanno bevuto alla nostra fonte!

Avete dato vita a tre inni per la vostra città e la squadra: Napoli, Napoli, Un’altra canzone per Napoli e Grande grande. Siete grandi amici di Maradona. Che rapporto avete con il calcio e la vostra città?

Andrea: innamorati pazzi della nostra Napoli, siamo catapultati in campo con la nostra squadra, ogni volta che gioca.

Argento vivo

Argento vivo è un album che ha confermato ulteriormente le vostre capacità musicali ed artistiche nel nuovo millennio. Per l’occasione, avete adottato un sound eccezionale: robusto e allo stesso tempo elegante. L’album ha avuto molto successo ed è stato “completato” da cinque videoclips. Parlacene…

Andrea: ci piace ricordare che abbiamo realizzato un primo videoclip nel 1980, proprio con Bianco e nero, molto trasmesso dalle TV libere di quel decennio.

Argento vivo è il risultato di una ritrovata libertà: libertà di pensiero, libertà di parola, libertà di creare. Componenti essenziali per ottenere un lavoro che sicuramente non si fermerà al 2013, anno in cui è stato realizzato, ma avrà certamente un futuro. Non sappiamo ancora quale, ma ne siamo sicuri.

Nel 2012, Gianfranco Caliendo lascia il gruppo e dunque subentra Savio Arato. Avete subito solo due cambi di formazione nella vostra storia, quasi un record. Eppure conservate sempre la vostra forza e la vostra identità, immutati. C’è una ricetta?

Andrea: si dice “squadra che vince, non si cambia”. Ma le grandi squadre di calcio dimostrano che con acquisti giusti tutto può succedere…

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Luciano Liguori è la voce solista. E’ una voce forte, molto caratteristica. Ma è anche il bassista, riveste – come tutti voi – un doppio ruolo. E’ stressante cantare e suonare contemporaneamente? Necessita un approccio diverso rispetto la norma?

Andrea: come un batterista usa i quattro arti in maniera diversa, semplicemente perché lo ha imparato, così ognuno di noi ha imparato ad innestare la voce nella pianta musicale del gruppo.

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Nel 2015, avete festeggiato il quarantennale con stile. Prima il successo mondiale di Grande amore de Il Volo, un brano che è “nato” al Gidiesse Recording ed è stato scritto da Tommy. Dunque, vi siete esibiti all’Auditorium RAI di Napoli in un imponente concerto-evento. Dopo il tour estivo, siete stati protagonisti addirittura di un musical, il primo musical incentrato su una band italiana. In tutto questo, avete avuto il tempo di pubblicare un libro biografico ed un album live. Sembra che avete ancora la grinta di un gruppo esordiente! Come vi sentite nei riguardi di questa tappa così monumentale?

Andrea: grandi… e non solo di età!

Siamo al termine dell’intervista. Progetti futuri? Cosa dobbiamo aspettarci da Il Giardino dei Semplici?

Andrea: aspettatevi Il Giardino dei Semplici!

Un saluto da tutti noi del GDS al portale Mondo Spettacolo e ai suoi lettori. Al momento stiamo preparando un lungo tour per festeggiare i nostri 40 anni. Ci vediamo quindi in concerto!

Grazie a voi. Grazie per la vostra straordinaria musica e per averci concesso quest’intervista.

Per maggiori info sulla storia della band: http://ilgiardinodeisemplici.net

Michele Pisticci