“Storm” : un’altra grande interpretazione di Roberto D’Antona

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Claustrofobico, asfissiante, cupo. Questi sono i primi aggettivi che mi vengono in mente guardando Storm, ultimo cortometraggio scritto, diretto e prodotto da Davide Marini. Il cast è ridotto all’osso, abbiamo Roberto D’Antona come attore protagonista e Annamaria Lorusso, la cui presenza si afferma solo attraverso la voce. Ma si tratta di due attori capaci di intrattenere lo spettatore con incredibile maestria, anche senza avere niente e nessuno attorno.
Storm è essenziale, non si perde in fronzoli e in inquadrature superflue, ma si focalizza sul fulcro della narrazione rapendo completamente lo spettatore. Le scelte registiche necessitavano assolutamente di un attore competente, non è facile riuscire a coinvolgere e trasmettere emozioni semplicemente stando seduti a raccontare qualcosa. Ma Roberto D’Antona ci riesce eccome. Il timbro di voce lascia trasparire la profonda frustrazione del suo personaggio, Adam Kowalski, costretto a un pesante interrogatorio in cui racconta le vicende di un avvenimento di cui ha ricordi confusi. Il suo sguardo intenso, intriso di paura e rabbia, e i gesti carichi di nervosismo, ci trascinano nei suoi stessi ricordi. Solo un attore come Roberto può riuscire a stabilire un contatto così profondo tra spettatore e narrazione, tanto da farci sentire parte della stessa. Annamaria Lorusso non si mostra, ma la sua presenza è forte, autoritaria, piena di sicurezza. La sua voce è decisa e riempie la stanza, e riesce a trasformare il suo personaggio servendosi solo di essa.

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La regia non è da meno: ogni inquadratura è studiata al dettaglio ed è in armonia con le altre, nulla è fuori posto. Primissimi piani stretti e febbrili alternati a dettagli tremanti, tagli veloci che tendono quasi a disorientare, immagini ritagliate fino a togliere l’aria, costringendoci a provare sulla nostra pelle la stessa frustrazione di Adam: questo è Storm, un insieme di realismo descritto con estrema diligenza ma che paradossalmente non ci risparmia mistero, irrequietezza, paura dell’ignoto.
Il non-sapere è il filo conduttore della trama. Adam non sa con chi ha avuto a che fare durante le vicende che racconta, come si rende conto di non sapere a chi le sta raccontando. Proprio come noi spettatori, fino alla fine, non sappiamo che cosa gli è successo o cosa accadrà. Storm è un corto che riesce a unire con notevole abilità chiarezza e mistero, temi opposti ma che non spaventano ne autore ne interpreti.

Diandra Elettra Moscogiuri