Terra bruciata!: Il laboratorio italiano della ferocia nazista, una prospettiva nuova sulla storia

Terra Bruciata. Il  1° Novembre 1943, a Conca della Campania, un piccolo borgo della provincia di Caserta, diciannove civili vengono trucidati da una pattuglia di militari tedeschi che fanno parte della divisione SS Hermann Göring. Graziella Di Gasparro, figlia di uno dei caduti, da anni cerca di  tener viva la memoria di quell’eccidio dimenticato.

Diretto da Luca Gianfrancesco con l’aiuto e il sostegno di numerose realtà locali, Terra bruciata! porta sul grande schermo un documentario che andrebbe proiettato in tutte le scuole d’Italia. La scelta di  raccontare cosa accadde dopo l’8 Settembre 1943 da una prospettiva nuova che rende giustizia a chi, nel Sud, combatté a rischio della vita il nazifascismo e a chi ne fu vittima innocente. La Resistenza, così come ci è stata raccontata nella maggioranza dei casi, sembrerebbe essere stata un fenomeno verificatosi da Roma in su. Le quattro giornate di Napoli, che Nanni Loy celebrò nel suo film, sono, probabilmente, l’unica testimonianza cinematografica di quello che può sembrare un episodio isolato, ma che, in realtà, è solo una delle tante fiamme dell’eroica resistenza nata in modo spontaneo dopo l’armistizio nel sud dell’Italia.

Benché il lungometraggio venga catalogato, giustamente, come un docufiction, bisogna sottolineare che si tratta proprio di un Film, grazie ad una accurata ricostruzione di eventi che, con  l’eccezionale testimonianza di chi l’ha vissuta in prima persona, il lavoro degli storici e dei bravissimi attori, riescono a portarci dentro il dramma vissuto in prima persona da Graziella di  Gasparro, da Vincenzo Iulianello, testimone oculare della strage, da Andrea Maccarone, uno dei ventimila casertani deportati, da Elena Valente, testimone dell’incredibile coraggio della madre, che riuscì a tenere testa all’ufficiale tedesco e ai suoi soldati che avevano fatto irruzione nella loro casa. A Ziva Modiano, salvata assieme alla sorella e alla famiglia dello zio dal rastrellamento operato dai Nazisti e fascisti grazie  alla difesa eroica della popolazione di Tora e Picilli, in grado evitare di far saltare un ponte e salvare anche una pattuglia di  americani.

C’è poco da recensire in un film che ci porta la bravura degli attori Antonio Pennella, Paola Lavini, Arturo Sepe, Antonello Cossia, Mino Sferra e Lucianna De Falco, che interpretano con emozione e coinvolgimento persone realmente esistite, vittime della violenza nazista.

Un film che non solo ci racconta uno dei tanti episodi della brutale guerra che si combatté durante la lunga campagna d’Italia, ma che sottolinea anche come  il territorio italiano venne dichiarato “Zona di Operazioni” e mise in atto le leggi di guerra contro la popolazione civile, che fino a pochi mesi prima era de facto alleata e amica.

Per non dimenticare e per scoprire per la prima volta eventi che solo ora gli storici stanno documentando faticosamente, grazie anche alla sua tenacia, Graziella Di Gasparro, riuscita riportare alla luce la sua triste vicenda.  La conclusione la vede protagonista con le immagini della visita dell’ambasciatrice tedesca a Conca della Campania, in occasione della settantatreesima commemorazione della strage. Oltre al riconoscimento per le sofferenze, sue e dei suoi concittadini, ha finalmente avviato un processo di riconciliazione con il suo tragico passato.

 

 

Roberto Leofrigio