Venezia73. Recensione: “I magnifici sette”, buon remake con Denzel Washington e Chris Pratt

Alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato fuori concorso il remake de I magnifici sette, diretto da Antoine Fuqua ed interpretato da un nutrito cast che vede protagonisti Denzel Washington, Chris Pratt ed Ethan Hawke.

Il magnifici sette al completo
Il magnifici sette al completo

Nel 1879, gli abitanti della cittadina di Rose Creek sono vessati dallo spietato industriale Bartholomew Bogue (Peter Sarsgaard), che gli ha intimato di vendergli sottocosto i loro terreni. I paesani sono deboli ed inesperti all’uso delle armi ma, grazie all’iniziativa della giovane Emma Cullen (Haley Bennett), riescono ad ingaggiare sette uomini, un mix tra fuorilegge, cacciatori di taglie, giocatori d’azzardo e pistoleri professionisti, per contrastare Bogue. A guidare i sette c’è il delegato statale Sam Chisolm (Denzel Washington), e con lui il giovane giocatore d’azzardo Josh Faraday (Chris Pratt), il cecchino Goodnight Robicheaux (Ethan Hawke), il corpulento montanaro Jack Horne (Vincent D’Onofrio), l’asiatico e abilissimo con i coltelli Billy Rocks (Byung-Hun Lee), il pistolero messicano Vasquez (Manuel Garcia-Rulfo) e il giovane indiano Comanche Red Harvest (Martin Sensmeier). Dopo un’iniziale liberazione del paesino dai pochi scagnozzi di Bogue, tutti si preparano alla violenta resa dei conti che è alle porte, con i sette mercenari che dovranno combattere per qualcosa che va al di là dei soldi.

(l to r) Luke Grimes, Haley Bennett and Denzel Washington in Metro-Goldwyn-Mayer Pictures and Columbia Pictures' THE MAGNIFICENT SEVEN.
Luke Grimes, Haley Bennett e Denzel Washington

Sono passati ben 56 anni dal film originale de I magnifici sette, diretto da John Sturges nel 1960, che a sua volta era un remake del classicissimo I sette samurai di Akira Kurosawa (1954). Rispetto alla versione con Yul Brynner, dove il settetto era composto solo da attori bianchi (e da un mezzosangue), la prima cosa che si nota è la multietnicità della nuova compagine: un nero “total black” al comando (vestito di nero, con cappello nero e con cavallo nero!), un messicano, un asiatico ed un nativo americano. Risultato: 4 a 3 per le minoranze, con la sorpresa che continuerà scoprendo chi resterà vivo alla fine del film. Anche la trama stessa risulta modificata, con i magnifici che una volta insediatisi nel villaggio vi resteranno per tutto il film e senza alcun tipo di sottotrama amorosa (presente invece nell’originale).

Il regista Antoine Fuqua
Il regista Antoine Fuqua

In realtà i due sceneggiatori, Nic Pizzolatto (showrunner della serie True Detective) e Richard Wenk (regista di Vamp con Grace Jones) si sono ispirati più ai samurai di Kurosawa che ai pistoleri di John Sturges. Quello che è apprezzabile di questo remake è la semplicità e la modernità con cui Antoine Fuqua racconta la vicenda, realizzando un classico e godibile western senza voler strafare o inventarsi soluzioni narrative astruse o pseudo filosofiche; quello che vediamo è puro intrattenimento, girato senza droni né dolly, ma con riprese che catapultano lo spettatore nella cittadina “ad altezza uomo”, per farlo partecipare emotivamente alla vicenda. Il ritmo è incessante per tutti i 130 minuti del film, che scorrono via senza rischio di annoiarsi, conditi quasi interamente da colpi di pistola o di fucile. La presenza di un’ampia gamma di minoranze attualizza fortemente la storia, mostrando anche un West un po’ atipico, ma sicuramente più verosimile rispetto a quelli classici a cui siamo abituati.

Denzel Washington
Denzel Washington

Inizialmente il ruolo che fu di Yul Brynner era stato assegnato a Tom Cruise, ma dopo il suo abbandono e l’arrivo al timone di Fuqua, che aveva già diretto Denzel Washington in Training day e in The equalizer – Il vendicatore, la scelta non poteva che ricadere sul due volte premio Oscar (che se la cava egregiamente nel suo primo western). Chris Pratt, sbruffone quanto lo Steve McQueen dell’epoca e anche di più, è stato invece scritturato con il preciso intento di proporre un classico ragazzone americano, simpatico e ovviamente figo. Via via si sono poi aggiunti tutti gli altri, sui quali svetta per bravura un Vincent D’Onofrio in versione barbuta e corpulenta, praticamente un clone di Orson Welles (che tra l’altro aveva impersonato in Ed Wood di Tim Burton). Ethan Hawke, che ha obbligato Fuqua a dargli uno dei sette ruoli, nel film soffre di stress post traumatico ed intrattiene un ambiguo rapporto di amicizia (se non addirittura una velata storia omosessuale) con l’asiatico Byung-Hun Lee, un’autentica star koreana.

Byung-hun Lee and director Antoine Fuqua on the set of Metro-Goldwyn-Mayer Pictures and Columbia Picutres' THE MAGNIFICENT SEVEN.
Byung-Hun Lee segue le direttive di Antoine Fuqua

Ottima prova per il nativo americano Martin Sensmeier, che parla poco ma con la bocca, ma molto con gli occhi, mentre il messicano Manuel Garcia-Rulfo non resta particolarmente impresso. Subdolo quanto basta Peter Sarsgaard nel ruolo del crudele Bogue, ma senza raggiungere le vette interpretative dell’immenso Eli Wallach, al quale bastava uno sguardo per incutere terrore nell’interlocutore. Il cast è completato da Luke Grimes e Matt Bomer. Ultima nota: la colonna sonora è firmata da James Horner, storico compositore di Titanic, che prima di morire in un incidente di volo riuscì a creare ben sette pezzi, basandosi semplicemente sulla sceneggiatura.

Chris Pratt stars in MGM and Columbia Pictures' THE MAGNIFICENT SEVEN.
Chris Pratt

Prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer insieme alla Columbia Pictures, I magnifici sette sbarcherà nelle sale italiane il 22 settembre e il giorno dopo anche in quelle americane, distribuito dalla Warner Bros.

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Ivan Zingariello

 

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