12 soldiers: quella “pulita” dozzina

Ne è passato di tempo da quel lontano e maledetto 11 Settembre 2001, data sporca di sangue che mise in ginocchio il mondo intero con l’attacco alle Twin Towers di New York, generando, da quel momento in poi, una vera e propria guerra tra le forze americane (e i suoi alleati nel mondo) e i terroristi talebani, capitolata nel 2011 con la morte di Osama Bin Laden, leader supremo dei rei di quell’attacco.

E, in mezzo a questo lungo conflitto, anche il cinema ha dovuto metterci del suo, narrando le gesta di alcuni protagonisti delle operazioni militari in terre orientali, tra insidie e pericoli di ogni sorta Pensiamo al dittico firmato da Kathryn Bigelow e costituito da The hurt locker (premio Oscar al film e alla Bigelow, prima regista donna ad essere riuscita a conquistarlo) e Zero Dark Thirty (sull’operazione che ha portato all’uccisione di Bin Laden), come anche al Lone survivor di Peter Berg (storia del soldato sopravvissuto Marcus Luttrell) e all’American Sniper di Clint Eastwood (biografia dello scomparso Chris Kyle, cecchino dell’esercito americano).

A questi titoli si aggiunge anche il 12 soldiers del danese Nicolai Fuglsig, resoconto in fotogrammi della vera missione svolta in Afghanistan subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle; a comandare l’intero gruppo di militari appartenenti a tale task force troviamo il biondo Thor di marveliana memoria Chris Hemsworth, il quale veste i panni del capitano Mitch Nelson, sotto la cui guida troviamo altri volti cari al grande schermo come Michael Shannon (è il sottufficiale Hal Spencer) e Michael Peña (è il sergente Sam Diller).

Tutto prende avvio, appunto, in seguito all’attentato alle Twin Towers, dinanzi al quale l’esercito americano decide di agire inviando uno squadrone di dodici uomini scelti in mezzo alle terre afgane, a caccia dei responsabili.

Guidati da Nelson, questi entrano in terre insidiose e minacciose, facendo la conoscenza degli uomini e di un mondo che hanno sempre temuto, nettamente al di sopra delle leggi umane; salvo scoprire, tra loro, forti alleati come il generale Abdul Rashid Dostum (Navid Neghaban), nemico giurato dei terroristi talebani e complice degli americani, che li guida in una battaglia senza esclusione di colpi.

In un’epoca in cui il cinema bellico ha già avuto modo di sfornare capisaldi come Apocalypse now, Salvate il soldato Ryan o il recente Dunkirk, che, nel bene e nel male, hanno cercato di sovvertire il linguaggio in favore del messaggio pacifista di fondo, assistere a 12 soldiers  non aggiunge praticamente nulla, a causa di una visione desiderosa di raccontare i fatti in modo fine a se stesso e priva di guizzi registici.

Molto lontano dallo sguardo dei film citati e più vicino ad altre opere moderne (basti pensare  a We were soldiers con Mel Gibson, a Black Hawk down – Black Hawk abbattuto di Ridley Scott o al medio 13 hours di Michael Bay), il lungometraggio di Fuglsig tenta una sua via d’interessamento, descrivendo le fasi di questa lunga operazione militare e scavando negli animi di questa “pulita dozzina”, proprio come il genere richiede.  Ma, a conti fatti, sebbene si tratti di uno spettacolo non del tutto da bocciare, 12 soldiers si rivela la sagra del già visto, dalla retorica generale del tutto (patriottismo, l’amore per i propri cari che li aspettano a casa) alla descrizione delle operazioni militari, situazioni prive di coinvolgimento che non offrono una degna dimensione.

Hemsworth e compagni si muovono alla maniera di pedine anonime, ognuno delineante il carattere che gli è affidato, come anche gli altri comprimari (un sacrificato William Fichtner nei panni del colonnello John Mulholland, il commediante Rob Riggle in quelli del tenete colonnello Max Bowers, Elsa Pataky, nella realtà compagna di Hemsworth, che fa da moglie a Nelson). L’unico personaggio degno di  nota è il Dostum di Neghaban, ma ha meno spazio del dovuto.

Quindi, 12 soldiers avrebbe avuto un senso logico di esistere se fosse stato realizzato quindici anni prima, ma, ora che il cinema ci ha abituati a ben altri discorsi bellici, appare piuttosto inutile.

 

 

Mirko Lomuscio