Paolo Ceratto, scrittore e figlio della grande attrice Italiana Caterina Boratto, torinese doc e star di Fellini e Pasolini, una bellezza eterna e regale che ha girato con tutti i grandi registi Italiani Sordi, Risi, Scola, Freda.
Ceratto ci restituisce un libro su Fellini attraverso gli occhi del ragazzino che non si rende conto che l’ amico di famiglia è un Gigante della creatività.
Il testo è “il lungo film di Fellini: da I vitelloni al Viaggio di Mastorna” di A&B editore.
Leggende e bugie, cinema e vita vera vissuta si mescolano intensamente su tutto una Roma “da dolce vita “ dove si staglia una inedita figura misteriosa: “Anna” la donna segreta di Fellini per quarant’anni. Una donna opulenta e rassicurante più grande di lui che sovrastava il Maestro con il suo acume e un grande spirito materno.
Giocosità e grande saggezza son i tratti di questo libro unico in assoluto che svela il controverso e basilare rapporto di Fellini col suo psicanalista Ernst Bernhard, attraverso segreti e ricerche veramente ancora inedite su questo rapporto.
Sopra di loro l’occhio bonario della bellissima attrice “dea madre “ Caterina Boratto che lavorò in tre film con Maestro Fellini e di cui fu musa di fascino antico e misterioso. L’ipotesi dell’autore è singolare: da I vitelloni fino a Il viaggio di G. Mastorna, il regista riminese dirigeva un suo alter ego che lo ha ‘abitato’ nelle stagioni della sua vita. In questa ipotesi, il cuore artistico di Fellini risulta essere 8 1/2 (1963), capolavoro assoluto della cinematografia mondiale, a cui l’autore dedica una riflessione approfondita.
Lo abbiamo intervistato oggi per comprendere di più quel ragazzino a cui Fellini disse “Paolino mi hai radiografato l’anima”
Paolo ci spieghi chi era Fellini per te?
È un amico ma pure bugiardo, ma solo perché annoiato della quotidianità e faceva con le dichiarazioni strane la gioia dei giornalisti.
Inoltre scavando nelle frequentazioni che hanno costruito l’anima di Fellini credo sia assolutamente importante vedere il film Un uomo a metà di Vittorio de Seta nel 1966 dedicato a Bernhard lo psicanalista sciamano che ha cresciuto l’anima di Fellini .
Come la racconta il regista De seta erano tutti e due nella cinquecento di De Seta , Federico era un gigante inscatolato ma coi piedi fuori dal finestrino in Via Gregoriana davanti allo studio di Bernard “ perché non lo vai trovare? è un maestro di vita uno specialista nel frequentare l’anima delle persone…” insomma De Seta spinse Federico.
La tua mamma io la vedo come musa madre per i Maestri del cinema condividi?
La guerra devo dire ha penalizzato le vicende di mia Madre, molti suoi film di quando era giovanissima protagonista sono andati perduti, insomma è come se fosse stata anche una star del muto(ride)
Dopo il film “Salò “ poi ci fu quel dramma di Pier paolo, altrimenti data l’intesa reciproca avrebbero continuato a lavorare insieme, si c’era un’ intesa artistica forte e avrebbero continuato son sicuro.
Hai incontrato Pasolini tu da ragazzo?
Certo l’ ho incontrato diverse volte.
La sua dialettica era unica; potevano esserci sette otto persone e tutti lo ascoltavano. Era un affabulatore, era arrivato ad immaginare un futuro per le televisioni dove ogni partito doveva avere una televisione cosi non ci sarebbero stati stati fraintendimenti. Un incantatore con la testa e idee profetiche.
In cosa differivano ?
Credo l’interesse per l ’estrazione sociale nelle loro opere è piccolo borghese per Federico e proletaria per Pier Paolo, si costruisce con la coscienza con la cultura , Pasolini aveva una cultura solidissima. Federico non ha fatto lo stesso percorso, lui a volte era insofferente verso la cultura, era per una cultura più concreta; di vita vissuta se vogliamo.
I due collaborarono ?
Federico era uno che capiva il prossimo e aveva capito che Pier paolo era intelligente , dunque li fece fare consulenze sulla romanità e sul romanesco sui primi set per averlo vicino. Enormi erano sempre tutti i suoi collaboratori come Flaiano Pinelli, lui poi era una cannuccia che succhiava per i suoi lavori prendendo anche le battute più semplici che sentiva.
Il lavoro del regista è quello . Pierpaolo andava a fondo, una fonte di conoscenza fantastica della vita.
Fellini non era molto mammone , Pierpaolo aveva una venerazione per la madre.
Mi ricorderò sempre della gentilezza di Pasolini. Raccoglievo interviste e lui mi diede il telefono. Ci fu un Attentato e non si riusciva a telefonare e fu lui da una cabina che mi avvisò di questa problematica e mi diede un appuntamento, fu tanto gentile che ci rimasi di sasso.
A mia madre in una cena disse stupito “ma tu sei cosi normale ???? “probabilmente l’ avevano segnato i rapporti complessi con la Mangano e la Callas, lui era affascinato dalla testa di una persona. Poi Pier Paolo giocava al calcio Federico no.
Federico era un volto, un ‘espressione, un modo di tenere la sigaretta. Credo che Prova d’orchestra sia nato sotto la spinta di Pier Paolo, e infatti “ nel libro dei sogni “ il regista sogna Pasolini prima del film , e insieme parlano dei ruderi; insomma una suggestione sui morti di attentati.
Caterina Boratto e Torino che rapporto avevano?
Non ti saprei dire , non saprei dire davvero bisogna pensare anche che la Roma di mia madre era una Roma spettacolare, non era un garage come oggi, era un posto da mozzare il fiato. Non c’erano quartieri nuovi che impedivano al Ponentino di rinfrescare la Città, era una Roma di sette ottocento mila persone.
Torino era una città piccola ma molto elegante , via Roma aveva boutique negozi raffinatissimi nel centro . Diremmo “la Grande eleganza” . La contessa di Parma è un film da rivedere su Torino parla di un atelier di vestiti e di frequentazioni di calciatori della Juventus come Borel negli anni 30 e 40. Se guardi il film ti rendi conto di un’altra città pure molto chic , una città che faceva il verso a Parigi. La donna di classe usciva con il cappello, e Roma non era cosi ……
Che rapporto hai tu con Torino ?
Non so cosa sia successo a Roma . Noi ci siamo spostati nel 59 ma mia madre ha potuto riprendere nel 62 col cinema dunque son passati tre anni prima che potesse tornare a lavorare. Fortunatamente era il periodo dove facevano 300/400 film all’anno , tu pensa la capacità produttiva che aveva l’industria del cinema.
Torino devo dirti che la sento mia: le piazze, le statue, l’aspetto risorgimentale che a Roma non c’è .Quando ero piccolo avevo dei sogni dove questi condottieri cominciavano a prendere vita . La storia è vita non è immobilità ma vicissitudini.
Paolo dopo questo meraviglioso libro dove ti dirigi?
Beh dovevo celebrare questa fortuna che ebbi nel poterlo frequentare . E ancora adesso mi domando se c’è qualche testa nei quintali di libri su di lui che ne rifletta davvero le luci e le ombre di una persona eccezionale. Una grandissima sensibilità artistica, fuori del comune .
Ora mi piacerebbe catturare un po’ della storia di mia madre prima che nascessi .Mi incuriosisce questo aspetto. Lei come artista, come attrice , come persona senza i figli , un blocco senza ancoraggio . Tante boiate son state scritte sulla mia mamma . MI piacerebbe trovare giornali dell’epoca , interviste rivivere la mentalità di allora .Mentalità fascista ma anche mentalità nazionalista .Mussolini aveva inculcato cose italiane che son delle cose fuor del comune .Alla fine la gente si confondeva questa retorica fascista con una Italia unica e meravigliosa senza rendersi conto che questa passione ci avrebbe portato a cose atroci anche. Cose assurde .
Ricordiamoci poi che mia mamma sosteneva la famiglia con mamma e fratelli dato che perse il padre a 13 anni, lei era diventata lei “the Breadwinner.”
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