1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani: le leggi razziali che condannarono il Fascismo

1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani è  il film documentario realizzato da Pietro Suber in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali.

Il documentario ricostruisce le vicende che portarono dalle leggi antiebraiche alla deportazione degli ebrei italiani (1943-1945) attraverso cinque storie raccontate in gran parte dai diretti protagonisti. A iniziare da quella di una famiglia di ebrei fascisti, la famiglia Ovazza, massacrata sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943, alla storia di un ebreo del Ghetto di Roma, il  mitico “Moretto”,  che decise di lottare contro la persecuzione e che riuscì a salvarsi flirtando con la nipote di un collaborazionista fascista.

Fino a quella di Franco Schonheit e dei suoi genitori, tutti sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Poi, la vicenda di una ebrea di Fiume che si salvò nascondendosi presso la casa di un incisore del Vaticano, e, infine, la storia di una famiglia di presunti delatori fascisti accusati di aver denunciato i vicini ebrei ai tedeschi. A parlare infatti non sono solo le vittime, i perseguitati, ma anche i cosiddetti persecutori. Con loro gli altri testimoni, cioé quella stragrande maggioranza di italiani che non aderì alle leggi razziali, ma neppure vi si oppose.

Il racconto si snoda attraverso le testimonianze delle preziose immagini d’archivio e di una mole di documenti d’epoca pubblici e privati, per effettuare un viaggio tra i movimenti giovanili di estrema destra e la vicenda delle strade ancora intestate, a ottant’anni di distanza, ai firmatari (o presunti tali) del Manifesto della Razza.

Abbiamo volutamente lasciato il testo integrale di presentazione del documentario perché, oltre a riassumerne perfettamente gli intenti, ci porta dentro quello che ogni storico ha considerato uno degli errori fatali di Benito Mussolini, conseguenza dell’alleanza con Adolf Hitler, il quale aveva de facto imitato il movimento fascista. Forse uno degli aspetti, ma era impossibile all’interno di un pur dettagliato documentario analizzare la scelta del tutto errata da parte del regime. De facto con le leggi razziali i fascisti non fecero altro che togliere ed estromettere chi addirittura era fascista, o, comunque sopportava il regime.

Una tesi che, poi, con le interviste ai gruppi di estrema destra attuali, il regista cerca di mostrarci, dal punto di vista di chi ancora oggi va a Predappio per apporre la propria firma sulla tomba di Mussolini e fare il saluto fascista.

A questo contrasto che permane ancora nel nostro paese, ci sono le storie degli ebrei, in particolare quelli della comunità di Roma, che possiamo considerare i più italiani, visto che da oltre duemila anni abitano la città eterna. Attraverso le loro storie riviviamo l’incredulità sul manifesto della razza, fino all’armistizio dell’8 Settembre, che poi portò moltissimi fascisti a consegnarli nella mani dei nazisti.

Il documentario analizza non solo le vittime, ma anche i consapevoli carnefici, che per soldi, o anche per volerci credere fino a in fondo, portarono ai lager tantissimi italiani, i quali non venivano più considerati tali solo perché ebrei. Un film che diventa anche una preziosa testimonianza di persone che ormai ci hanno lasciato, una macchia indelebile nella storia italiana e uno dei più grandi errori commessi da Mussolini, che in passato aveva goduto dell’appoggio finanziario di banchieri ebrei.

Un’operazione molto onesta perché una volta tanto, dopo che per lunghi anni si era cercato di cancellare o di mostrare che gli italiani sono brava gente, lascia emergere in pieno, invece, la dualità di un popolo: se da una parte tantissimi rischiarono la propria vita per salvarne tante, dall’altra  il contributo nel fornire liste e indirizzi e dettagli fu operato da altrettanti convinti antisemiti, con l’aggiunta di poter avere un facile guadagno. Molti, come già accennato, ancora oggi sono rimasti impuniti.

La recente volontà di rimuovere simboli della storia, come è capitato negli Stati Uniti con vari simboli della Guerra Civile, non aiuta certo i più giovani a comprendere quello che è accaduto.

Paradossalmente si vuole cancellare la memoria ad una storia che andrebbe, invece, ricordata ogni giorno, anche attraverso i suoi monumenti o le sue targhe. Sarebbe meglio imparare a memoria i nomi di quei dieci scienziati  italiani firmatari del manifesto della razza che al primo punto recita “Le razze umane esistono” Il problema, come è stato dimostrato dalla scienza stessa, è che non esistono.

 

Roberto Leofrigio