47 metri: Great white, il ritorno dello squalo bianco

Nell’estate australiana di 47 metri: Great white il ricco uomo d’affari giapponese Joji (Tim Kano) e sua moglie Michelle (Kimie Tsukakoshi) volano verso la barriera corallina, accompagnati dal pilota di idrovolanti Charlie (Aaron Jakubenko), dalla sua ragazza Kaz (Katrina Bowden) e dal loro amico e aiutante Benny (Te Kohe Tuhaka).

La meta è l’atollo Hell’s reef. Qui il nonno di Michelle era diventato un eroe locale dopo essersi salvato da un disastro e, perciò, la ragazza giapponese ha deciso di tornare sull’isola per spargerne le ceneri del rispettando così le sue ultime volontà.

Il programma del gruppo è presto destinato a cambiare. Poco dopo essere arrivati sull’atollo, i ragazzi scoprono infatti il cadavere di un giovane dilaniato dagli squali e decidono, quindi, di risalire sull’idrovolante per recuperare eventuali superstiti ancora dispersi in mare.

Individuata un’imbarcazione ribaltata, i cinque scendono sull’acqua per perlustrare la zona, ma l’attacco di uno squalo mette fuori uso l’idrovolante e li intrappola su una zattera di salvataggio. Mentre cercano di raggiungere la terraferma prima che i viveri finiscano, Joji, Michelle, Charlie, Kaz e Benny devono lottare di conseguenza per sopravvivere e non cadere nelle fauci degli affamati squali bianchi, in agguato sotto la superficie.

Presentata in Italia come terzo film della fortunata saga thriller 47 metri (il titolo originale, infatti, è solo Great White), la prima prova alla regia cinematografica di Martin Wilson ha, in realtà, poco o nulla da spartire con i due capitoli precedenti. Le affinità si fermano alla presenza degli squali e alla loro aggressività verso l’uomo. Nulla di più.

Legami a parte con la saga originaria, la più grande pecca di 47 metri: Great White risiede nell’incapacità di aggiungere qualcosa di nuovo a una tematica tanto amata dal cinema e, per questo, masticata e rimasticata in una lunga serie di pellicole.

Manca nel film di Wilson una storia originale. Dopo un lungo preambolo dove gli squali si vedono appena, la trama si incancrenisce in un rimando di situazioni già viste. Il tutto condito da scene che, tra apnee lunghissime e rianimazioni improbabili, rasentano i limiti dell’assurdo.

Niente squali in veste nuova, perciò. Ma solo un film da guardare, per gli amanti del genere, senza troppe aspettative.

 

 

Valeria Gaetano