
Intervenuto nel corso della serata di presentazione Alla scoperta di Plinio il Vecchio, in cui è stato proiettato il 14 marzo scorso da Caupona – l’archeoristorante pompeiano – il film tratto dal suo libro 79 d.C. rotta su Pompei, Flavio Russo ha tracciato dei parallelismi tra antico e moderno. Lo storico, ingegnere e militare dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, anche esperto di documentazione storica per le ricette culinarie antiche di Apicio, recuperate per il locale di via Masseria Caputo nella città degli Scavi archeologici, stavolta si è soffermato però sulle paure ataviche legate ai fenomeni vulcanici.
Dott. Russo, ci sono assonanze tra i timori attuali del bradisismo e il senso di spaesamento vissuto dai cittadini di Pompei ed Ercolano.
Assolutamente sì, e nel film tratto dal mio volume 79 d.C. L’ultimo comando di Plinio. Da Miseno rotta su Pompei, opera di Media City messa a punto con il patrocinio dei Comuni di Bacoli e Pompei, della Regione Campania e dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, si evince perfettamente.

Trattasi infatti di un elemento di continuità importante dopo secoli, quasi due millenni dopo l’eruzione devastante del Vesuvio.
I napoletani di oggi e i cittadini flegrei, così come Plinio, Pomponiano e la povera matrona Rectina che chiese aiuto e soccorso al comandante della Classis misenensis, ancorata a Miseno a Bacoli in quei giorni terribili, hanno la stessa ignoranza del fenomeno.
Non conoscono le cause, la natura, al netto dei progressi scientifici e della letteratura in merito.
Allo stesso tempo fanno di tutto per attenuare questa paura ancestrale della montagna che sputa fuoco, figuriamoci di un supervulcano misterioso sotto una caldera.
All’inizio infatti era stato sottovalutato il fenomeno.
Purtroppo sì, infatti le fiamme che si alzavano sulla sommità del Vesuvio erano scambiate per piccoli incendi di ville isolate o case coloniche, appiccati da contadini.
Allora si trattò della prima operazione di Protezione civile nella Storia dell’Uomo.
Il naturalista Plinio, prefetto comandante della Prima Flotta Imperiale, e il senatore Pomponiano trovarono entrambi la morte in quella che si può definire come la prima operazione di Protezione civile italiana. Il primo capì che moltissimi altri abitanti tra Ercolano e Pompei, privi di scampo, si erano riversati sui lidi.
Per questo ordinò l’uscita delle quadriremi, su una delle quali – forse la nave Fortuna – salì anche lui. Mentre la sua squadra poneva in salvo quante più vite possibile, Plinio si diresse con la sua galea verso la villa di Pomponiano a Stabia, l’antica Stabiae.
Dopo un bagno caldo, un lauto pasto e un sonno profondo, Plinio iniziò a studiare gli avvenimenti in corso, incalzato dalla sua insaziabile curiosità, ma gli furono fatali le esalazioni velenose gassose dello zolfo.
Ragion per cui si accasciò sulla spiaggia stabiese, dopo aver già scampato il seppellimento sotto la cenere vulcanica a casa dell’amico Pomponiano mentre dormiva.
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