È attraverso un’apertura che si riallaccia, in un certo senso, ai monster movie americani degli anni Cinquanta e ai kaiju eiga (film di mostri giapponesi) che prende avvio A quiet place II, diretto dallo stesso John Krasinski che già aveva firmato nel 2018 A quiet place – Un posto tranquillo.
Un’apertura volta a mostrarci con spettacolarità la maniera in cui il mondo venne ridotto al desolato agglomerato rurale che fece da scenografia al primo film.
Scenografia in cui trovavamo immersi nientemeno che lo stesso Krasinski e la moglie (anche nella vita) Emily Blunt, impegnati insieme ai figli ad esprimersi quasi esclusivamente tramite gesti per evitare una mostruosa presenza sanguinaria in grado di individuarli soltanto attraverso suoni e rumori.
La stessa Blunt che, ancora con prole al seguito, torna qui a lottare per la sopravvivenza scoprendo, però, che le pericolose creature di cui aveva(mo) fatto conoscenza non rappresentano le uniche minacce che si nascondono oltre il sentiero di sabbia.
Man mano che, rispetto al lungometraggio precedente, in gran parte ispirato alle apprensioni del regista sull’essere diventato padre, le vediamo immortalate molto più spesso in tutta la loro splendida e spaventosa fisicità.
Del resto, mentre si aggiungono al cast anche il Cillian Murphy di 28 giorni dopo e il Djimon Hounsou di Blood diamond – Diamanti di sangue, risulta chiaro che A quiet place II – riflessione sull’inevitabile paura di guardare i propri figli avventurarsi in una tutt’altro che tranquilla società – tenda ad evolversi dalla tesa costruzione di mistero alla base del capostipite per privilegiare, al contrario, momenti da action in salsa horror.
Una scelta stilistica e narrativa che, con tanto di situazioni di paura in interni rimandanti in maniera evidente alla saga di Alien, giova senza alcun dubbio all’intrattenimento tanto desiderato dal pubblico dei pop corn movie (e non dimentichiamo che stiamo parlando di una produzione della Platinum Dunes di Michael Bay).
Ma, privo di quella forte sensazione di curiosità stimolata dalla silente atmosfera improvvisamente interrotta dalle più o meno inaspettate irruzioni degli invasori sbrana-umani, A quiet place II rimane semplicemente un guardabile sequel adatto ad una visione estiva dinanzi al grande schermo senza pretendere, però, l’originalità e il lento ed efficace coinvolgimento psicologico regalatoci dal suo più valido predecessore. Di cui, in fin dei conti, è quasi un remake.
Francesco Lomuscio
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