A spasso con Willy: un pianeta tutto da scoprire

Direttamente dalla Francia arriva il lungometraggio d’animazione A spasso con Willy, diretto da Éric Tosti.

Un lavoro che, nella sua semplicità, complessivamente funziona, pur vivendo (dichiaratamente?) di rendita grazie a quanto già realizzato in passato. Ma andiamo per gradi.

Willy ha dieci anni e si trova su di una navicella spaziale insieme ai suoi genitori, i quali, viaggiando di pianeta in pianeta, vogliono scoprire e fotografare ogni volta nuove specie viventi. Un giorno, a seguito di un’esplosione, Willy viene lanciato nello spazio grazie a una navicella salvagente, per poi atterrare in un pianeta sconosciuto. I suoi genitori, trovandosi su un’altra navicella, risultano dispersi nello spazio. Nel frattempo, il ragazzo si organizza con il suo “tutore”, un robot di nome Buck, al fine di sopravvivere e di esplorare il pianeta. Qui, tra l’altro, fa anche amicizia con il simpatico Flash, uno strano animaletto che lo segue nelle sue avventure.

Fin dai primi minuti, appena vediamo il giovane protagonista svegliarsi pensiamo è Ready Player One di Steven Spielberg, per poi ritrovarci immediatamente all’interno di Gravity di Alfonso Cuaron, fino ad arrivare a Sopravvissuto – The Martian di Ridley Scott.

Di fatto, dunque, il principale problema di A spasso con Willy è individuabile proprio nell’evidente mancanza di idee che ha spinto regista e produttori ad attingere a piene mani da quanto realizzato negli scorsi anni da altri cineasti, senza, tuttavia, trovare una propria, solida identità; nonostante la riuscita soluzione del romanzo di formazione che, seppur lineare e fortemente prevedibile, nella sua estrema semplicità tutto sommato funziona. Almeno per un pubblico di giovanissimi.

Se, da un lato, i rapporti tra i protagonisti (e, in particolare, l’amicizia tra Willy e Flash) sono descritti abbastanza bene, dall’altro, proprio per questa sua debolezza strutturale e questa mancanza di originalità, A spasso con Willy potrebbe finire presto nel dimenticatoio collettivo, già poco tempo dopo la fine della visione.

 

 

Marina Pavido