A star is born: Bradley Cooper dirige Lady Gaga

A star is born è un musical con una storia lunga e di tutto rispetto. Non solo ancora oggi è interpretato sul palcoscenico di  Broadway con grande successo, ma è stato portato più volte sul grande schermo durante gli ultimi ottant’anni di cinema.

L’idea di base proviene da un melodramma del 1932, A che prezzo Hollywood? di George Cukor. La storia di una cameriera che, dal nulla, diventa qualcuno (attrice o cantante, a seconda dei casi) grazie all’aiuto di un amante potente piacque moltissimo alla Hollywood di tutte le epoche, che sfornò ben tre film dallo stesso titolo – È nata una stella – nel 1937, nel 1954 e nel 1976, affidando di volta in volta il ruolo della protagonista alla star femminile di maggior successo del momento (rispettivamente, Janet Gaynor, Judy Garland e Barbra Streisand).

Bradley Cooper sceglie proprio il soggetto di È nata una stella per il suo primo film da regista. Anche attore protagonista, Cooper non ha avuto dubbi nell’individuare la controparte femminile nella cantante più famosa degli anni 2000: Lady Gaga.

Dimenticatevi i parrucconi, il trucco eccessivo e i vestiti ridondanti, però. Perché di Lady Gaga in A star is born c’è solo il nome d’arte. La donna che vediamo su schermo e che regge sulle sue spalle l’intero film è un’attrice a trecentosessanta gradi, senza fronzoli e senza trucco. Pare che sia stato proprio Bradley Cooper a impedirle di usare un make up eccessivo, per rafforzare l’effetto acqua e sapone che, soprattutto inizialmente, la protagonista doveva avere.

Ally (Lady Gaga) è una cameriera con una grande voce che si esibisce di notte in un bar di drag queen. Fortuna vuole che, una sera, nel bar entri a bere il famoso cantante di musica country Jackson Maine (Bradley Cooper). È amore a prima vista. Ma, se inizialmente la coppia duetta sul palco ai concerti di Jackson, successivamente la fama di Ally scavalca quella del compagno. Il cantante, già avvezzo all’abuso di farmaci e alcol, sprofonda, quindi, in una spirale autodistruttiva.

Basato sulla sceneggiatura scritta da Willliam A. Wellman nel 1937 (per il primo È nata una stella), A star is born si distacca in qualche modo dalle precedenti versioni. Tutto è, ovviamente, più moderno, aggiornato ai nostri tempi. Dal concetto di diffusione musicale alle masse – tramite concerti e strategie commerciali – alle problematiche legate all’invadenza dei social nella vita privata dei cantanti (che vengono fotografati dai fan perfino mentre stanno facendo la spesa).

A star is born è stato presentato alla settantacinquesima edizione del Festival del cinema di Venezia, ricevendo applausi e ovazioni. La critica ha approvato e la parte di pubblico che ne ha già preso visione se ne è innamorata.

Tuttavia, la fruizione del film di Cooper comporta una certa difficoltà di adattamento da parte di chi guarda. E non solo per la sua durata eccessiva (due ore e quindici minuti circa).

Premesso che il melò unito al musical non sempre è digeribile da tutti, A star is born fa delle lacrima facile il suo punto di “forza”. Rendendosi per questo inviso allo spettatore che non è ben disposto verso i facili patetismi. La morbosità che permea le vite dei due protagonisti non empatizza con l’uomo comune, a partire dal fatto che scaturisce dalla fama, dal potere e dai capricci di chi ama dipendere da droga e alcool per affrontare i propri problemi.

E la scelta del genere musicale country, tipico dell’identità nazionale statunitense, non può essere compresa a fondo al di fuori dei confini yankee, nonostante alcune canzoni azzeccate, opera di Gaga e di un team di musicisti di tutto rispetto come Mark Ronson e Jason Isbell.

Cooper e Gaga sono bravissimi. Il primo si cimenta nell’uso della chitarra elettrica – appositamente imparato per l’occasione – e parla con l’accento dell’Arizona, strascicato e poco comprensibile, che indica non solo la provenienza, ma soprattutto la progressiva sordità a cui va incontro il personaggio di Jackson.

Nonostante tutto, quindi A star is born entrerà nel cuore di molti per la grande dedizione al mondo della musica (country) e del cinema, e, soprattutto sarà sicuramente apprezzato dagli inguaribili romantici.

 

 

Giulia Anastasi