Sarà vero che, come suggerito dall’apertura di A-X-L – Un’amicizia extraordinaria, tra tutti gli animali il cane è sempre il più fedele?
Quella del motociclista adolescente e orfano di madre Miles, ovvero Alex Neustaedter, è una vicenda la cui idea di partenza richiama in un certo senso alla memoria quella raccontata nel 1989 all’interno del dimenticato Arma mortale di Michael Miner, nel quale un giovane bullizzato finiva casualmente in possesso di una pistola laser perduta dall’esercito.
Perché anche in questo caso il protagonista entra in possesso di un’arma da guerra, ma si tratta stavolta di un cane robot incontrato durante una corsa in rally e che, capace, tra l’altro, di autoripararsi e di manipolare gli erogatori di benzina, non tarda ad instaurare un intenso legame di amicizia con lui, mentre gli scienziati che lo hanno creato fanno di tutto per riappropriarsene.
Quindi, sotto la produzione del David S. Goyer sceneggiatore de L’uomo d’acciaio e di Batman v Superman: Dawn of justice, risulta più che evidente che il debuttante dietro la macchina da presa Oliver Daly punti a mettere in piedi un plot che, tra soggettive proto-Terminator e un Thomas Jane padre di Miles che ricorda vagamente il Sylvester Stallone di Over the top, tenda a miscelare in un unico lungometraggio le evoluzioni narrative di E.T. – L’extraterrestre di Steven Spielberg e di Corto circuito di John Badham, fornendo una moderna variante fantascientifica del mito di Zanna bianca.
Del resto, se non fosse per la presenza di smartphone e di camere GoPro, l’universo giovanile portato in scena – comprendente la Sara alias Becky G che affianca Miles – sembrerebbe direttamente uscito dai film per ragazzi sfornati dalla Settima arte negli anni Ottanta.
Una Settima arte di cui, ancor prima che gli illustri modelli citati, però, l’operazione sembra rispecchiare determinati lavori diretti dall’anglo-australiano Brian Trenchard-Smith (autore de Il mistero del lago scuro e La banda della Bmx, per intenderci).
Lavori minori di quella mitica cinematografia, in quanto la oltre ora e mezza di visione non manca di manifestare segnali di stanca nel corso del proprio svolgimento e pochezza di idee alla propria base, tanto da apparire più adatta ad una fruizione in home video che sul grande schermo.
Sebbene, complice l’effettistica digitale usata con criterio (e la realizzazione dell’automa a quattro zampe è decisamente degna di nota), A-X-L – Un’amicizia extraordinaria non manchi di trasmettere un certo senso di nostalgia nei confronti di produzioni oggi quasi totalmente soppiantate dai sempre più insopportabili e fracassoni tripudi in CGI che attirano in sala, per lo più, un pubblico chiaramente incapace di distinguere l’emozione da fotogramma dai mega spot finalizzati alla vendita di merchandising.
Francesco Lomuscio
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