Addio a Franco Citti, da Pasolini al “Padrino” di Francis Ford Coppola

Citti 1b

Nella giornata di ieri c’è stata davvero un’ecatombe. Dopo pranzo è arrivata la notizia della morte di Alan Rickman (leggi QUI), il mitico professore Severus Piton di Harry Potter, mentre stanotte se n’è andato il cantante René Angélil, marito di Céline Dion. A metà strada tra i due, all’ora di cena, si è appreso invece della scomparsa di un altro indimenticabile personaggio, Franco Citti. L’attore romano, malato da 20 anni dopo un ictus che gli aveva quasi tolto la parola (e costretto poi su una sedia a rotelle), si è spento nella sua abitazione di Fiumicino dove viveva da anni. La notizia l’ha data il suo amico Ninetto Davoli, ormai ultimo superstite dello storico gruppo pasoliniano, composto da lui, da Franco e il fratello Sergio e da Laura Betti, oltre ovviamente a Pier Paolo.

Citti 3

Franco Citti con Pier Paolo Pasolini e Ninetto Davoli

Come tutti sanno, Franco Citti era il simbolo della borgata pasoliniana: protagonista di “Accattone” (1961) e interprete di altre sei pellicole del maestro friulano,  “Mamma Roma” (1962), “Edipo Re” (1967), “Porcile” (1969), “Il Decameron” (1971), “I racconti di Canterbury” (1972) e “Il fiore delle Mille e una notte” (1974). Sempre presente anche nei film del fratello Sergio Citti, da “Ostia” (1970) a “Casotto” (1977), da “I magi randagi” (1996) fino a “Cartoni animati” (1997), da lui anche co-diretto ma solo sulla carta, visto che la regia non faceva per lui e fu lasciata già dal primo giorno di riprese nelle mani di Sergio.

Citti 2

I fratelli Sergio e Franco Citti

E fu proprio il fratello a fare da tramite tra lui e Pasolini, facendoli incontrare in una pizzeria a Torpignattara, come raccontava Franco nella sua autobiografia “Vita di un ragazzo di vita” (1992): “Sergio mi ha detto, ‘A Fra’, te presento ‘no scrittore, ‘n amico mio.. magnamose ‘na pizza insieme’. Io ero tutto sporco di calce perché lavoravo come muratore con mio padre. ‘Piacere, Pasolini’ .. ‘Io so’ Franco’.. Ci siamo conosciuti lì e abbiamo cominciato a frequentarci”. Ed iniziò un’amicizia durata quasi 15 anni, fino a quella tragica notte dell’idroscalo di Ostia.

Citti 7

Pasolini e Citti sulla copertina della sua autobiografia

Ogni volta che si è parlato di Franco Citti sono sempre stati citati i film di Pasolini, quando in realtà furono ben 60 i ruoli interpretati dall’attore romano senza l’amico Pier Paolo a dirigerlo. Altri grandi registi lo hanno voluto: in “Parigi proibita” (1963) fu diretto dal maestro Marcel Carné e in “Requiescant” (1967) da Carlo Lizzani; in “Seduto alla sua destra” (1968) da Valerio Zurlini e in “Todo modo” (1976) da Elio Petri. Poi anche Marco Ferreri, che lo diresse nel film tv “Yerma” (1978) tratto da Garcia Lorca, e infine Bernardo Bertolucci, con cui fece una breve apparizione nel film “La luna” (1979).

Citti 4

Citti in “Requiescant”

Citti partecipò anche alla miniserie RAI “I promessi sposi” (1989) di Salvatore Nocita, dove interpretava Grignapoco, uno dei due bravi che intima a Don Abbondio (Alberto Sordi) di non sposare Renzo e Lucia su ordine di Don Rodrigo. Infine a teatro fu il grande Carmelo Bene a volerlo per il ruolo di Giovanni Battista nella sua personale trasposizione della “Salomè” di Oscar Wilde.

Citti 6

Citti con Carmelo Bene

Diretto anche da maestri del cinema d’azione come Enzo G. Castellari (“Ammazzali tutti e torna solo“), Stelvio Massi (“Macrò” e “La banda del trucido“, secondo film della serie di Er Monnezza di Tomas Milian) e Ruggero Deodato (“Uomini si nasce poliziotti si muore“), non tutti sanno che Franco Citti partecipò addirittura a “Il Padrino” di Francis Ford Coppola nel ruolo di Calogero detto “Calò“, un pastore siciliano che dopo aver fatto da guardia del corpo a Michael Corleone (Al Pacino) diventa braccio destro di Don Tommasino (Corrado Gaipa). Citti riprese poi lo stesso ruolo anche ne “Il Padrino parte III” (1990), sempre diretto da Coppola.

Questo fu l’apice della carriera internazionale di Citti, che nella sua vita ebbe solo due prestigiose nomination, entrambe per la sua interpretazione del sottoproletario Vittorio detto “Accattone” nell’omonimo film di Pasolini. La prima fu per i Nastri d’argento, dove fu battuto dal Marcello Mastroianni di “Divorzio all’italiana“; la seconda fu addirittura per i Bafta inglesi come miglior attore straniero, superato in questo caso dal monumentale Burt Lancaster de “L’uomo di Alcatraz“.

Sul film che lo ha reso celebre diceva: “Io sono un pessimista nato, non è che ci credo molto alle cose che mi offrono. Così ho detto a Pasolini ‘Vabbé, a Paolo, quando lo faremo lo faremo’. Lui mi ripeteva: ‘Hai una bella particina. Vedrai che lo faremo’. E così un giorno è nato ‘sto cavolo di ‘Accattone’”.

 

Ivan Zingariello

 

Citti 5