AL CINEMA CON MONDOSPETTACOLO: NON SPOSATE LE MIE FIGLIE

Come reagireste se vostra figlia si presentasse in casa con un ragazzo di un’etnia completamente diversa dalla vostra?

A questa domanda sono costretti a rispondere i coniugi Verneuil, protagonisti del film “Non sposate le mie figlie” di Philippe De Chauveron, una coppia cattolico borghese che vive nella tranquilla campagna francese. E non una volta, ma ben tre volte.

Tre delle loro quattro figlie hanno sposato infatti rispettivamente un arabo, un musulmano e un cinese. Tutti lavoratori di discreto successo e di buona famiglia, ma stranieri e con culture molto lontane da quella dei signori Verneuil, che inizialmente sembrano non essere minimamente in grado di avere un rapporto civile con i generi, i quali a loro volta non riescono ad andare d’accordo tra loro a causa delle differenze culturali.

Incapaci di comunicare con le figlie e i loro mariti, però, la signora Verneuil entra in una grave depressione e l’unica cura possibile è riavvicinarsi alla famiglia e provare ad andare d’accordo anche con i tre ragazzi.

Per il bene della famiglia tutti si mettono di impegno, appianando divergenze e dissapori e i coniugi Verneuil riescono ad accettare più serenamente le scelte matrimoniali delle figlie, non nascondendo di aver riposto tutte le loro speranze per poter celebrare finalmente un matrimonio cattolico su Laure, l’ultima delle quattro figlie.

Laure, però, non è single come fa credere, ma al contrario convive da un anno con Charles, un giovane e promettente attore e non ha la minima intenzione di rivelare la sua relazione alla famiglia, fin quando il ragazzo non le chiede di sposarla.

Charles del resto è una persona molto sensibile ed è cattolico come speravano i suoi genitori, tuttavia c’è un piccolo particolare: è africano.

Da qui il titolo del film in lingua originale : “Qu’est-ce qu’on a fait au Bon Dieu?” (letteralmente “Che abbiamo fatto al buon Dio?), ovvia domanda che si pone la cattolicissima signora Verneuil, che tuttavia non è disposta a vivere senza godersi la sua famiglia e accetta facilmente la scelta della figlia, del resto l’importante è che il genero sia cattolico e possa finalmente celebrare un matrimonio nella sua amata chiesa di paese.

A condire di ironia e pepe la commedia sarà il padre dello sposo, altrettanto contrario alle nozze e deciso a mandare a monte il matrimonio più dello stesso signor Verneuil. Sarà proprio il comune malcontento e pregiudizio dei due a fargli trovare un punto di incontro e far andare tutto per il verso giusto.

Una commedia divertente, con momenti di comicità pura, ma che tratta un tema tutt’altro che semplice.

Se nel 1967 in America era uno shock per l’anziano Spencer Tracy dare in sposa la propria figlia a Sidney Poitier, medico di colore nel film “Indovina chi viene a cena?”, nel 2015 è evidente che, in Europa, non è ancora cambiato poi molto.

Figli di una globalizzazione non compresa davvero, i coniugi Verneuil si sentono confusi emotivamente di fronte alla scelta delle loro figlie, arrivando a metter in discussione la stessa educazione impartita alle ragazze e i valori in cui credono.

Altrettanto divertente e irremovibile è la contrarietà che arriva da parte del padre dello sposo, che non crede che l’unione tra due razze diverse possa funzionare, ma le sue teorie politiche- sociali rivelano esser presto più preoccupazione per l’accettazione del figlio stesso, proprio come i coniugi, in fondo, più che del diverso in sé, han paura del pensiero della gente e di esser derisi dalla piccola comunità in cui vivono.

E c’è chi, come la signora Verneuil e la signora Koffi (la madre dello sposo), riesce a trovare la chiave di lettura per andare oltre ai pregiudizi, usando la modernità come arma in propria difesa e chi, tutto sommato, capisce che preoccuparsi del pensiero altrui a discapito della felicità dei propri figli è inutile e sciocco.

Una commedia fresca, divertente, a tratti irriverente, ma mai volgare o banale nonostante alcuni cliché.

Il cinema francese continua a produrre commedie che sono destinate ad aver successo non solo in Francia, ma in tutta Europa a causa dell’ironia con cui dimostrano di saper affrontare tematiche attuali e comuni a tutti.

Dopo “Giù al Nord” e “Quasi amici”, questa è la terza commedia francese che non potete perdervi.

Sara Vivian