American night: il thriller neo noir dal cast all star

 American night è un thriller neo noir che segna il debutto registico di Alessio Della Valle, il quale ne firma anche la sceneggiatura.

Ambientato nel mondo dell’arte contemporanea di New York, un esordio che vanta un cast stellare già a partire dai due protagonisti: il vincitore del Golden Globe Jonathan Rhys Meyers e l’Emile Hirsch di C’era una volta a… Hollywood e Into the Wild – Nelle terre selvagge.

Protagonisti affiancati, tra gli altri, dalla Paz Vega di Parla con lei, da Jeremy Piven, dall’italianissimo Fortunato Cerlino e dall’icona di stile francese Annabelle Belmondo; senza contare le apparizioni speciali di Michael Madsen, Maria Grazia Cucinotta, Marco Leonardi e la pop star della musica internazionale Anastacia, autrice e interprete della canzone originale American night, anche tema del film.

Andy Warhol, Marilyn Monroe, Mario Schifano, Jeff Koons e Bruce Lee sono soltanto alcune delle personalità presenti nel lungometraggio, così come opere di artisti contemporanei quali Gotti Bernhoft, Tullio Crali, Davide Dall’Osso, Emanuele Giannelli, Annamaria Barbaro, Anthony Moman, Kouhei Nakama, Andrea Roggi e Simon Thompson.

Un lungometraggio dai forti contrasti, a partire dalla nota positiva della canzone di Anastacia, nel raccontare di Michael Rubino (Hirsch), appena diventato un grosso capo della mafia di New York, con il desiderio nascosto di poter dedicare la sua vita alla pittura e diventare un grande artista. Mentre John Kaplan (Rhys Meyers) è un mercante d’arte disordinato e all’apparenza confusionario,  ma considerato uno dei  migliori al mondo per l’individuazione dei falsi. Le strade dei due si incrociano quando il clamoroso furto della Pink Marilyn di Warhol innesca una serie eventi.

Ma, se nella sua prima parte American night appare in qualità di discreto thriller con l’originale sfondo dell’arte, in breve naufraga, tra colpi di scena, eventi a catena a volte divertenti, in altri casi incomprensibili, e una recitazione che lascia a desiderare. Ciò che maggiormente pesa al tutto è il chiaro desiderio di scimmiottare il cinema di Quentin Tarantino con sparatorie e momenti splatter che, però, non gli fanno raggiungere altro che i vertici del trash.

Magari in futuro verrà rivalutato proprio a causa di questo aspetto trash, ma attualmente risulta soltanto debole il tentativo di mettere insieme tanti volti noti all’interno di una vicenda destinata a diventare sempre più confusa, perdendo rapidamente l’idea originale di legarla al mondo dell’ arte.

Quando la maggior parte del pubblico comprenderà che Tarantino stesso, per sua ammissione, non ha fatto altro che copiare tutta la celluloide di genere italiana, forse anche Della Valle si renderà conto del fatto che sarebbe stato sufficiente recuperare tanti film anni Settanta made in Italy per trovare idee più originali o, comunque, una storia maggiormente scorrevole. Ultima nota: imprevedibile finalino nei titoli di coda.

 

Roberto Leofrigio