Andrea Andrillo: gli uomini, le bestie e gli eroi.

Lasciamo girare questo disco con il fascino che sa di poesia, che sa di leggerezza, che coniuga le visioni di una bella giornata di primavera e di montagne con quel grigio velato di un ricordo che ha fatto la storia dei libri e delle persone. Persone appunto. Si parla di uomini di questa terra, delle nostre guerre e dei nostri giorni anche. Parlo così perché innamorato di quel brano che chiude la tracklist di 9 inediti dal titolo “Gorizia tu sei maledetta”. Ma non è questo un disco di storie di guerra o di politica sociale. È un disco di poesia umana. Il cantautore sardo Andrea Andrillo pubblica per la RadiciMusic questo bellissimo lavoro dal titolo “Uomini, bestie ed eroi” che poi alla fine non è che sia tanto semplice etichettare e incastrare dentro schemi e concetti estetici. Una forma canzone semplice e mai presuntuosa, sincera, acqua e sapone dove l’elettronica di questa nuova moda indie non entra – anche perché non saprebbe proprio cosa dire. Ci ritroviamo tra le mani un lavoro dall’estetica pulita. Ormai sono tempi in cui si violenta la parola cantautore e poi accade di ritrovare artisti che ne restituiscono il senso, quello sociale e quello letterale. “Uomini, bestie ed eroi” tra l’altro culla in se anche “Forse sognare”, di cui il video a seguire: uno dei brani di una colonna sonora che troverà la pubblicazione nei prossimi mesi. Il film che la ospita è altrettanto importante: “Mark’s Diary” di Giovanni Coda. Una finestra, un focus, un film che immagino essere un ibrido scenario in bilico tra teatro e cinema in cui si cerca di incontrare e di scontrarsi con il pudore privato della sessualità, quella però di persone con gravi disabilità fisiche. Insomma: Andrea Andrillo ha dalla sua la sensibilità per fermare il tempo senza dover per forza ricorrere alle armi di disinformazione di massa.
Che poi a leggere l’intervista che segue, si capisce bene che la pasta è ben altra che quella di banale estetica per gli occhi e lo spettacolo di un palcoscenico. Qui si scende, si spengono le luci e si resta nudi. Ed è ora il momento di saper parlare…

Noi iniziamo sempre parlando di ESTETICA visto che è il nostro tema portante.  Per Andrea Andrillo, cosa rappresenta? Che importanza ha nella vita di oggi?

A guardare me, non esattamente un tronco di pino imperiale, uno direbbe che l’estetica non abbia una grande importanza nel mio piccolo mondo interiore ed esteriore. E invece no, perché  è risaputo che il modo in cui si appare è il nostro primo biglietto da visita
Subito dopo, ben più importante, arriviamo noi per come siamo davvero, talvolta in effetti non in totale armonia con ciò che sembriamo.
Ma le persone, alla fine, le scegli per come sono, non per come sembrano.
Ciò non ostante, noi tutti, in modo più o meno conscio, non cessiamo per un attimo di mandare al mondo circostante un’infinità di messaggi “estetici” che servono a comunicare ciò che riteniamo di essere o sembrare

E questo non c’entra con l’essere belli o brutti, perché se non possiamo decidere in che corpo vivremo dal momento in cui arriviamo in questo mondo, possiamo però scegliere come proporci agli altri. Sta tutto qui il fascino delle persone, no? E ci sono evidentemente molti modi per farlo, in una serie di infinite di combinazioni.
E c’è dell’altro! Prendi per esempio, un esempio banale, uno cui dicano spesso che sembrerebbe dieci anni più giovane se si tagliasse la barba. Però quello ha scelto di non sembrare più giovane di ciò che ritiene di dover apparire e la barba non se la taglia, non se la tinge e – apparentemente – se ne frega.

È un gesto che, se compiuto coscientemente, potrebbe avere tutta una serie di implicazioni, da quelle più banali fino a considerazioni più complesse, persino politiche. Potremmo presupporre che quest’uomo voglia contestare con un semplice gesto un intero sistema di valori strutturato in modo da indurre tante persone a credere che per essere validi e competitivi, all’interno di una data società,  sia meglio se non addirittura necessario essere (o sembrare) sempre giovani. Con la conseguenza che l’età diventa un peccato da tenere nascosto e in tanti nasce un’insicurezza o persino un’infelicità che li porterà a diventare assidui consumatori di cosmetici o a rivolgersi alla chirurgia plastica, o più frequentemente all’estetista…

Però anche il contrario di tutto questo è vero Perché mai uno non dovrebbe spendere i suoi soldi in creme anti età se lo ritenesse necessario? Alla fine ognuno vuole soprattutto star bene con se stesso, è evidente.

Quindi, per tornare alla tua domanda…che importanza ha l’estetica nel mondo di oggi? Direi che oggi, esattamente come ieri, ha un’enorme importanza.

Ma è ancora più importante che gli individui siano – o diventino, se non lo sono attualmente – più liberi di poter scegliere cosa essere o apparire, lontano da condizionamenti subdoli e dalla minaccia che la mancata omologazione ad un modello deciso altrove porti sostanzialmente a forme di esclusione sociale e discriminazione.

Apparire. Per un artista è divenuto forse il target finale del suo mestiere. Oggi quindi possiamo dire che è prioritaria l’estetica e l’apparenza al contenuto e l’analisi? Con questo tema poi si aprono grandi fratture proprio nell’essere cantautore…

La prima legge del marketing è che se una cosa non la comunichi, se non riesci a farla apparire unica fra le tante, quella cosa non esiste. Per stare in ambito musicale, puoi fare il disco più bello del mondo, ma se le persone non sanno che l’hai fatto, di fatto non esiste.
A questo punto, preso atto delle regole del gioco, devi ragionare sui motivi per i quali fai musica: hai un’urgenza espressiva o è un mestiere come un altro? Hai bisogno di gratificazioni perché hai bisogno di affetto e quindi insegui l’applauso? O altro? Non so, ognuno risponde per sé. Ma da ciò che scoprirai indagando le ragioni per le quali sei un autore e un musicista, dipenderanno tante altre considerazioni importanti per il tuo benessere fisico e psichico. Per esempio, come affronterai il fallimento? Cosa è il successo per te? Son cose che trascendono il lato professionale e artistico, che riguardano la tua intera vita.
Io ci ho ragionato, fra un fallimento e l’altro… Il successo è star bene con se stessi! Questo dovrebbe sempre essere il tuo primo obiettivo.
Detto questo, hai perfettamente ragione: conta più l’estetica e l’apparire rispetto all’analisi e al contenuto? Per un cantautore questa frattura fra le regole del mercato e le regole di un’arte che nasce come espressione genuina di stati d’animo o anche di istanze sociali, non è veleno? Ovviamente sì! Hai fatto centro. E quindi è importante fare una scelta molto radicale. Io ho scelto di non suonare per l’applauso in sé. Mi interessa il contatto, la condivisione. Poi arriva l’applauso, se sono stato bravo. Ma non è il primo obiettivo. Se lo fosse, starei regredendo al rango di quelli che suonano per fare vedere quanto son bravi. E sono tanti. Io suono perché ho bisogno di farlo, “senza applausi o fischi”, come diceva nonno, perché ritengo importante incontrare il pubblico, fare rete, discutere. Se poi arriva l’applauso..che sia benedetto. Vuol dire che tutto ciò che stavo cercando di fare, sono riuscito a farlo bene.

Veniamo a questo disco: “Uomini, bestie ed eroi”. Che cosa vuole rappresentare? Il mondo di oggi o il mondo di domani?

Io sono totalmente inserito nel mio tempo, nel mio oggi che è un oggi condiviso. Ci ho pensato molto, sai? Quando mi chiedevano “di cosa parlano le tue canzoni”?  Alla fine ho capito: io canto gli eroi del quotidiano, le persone cui talvolta il Mondo non riconosce una dignità che invece loro posseggono e che li spinge a continuare malgrado tutto. Canto quelli che non si arrendono anche se ritenuti “insufficienti”. Un padre sordo che sente esplodere nel cuore un canto che non può cantare a sua figlia; o eroi dimenticati che hanno sacrificato tutto per la libertà o persone capaci di abbandonare ogni certezza e il proprio paese per andare a cercare fortuna altrove; canto un uomo su un cornicione al quinto piano che sceglie di ribellarsi ad una vita infernale lanciandosi nel vuoto e canto anche le bestie del quotidiano, coloro che tirano i fili, coloro che ti vorrebbero spettatore passivo della tua vita. Non esattamente ciò che serve per fare l’occhiolino al mercato, mi è chiaro questo, ma si sa che se vuoi fare la frittata, devi metterti a rompere le uova.

Dalla tua biografia scopriamo radici musicali di ben altro stile rispetto a questo mood cantautoriale assai delicato ed acustico. Trasformazione evolutiva o regressiva?

È un cammino in divenire: perseguire l’essenza, costruire attorno ai silenzi, dar peso alle parole, al suono, arrivare dritto al petto, passando appena per le orecchie. Il tutto cercando di non perdere intensità, energia, colore, sapore… sono molto fortunato, credo di essere riuscito a costruire nel tempo una mia cifra stilistica riconoscibile, un mio piccolo mondo da poter condividere con l’ascoltatore

E poi veniamo al film. Altro grande tema per noi. Da questo disco ritroviamo tracce finite a comporre la colonna sonora del film “Mark’s Diary”. Musica e Film. Ecco un’estetica che ci piace. Tu come la vedi questa unione?

Banale dirlo, ma la vedo assai bene. Ciò che è successo è che mentre lavoravo al mio disco d’esordio, uscito a luglio del 2018, il mio cammino artistico si è intrecciato con quello di Giovanni Coda. E mentre finivo “Uomini, bestie ed eroi” ho anche buttato giù una serie di brani per Mark’s Diary, alla cui colonna sonora, lo ricordiamo, partecipano anche Cosimo Morleo e Arnaldo Pontis dei Machina Amniotica.
Alcuni degli otto brani che io porto nella colonna sonora sono inediti, altri no, perché ho riscritto – letteralmente riscritto – una serie di pezzi di altri autori che poi diventeranno il secondo capitolo della trilogia che sto inaugurando con UB&E, ovvero il mio secondo album, la colonna sonora del film che attendiamo sul mercato in primavera, in occasione della prima internazionale del film ad Amsterdam nel marzo 2019
Per completare l’intreccio, poco prima dell’uscita del film, “Forse sognare”, il brano di apertura di “Uomini, bestie ed eroi”, è diventato un video meraviglioso, il teaser 2.0 del film. Ma è qualcosa di più di un semplice teaser: è come un capitolo aggiuntivo al film, un vero e proprio cortometraggio, un storia di tre minuti che sta in piedi da sé.

Chiudiamo con una domanda difficile. Sessualità di persone con gravi disabilità. E in questo caso, dunque, l’estetica che cosa conta e come si muove secondo te? Te ne sarai fatto un’idea…

L’estetica cosa conta..è una domanda difficile. Come dire cosa conta l’apparenza in un amore? Credo conti solo in una fase iniziale. Amare significa avere colto l’essenza della persona che ti sta di fronte, averla colta al punto da averla amata totalmente, di avere deciso di fondere la tua essenza alla sua. Questo vale per tutti, indipendentemente dalla disabilità. Ma qui comincia la parte amara…un disabile ha molte più difficoltà a potersi relazionare con gli altri.
Grazie a questo film ho potuto guardare al di là di una porta perennemente chiusa per chi non vive nel mondo della disabilità. Ho potuto ascoltare le testimonianze tratte dal manuale di Maximiliano Ulivieri, “Lovability”, il libro che ha ispirato il film e gli interrogativi che esso si pone.

Il regista non ha la presunzione di fornire risposte semplici a domande complesse, ma sicuramente eccelle nello stimolare un dibattito, nel proporre un’alternativa al nostro punto di vista asfittico di persone “normali”, che non si sono mai messe il problema di che tormento sia sentirsi privati anche dell’amore e del sesso oltre che della capacità di poter badare a se stessi.  Il tutto all’interno di una struttura narrativa complessa, nell’ambito di un film cantato e ballato, perché Mark’s Diary è anche un omaggio alla danza e alla poesia…
Qui nel sud dell’Europa non si sente parlare di una figura professionale come l’assistente sessuale. C’è tutta una tradizione di ipocrisia da scavalcare, secondo la quale se chiudo gli occhi e non vedo il problema, il problema scompare. Che non è uguale a risolverlo, neppure un po’. Ecco, cominciamo a parlarne, cominciamo a portare fuori dalle loro stanze chiuse a chiave questi nostri fratelli e sorelle che ci chiedono di non seppellirli vivi con il loro bisogno di amore. Evitiamo il pietismo, quel “poverino” di troppo e consideriamoci tutti semplicemente “persone”. Credo sia un buon modo per cominciare col piede giusto.