Ant-Man and the Wasp – Quantumania: da un piccolo supereroe derivano grandi poteri

Nonostante il successo lo abbia reso protagonista già di due lungometraggi, Ant-Man, ovvero l’uomo capace di poter divenire piccolo come una formica e gigante come un palazzo (guardare Captain America: Civil war per credere), rimane curiosamente uno dei meno celebrati supereroi Marvel.

Membro degli Avengers e in possesso dei connotati della star brillante Paul Rudd, i cui tempi comici danno la giusta dimensione al tipo di prodotti dedicati a questo personaggio nato nel 1962 dalla mente di Stan Lee e Larry Lieber e dai tratti del disegnatore Jack Kirby, torna in azione in Ant-Man and the Wasp – Quantumania.

Dunque, Scott Lang/Ant-Man si riunisce in questa terza avventura da grande schermo alla Hope van Dyne di Evangeline Lilly, ovvero The Wasp, e ai veterani Janet van Dyne e Henry Pym, rispettivamente Michelle Pfeiffer e Michael Douglas, per ritrovarsi inaspettatamente nel regno Quantico, dove, tra particelle e molecole, scopre l’esistenza di un mondo a parte, abitato da popolazioni in guerra e svariate creature. Un mondo in cui, però, risiede anche una vecchia conoscenza di Janet: Kang il Conquistatore (Jonathan Majors), individuo che sembra provenire da un’altra dimensione e che minaccia la morte di uccidere Scott e dei suoi cari, tra cui la figlia Cassie (Kathryn Newton), se non otterrà il potere che gli consentirà di tornare nel suo universo.

Il Marvel Cinematic Universe continua quindi ad espandersi tra cinema e televisione, tanto che, inserendo nei film per le sale riferimenti a contemporanee serie in serie dedicate ai suoi supereroi, riscia in parte di renderli incomprensibili (si pensi al recente Doctor Strange e il multiverso della follia, che per essere compreso del tutto obbliga al recupero di Wanda Vision). Bisogna però dire che il franchise cinematografico dedicato ad Ant-Man rientra tra quelli che ne risentono meno sotto questo aspetto, proseguendo senza tener conto di dettagli esterni per l’avanzamento delle trame.

Diretto come Ant-Man e Ant-Man and the Wasp da Peyton Reed, Ant-Man and the Wasp – Quantumania si snoda attraverso un esilissimo plot poggiando su una struttura alla vecchia maniera senza infamia e senza lode e gestendo con efficacia la leggerezza del tutto (d’altronde questa saga è nata sotto il segno dell’ironia).

Con l’onnipresente effettistica in CGI anche quando non strettamente necessaria (sfondi green per rappresentare perfino il mondo reale), Rudd rimane un protagonista con il carisma che serve per la causa di questo personaggio minore Marvel, e la Lilly, che meriterebbe maggiore spazio in quanto antagonista, si accontenta di essere nominata nel titolo, considerando che in fin dei conti viene poco sfruttata.

I loro volti si affiancano alla professionalità della Pfeiffer e di Douglas e ai contributi da villain basico di Majors e da sagoma teen della Newton, con annessa un’apparizione speciale (e marpiona) di Bill Murray, al servizio di un ennesimo Marvel movie che vive di superficialità cinematografica, ma che in fondo si sviluppa in modo maggiormente degno rispetto ad altri cinecomic.

Questo perché lo script di Jeff Loveness non necessita di legarsi forzatamente ad altri tasselli marveliani, consentendo al pur modestissimo Ant-Man and the Wasp: Quantumania di fare la figura del leone.

 

 

Mirko Lomuscio