Anthony Valentino: il rock di una bellezza antica

Esordio di carriera e di esperienza quello che c’è nelle vene di questo chitarrista e producer della scena milanese e non solo. Anthony Valentino ci regala l’ascolto di un suo primo disco ufficiale dal titolo “Walking on Tomorrow” dove l’America di epiche battaglie rock metropolitane si mescola con il delicato romanticismo inglese e quel gusto italiano del pop melodico. Ma tutto questo passa inesorabilmente verso una bellezza metallica, tra prog e rock consumato, tra amplificatori e dannate avventure d’amore. “Walking on Tomorrow” non accetta il compromesso con una schiavitù mediatica e si appresta alla sua personale rivoluzione di esistenza.

Noi parliamo spesso di bellezza, non intesa solamente come bellezza estetica di superficie. Per Anthony Valentino che significa la bellezza?
La bellezza racchiude tantissime cose per me. Al di là delle più ovvie, da musicista posso dirti che comporre, scrivere ed esternare le proprie emozioni in modo autentico rappresenta una grande forma di bellezza perché in qualche modo riesce a purificarmi l’anima, ad alleggerire i miei stati d’animo più invadenti. Quindi penso che tutto ciò che può essere liberatorio per la nostra testa ed il nostro spirito sia un grande esempio di bellezza. La varietà con il quale questo cambia da individuo ad individuo rende tutto ancora più bello perché ci si può interfacciare a sfumature sempre differenti tra di loro; penso ad esempio, alla bellezza di straordinari pittori, scultori, scrittori e musicisti, che hanno fatto grande il nostro Paese. Forme d’arte differenti tra loro e che raccontano tutte la grande bellezza interiore ed esteriore. In fondo siamo Italiani, quindi, senza dubbio, nel concetto di bellezza ci sguazziamo.
Per me la bellezza è racchiusa un po’ ovunque; anche il mondo in cui viviamo, l’ho sempre considerato un posto splendido nonostante sia un luogo complesso in cui vivere a volte. In fin dei conti è il cercar di stare bene, di migliorarsi, di ritrovare una serenità perduta e di tendere il più possibile alla propria anima, il concetto più pieno di bellezza.

E quanto l’estetica, il bello da mostrare, in qualche modo incida e condizioni la scrittura di un disco come “Walking on Tomorrow”?
Vorrei l’avesse fatto un po’ di più. In “Walking On Tomorrow” racconto di cose splendide come l’amore ed alcuni grandi sogni e desideri che ho ma, sono senza dubbio anche i demoni e gli aspetti “meno belli” quelli che racconto nel mio album.
Per me era fondamentale raccontarmi in modo sincero, nei miei punti di forza ma soprattutto nei miei punti deboli; quando ho deciso di scrivere e comporre questo album, l’ho fatto perché sentivo l’urgenza di raccontarmi senza filtri e facendo un viaggio introspettivo. In questa introspezione sono soprattutto i demoni e le paure che vengono fuori e questi non sono sempre belli da mostrare, ma per me, era importante farlo, per dare autenticità al mio album; forse è proprio in questo che è racchiuso il concetto di bellezza legato a “Walking On Tomorrow”, la spontaneità.

Producer, chitarrista, attore della scena milanese. Ecco, raccontacela: il rock milanese com’è?
Suono da quando ho diciassette anni, oggi ne ho trentaquattro e posso dire che in questi quasi venti anni, ho visto cambiare profondamente la scena musicale milanese. Vivo solo di musica dal 2013, quindi è soprattutto negli ultimi sette anni che sono entrato nelle dinamiche musicali della mia città. Quando ero ragazzino ricordo che Milano era decisamente più Rock, c’erano molti più locali che favorivano la musica inedita live; certamente, essendo in Italia, non dico che il Rock fosse il genere dominante, perché in Italia non lo è mai stato, ma comunque si respirava una certa atmosfera Rock, c’era più spazio per gruppi che proponevano inediti Rock e Metal.
Purtroppo molti storici locali milanesi negli ultimi anni hanno chiuso e, con loro, un pezzo di storia che è sempre stato un importante punto di riferimento per musicisti ed appassionati di Rock.
Milano è comunque una città molto importante dal punto di vista musicale ed è una città alla quale io devo tantissimo, perché mi permette di essere ciò che sono, un musicista.

L’amore, la rivalsa, la resistenza, il romanticismo. E anche tanto altro dentro queste canzoni. Dunque pensi di aver scritto un disco a suo modo sociale?
Penso di si. L’esperienze ed i temi che tratto nel mio album possono essere comuni a molte altre persone che, come me, hanno vissuto quella determinata esperienza o stato d’animo. L’amore che racconto in “Walking On Tomorrow” è quell’amore che in fondo tutti sogniamo, ovvero quello che vive di legami eterni; e così anche altri messaggi di forza e coraggio, mirati a migliorarsi ed a vivere tendendo alla propria anima ed alle proprie passioni, cercando di perseguire sogni e desideri, anche questi possono essere comuni a chi mi ascolta. Il tema della paura, che è presente in due brani, è anche questo decisamente comune, in quanto descrivo la paura che nasce dall’infanzia e che, in qualche modo, va a definire ciò che siamo in età adulta. Bisogna poi lavorare sulle proprie paure. La speranza di veder cambiare il mondo in un luogo con meno disparità, con più tolleranza e con più equità tra le classi sociali è qualcosa che ho descritto, facendo anche qualche riferimento ad un certo genere di politica, che trovo dannosa ed impari.
Sono quindi tanti i temi trattati nell’album che possono sicuramente avere un indirizzo sociale.

E nella onnipresenza dell’effimero, della cultura molto di facciata che abbiamo oggi… come pensi che dialoghi con il pubblico un’opera che cerca nella profondità il vero messaggio?
Non è sempre facile in effetti, perché oggi c’è una tendenza di base alla ricerca della frivolezza e, secondo me, lo si fa per ritagliarsi un momento di leggerezza in diversi momenti della giornata. E’ qualcosa che capisco e che, con tutta onestà, vado a ricercare anche io in alcuni momenti. A parte alcuni passaggi, in “Waking On Tomorrow” l’aspetto predominante è sicuramente quello dell’introspezione e profondità dei temi trattati, quindi non è sempre facile il dialogo. Devo però dire che gran parte delle persone che hanno ascoltato il mio album in questi primi due mesi dall’uscita, chi in un modo chi nell’altro, si è identificato in qualche canzone; a volte anche solo in un verso di una canzone.
L’aspetto della composizione è quello che per me ha un enorme valore, pari a quello dei testi; quindi è sempre bello vedere persone coinvolte da un solo di chitarra, da un arpeggio o da una successione armonica. Il vero messaggio credo sia proprio l’interazione e l’esplorazione delle emozioni che questo album può suscitare in chi le coglie.

Domanda scenica finale, ce la devi. Il rock è morto? Domanda troppo famosa per non giocarmela con un artista come te…
Direi proprio di no. Non credo il Rock morirà mai perché resta sempre uno dei generi musicali più diretti e sinceri. Certamente non possiamo pensare che sia in voga come negli anni settanta, ottanta e novanta, però posso dirti che ci sono veramente ottime band, in tutto il mondo; finché ci alimenteremo di Rock, questo non morirà mai.