Antonio Tentori, uno dei maggiori interpreti della scrittura legata al cinema horror, ci racconta la sua esperienza nella novelization di Inferno, il capolavoro di Dario Argento. Un lavoro che rappresenta una sfida e un atto d’amore per il cinema e la narrazione. In questa intervista esclusiva per Mondospettacolo, Tentori ci svela i segreti dietro le quinte della sua scrittura, il legame con l’universo di Argento e il ruolo speciale di Daria Nicolodi, dedicataria dell’opera. Un viaggio tra paura, esoterismo e l’arte di trasporre sul foglio la magia e l’orrore del grande schermo.
Antonio, sei uno dei più grandi interpreti della scrittura legata al cinema horror. Come è stato per te lavorare alla novelization di “Inferno” di Dario Argento?
Una bella sfida, perché non è semplice trasferire in forma romanzata le suggestioni e le atmosfere che emanano da un horror assoluto come Inferno, per me uno dei film più straordinari diretti da Argento. Tra l’altro era il mio primo romanzo, quando nel 1997 uscì la prima edizione della novelization nell’antologia collettiva Terrore profondo edita da Newton Compton.
Parliamo del grandissimo Dario Argento. Qual è l’elemento più affascinante del suo modo di raccontare l’orrore che hai cercato di trasmettere nel libro?
La paura che può nascere nelle situazioni più imprevedibili. Che assume l’identità di personaggi insospettabili e apparentemente innocui. Che si annida negli ambienti quotidiani, improvvisamente trasfigurati in maniera inquietante. Pochi autori come Dario Argento sanno trasmettere questa sensazione di inquietudine che dall’irrazionale arriva alla paura e dal terrore al delirio.
L’Opera e la Dedica a Daria Nicolodi
“Inferno” è dedicato all’indimenticabile Daria Nicolodi. Che ruolo ha avuto Daria, secondo te, nell’universo narrativo e visivo di Dario Argento?
Daria Nicolodi ha rappresentato senz’altro molto per Dario Argento. È stata legata sentimentalmente a lui per diversi anni, attrice in numerosi film a partire dal cult Profondo rosso a La terza madre, e sua sceneggiatrice per Suspiria, dove ha contribuito con le sue conoscenze in materia di esoterismo e magia. È la madre di Asia Argento con cui ha anche recitato in alcuni film, come La terza madre.
Nel lavorare alla novelization, come hai integrato la sua figura e il suo contributo artistico nell’opera?
Ho voluto dedicare a lei la novelization, perché eravamo amici ed è stata strappata troppo presto alla vita. In Inferno Daria ha un ruolo rilevante e ho provato ad ampliarlo suggerendo sue sensazioni e stati d’animo. Pur non avendo firmato la sceneggiatura credo che Daria sia stata importante per quanto riguarda gli aspetti esoterici di Inferno, legati anche al racconto Levana di Thomas De Quincey.
La Trilogia delle Madri
“Inferno” è il secondo capitolo della trilogia delle Madri. Cosa rende Mater Tenebrarum, Mater Lacrimarum e Mater Suspiriorum delle figure così potenti e inquietanti nel mondo dell’horror?
Nell’ambito del cinema horror internazionale ritengo che la Trilogia delle Madri degli inferi sia una delle invenzioni più suggestivi e innovative. Suspiria presenta Mater Suspiriorum, ovvero la “regina nera” Elena Markos, ma il mito delle Madri viene sviluppato soprattutto in Inferno dove viene spiegato che Mater Suspiriorum, Mater Lacrimarum e Mater Tenebrarum dominano il mondo con il dolore, le lacrime e le tenebre. Un destino a cui è impossibile sfuggire, come accade a quasi tutti i personaggi di Inferno. Non a caso la vera essenza di Mater Tenebrarum, svelata alla fine del film, è la Morte.
La Novelization di “Inferno”
Nel processo di scrittura, hai apportato elementi nuovi o approfondimenti rispetto alla sceneggiatura originale del film?
Per la scrittura della novelization mi sono basato unicamente sulla sceneggiatura e sulla visione del film. Elementi nuovi non ne ho aggiunti, invece ho ampliato i vari personaggi, con i loro pensieri nelle situazioni allucinanti che stanno vivendo, il più delle volte senza neanche rendersene conto.
Qual è stata la scena o il personaggio che ti ha emozionato di più nel trasporre in forma scritta?
Ritengo Inferno un film fatto quasi unicamente di scene madri, ovvero non ci sono momenti di pausa, ma è come un sogno atroce che vivono tutti i protagonisti a cominciare da quello principale, l’unico che riuscirà a sopravvivere. Quindi amo ogni singola scena, a cominciare dai titoli di testa per concludere con il finale, in cui il disegno della Morte viene rivelato all’incredulo superstite. Mi ha perciò emozionato rendere in forma letteraria ogni singolo momento del film.
Come hai affrontato il compito di rendere l’atmosfera cupa e surreale di “Inferno” attraverso le parole?
Come dicevo prima, non è stato facile. Evocare le medesime atmosfere è impossibile, quindi ho provato a farle mie e a restituirle sotto forma di romanzo. È un lavoro che reputo un omaggio e un atto d’amore per uno dei miei cult movies.
Il Tuo Rapporto con il Cinema e la Scrittura
La novelization di “Inferno” è solo uno dei tuoi tanti progetti. Come riesci a bilanciare il lavoro di sceneggiatore e quello di scrittore?
In realtà ho iniziato a scrivere prima per il cinema e dopo per la narrativa, principalmente racconti in diverse antologie noir e horror. Distinguo queste due attività, in quanto scrivere sceneggiature è il lavoro, mentre i romanzi rappresentano qualcosa di diverso, di più libero e personale.
C’è un momento della tua carriera che consideri più significativo nel tuo percorso artistico?
Almeno due momenti: l’uscita al cinema nel 1990 di Un gatto nel cervello di Lucio Fulci, la mia prima sceneggiatura. E la partecipazione al festival di Cannes con Dracula di Dario Argento.
Sguardo al Futuro
Hai in mente altri progetti legati alla trasposizione di film horror o gotici in forma letteraria?
Per ora no, ma mai dire mai.
C’è un sogno nel cassetto che vorresti realizzare come scrittore o sceneggiatore?
Un film dal mio primo romanzo, Il bambino che giocava con le bambole.
Che messaggio vuoi trasmettere ai lettori che si avvicineranno a “Inferno”?
Divulgare ulteriormente con la mia novelization un horror unico e irripetibile.
C’è qualcosa che non ti è mai stato chiesto in un’intervista e che vorresti raccontare?
Ci sarebbero troppe cose da raccontare, magari un’altra volta!
Un saluto speciale per i tuoi fan e per i lettori di Mondospettacolo.
Non rinunciate mai ai vostri sogni.
Le illustrazioni del libro sono state realizzate da Luca Musk
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