Appena un minuto: Giusti… in sessanta secondi

Se avessimo la possibilità di tornare un minuto indietro, nella nostra quotidianità, spingendo semplicemente un tasto? In Appena un minuto ne sa qualcosa il Claudio dal volto di Max Giusti, agente immobiliare cinquantenne e divisosi dalla moglie Rebecca alias Susy Laude, da cui ha avuto due figli e che lo ha lasciato per il “Re della Zumba” Manfredi, ovvero Dino Abbrescia.

Un po’ come il papà di Zach Galligan in Gremlins, infatti, si ritrova nel negozio di un cinese che, però, non gli vende il tenero Mogwai chiamato Gizmo, bensì uno smartphone in apparenza identico a tanti altri, ma che consente, in realtà, di rivivere e modificare quando lo desidera lo svolgimento degli ultimi sessanta secondi della sua vita.

Del resto, al di là del classico per ragazzi diretto nel 1984 da Joe Dante, in questa seconda regia cinematografica di Francesco Mandelli – dopo la vicenda di bullismo raccontata in Bene ma non benissimo – non pochi sono gli evidenti riferimenti agli anni Ottanta, dai disegni mostrati in apertura ai titoli di testa sulle note di Un jeans e una maglietta di Nino D’Angelo, fino ad una chiara variante della faccenda delle scommesse sportive portata in scena da Robert Zemeckis nel secondo Ritorno al futuro.

Senza contare il barista Simone nei cui panni troviamo Herbert Ballerina (all’anagrafe Luigi Luciano), che, tra i migliori amici del protagonista insieme al traffichino Ascanio interpretato da Paolo Calabresi, ricorda in un certo senso il Totip regalatoci da Enio Drovandi nella popolare serie televisiva I ragazzi della 3ª C.

Tutti nomi che, al di là di brevi apparizioni per il veterano Enzo Garinei, il capatondiano Ivo Avido, il rapper J-Ax, Ninni Bruschetta e lo storico calciatore Marco Tardelli, impreziosiscono un ricco cast comprendente, inoltre, Mirko Frezza nel ruolo di un grottesco clochard alloggiante sulle rive del Tevere e, coinvolti in qualità di genitori separati di Claudio, Massimo Wertmüller e Loretta Goggi.

Quest’ultima oltretutto impegnata in maniera esilarante a precisare che il già citato Nino D’Angelo è un grande artista, perché, a differenza di Gigi d’Alessio, non ha mai lasciato la propria moglie.

Man mano che, tra Balla di Umberto Balsamo inclusa nella colonna sonora e un probabile omaggio a Una vita difficile di Dino Risi avvertibile nella sequenza della piscina, lo stratagemma fantastico alla base del plot conferisce alla oltre ora e mezza di visione un sapore vagamente vicino a quello delle commedie americane, complice il fatto che l’aggeggio finito nelle mani di Claudio si rivela non poco utile a cambiare la sua tutt’altro che rosea esistenza.

E si ride a sufficienza, ma solo per ribadire l’importanza del valore della famiglia all’interno di una sceneggiatura che, scritta dallo stesso Giusti insieme a Igor Artibani, Giuliano Rinaldi e Giovanni Bognetti, poteva magari regalare qualcosa di più nella sua fase conclusiva… sebbene Appena un minuto rimanga una piacevole e divertente operazione.

 

 

Francesco Lomuscio