Sceneggiato e diretto dall’americano James Gray autore, tra l’altro, del dramma di taglio poliziesco I padroni della notte e del fantascientifico Ad Astra, Armageddon time – Il tempo dell’Apocalisse si svolge nel Queens, a New York, negli anni Ottanta.
Rispettivamente in possesso dei connotati di Banks Repeta e Jaylin Webb, Paul Graff e Johnny Davis sfidano la realtà del periodo, che ha a quanto pare all’ordine del giorno il razzismo e la disuguaglianza.
Nessun bambino nasce razzista e, in questo caso, l’educazione genitoriale è fondamentale. Paul non sente nessun peso da parte della società americana e stringe un legame molto forte con il ragazzino Johnny, il quale fugge dagli assistenti sociali. Il loro sogno è quello di trasferirsi in Florida e di vivere la vita che desiderano. Perché Paul vuole disegnare e fare l’artista, mentre Johnny intende entrare nella NASA. Ma non tutte le storie vanno verso un lieto fine. I due piccoli dovranno dunque affrontare un bel po’ di ostacoli, primo di tutti un lutto che subisce Paul e che finisce per rivoluzionare le sorti della sua vita.
Nel corso di oltre un’ora e cinquanta di visione al cui interno una certa sterilità e la drammaticità vengono trasmesse in maniera efficace dai colori dei toni autunnali, elemento spiccante di Armageddon time – Il tempo dell’Apocalisse.
Il resto lo fa il cast decisamente stellare, dal grandissimo Anthony Hopkins calato nei panni di un nonno di nome Aaron, premuroso e molto presente nella vita del nipote, ad Anne Hathaway, la quale ricopre invece il ruolo della mamma Esther.
Al Jeremy Strong de La grande scommessa e Black Mass – L’ultimo gangster, infine, spetta la parte di papà Irving in questa apprezzabile vicenda di crescita a base di tanto chiacchierato Sogno Americano la cui locandina, giustamente, recita “La fine di un’epoca, l’inizio di ogni cosa”.
Virginia Lepri
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