ARRIVA A PESARO JESUS CHRIST SUPERSTAR

La versione italiana di Massimo Romeo Piparo compie 20 anni

Jesus Christ Superstar, il capolavoro di Andrew Lloyd e Tim Rice, è passato alla storia come uno dei musical più famosi e amati di tutti i tempi. La versione italiana in lingua originale firmata da Massimo Romeo Piparo  compie quest’anno 20 anni e vanta ormai numerosi record, con numeri di tutto rispetto: 3 diverse edizioni, 11 anni consecutivi in cartellone nei teatri italiani dal 1995 al 2006, oltre 1.000.000 di spettatori, più di 100 artisti che si sono alternati nel cast,  più di 1.000 rappresentazioni in 19 regioni e 84 città italiane.

Per questa edizione celebrativa dei 20 anni di repliche, Piparo é riuscito a coinvolgere nel ruolo del protagonista Ted Neeley, colui che diede un’impronta indelebile e mitica al ruolo di Gesù nello storico film di Norman Jewison del 1973. Per la sua interpretazione fu candidato al Golden Globe nel 1974 assieme a Carl Anderson che impersonava il ruolo di Giuda Iscariota (forse pochi ricordano che all’inizio, nel 1970,  JCS è stata un’opera rock discografica cantata da Ian Gillan, il leggendario frontman dei Deep Purple, il gruppo musicale inglese ritenuto fra i principali pionieri dell’heavy metal, assieme ai Led Zeppelin e ai Black Sabbath).

La prima mondiale di questo spettacolo-evento (prodotto da PeepArrow) si è svolta al Sistina di Roma il 19 settembre scorso (le repliche sono proseguite fino al 28). Ha fatto poi tappa all’Arena di Verona il 12 ottobre, per proseguire all’Arciboldi di Milano dal 16 ottobre al 2 novembre. Promosso dal Comune di Pesaro e dall’Amat (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) il musical è andato in scena al  Rossini  il 27 e 28 dicembre.

Diciamo subito che tutto quello che abbiamo letto in merito corrisponde a verità: è uno spettacolo esplosivo, eseguito interamente dal vivo, in lingua originale (ogni scena è accompagnata da citazioni del Vangelo o da frasi sintetiche, riassuntive delle varie situazioni).

L’ orchestra  di 12 elementi diretta da Emanuele Friello appare un po’ defilata, mentre  in bella mostra figura la band dei Negrita: si comincia col rock, si prosegue col funky per finire nella psichedelica (Pau, Il front della band, impersona un inconsueto Ponzio Pilato che entra in scena calzando anfibi e proteggendosi gli occhi con occhiali scuri da sole).

In scena anche un ensemble (coreografata da Roberto Croce) di 24 artisti tra ballerini, trampolieri, acrobati, mangiafuoco, che ha contagiato il pubblico con la sua esplosiva energia.

Gli elementi scenici creano un grande impatto visivo: diverse le impalcature che ospitano il cast e parte dell’orchestra; un girevole mostra il resto dei musicisti, il Maestro Friello, i Negrita e il cast diventando “luogo fuori dalla narrazione ed entro la narrazione”, diverso di volta in volta;   le gradinate sono munite di un sistema di botole con diversi elevatori fanno comparire e scomparire gli interpreti. Le luci sono coloratissime, abbaglianti e psicadeliche.

Ted Neeley ha impressionato il pubblico quando ha cantato  il brano più emozionante dello spettacolo, Gethsemane (I only want to say) dimostrando di possedere una freschezza vocale notevole a 40 anni dalla prima esibizione.

Giuda è interpretato da un bravissimo esordiente, Feysal Bonciani. Nel musical (che, com’é noto, racconta l’ultima settimana di Cristo) è dipinto non come traditore ma come vittima di un disegno del destino più grande di lui, “ordito da Dio per motivi a lui completamente sconosciuti.” Tradisce perché si sente tradito lui stesso. Splendida la sua interpretazione di  Why you let the things you did get so out of hand, allorché, piangendo accorato, si lamenta che “a Gesù sia completamente sfuggita la situazione di mano”.

Nell’ottimo  cast figurano anche Simona Molinari (Maria Maddalena), Paride Acacia (Hannas), Emiliano Seppetti (Simone).

Molte le scene che hanno colpito il pubblico, tra cui l’ingresso in scena di Erode (interpretato da Salvador Axel Torrisi), con personaggi della Commedia dell’Arte Italiana, a cui è stato aggiunto Pinocchio e soprattutto il momento della flagellazione di Gesù, accompagnata sullo schermo da una carrellata di immagini dal forte impatto emotivo, inerenti Auscwitz, l’attentato alle Torri gemelle, la strage di Bologna, il conflitto arabo-israeliano, il femminicidio, l’uccisione di Falcone e Borsellino: ogni frustrata, una tragedia..

Considerato blasfemo dall’opinione pubblica dei primi Anni Settanta (in quanto accostava i Vangeli alla cultura hippie del periodo), Jesus Christ Superstar ha riscosso col tempo l’apprezzamento indiscusso di credenti e laici per il suo messaggio universale di speranza, di fede e di amore, nonostante presenti Gesù sotto il profilo umano e non divino e lo spettacolo non includa la sua resurrezione.

Paola Cecchini