Avengers: Endgame: eroi dei nostri tempi e di quelli passati

“Fine del gioco”: lo dice il sottotitolo, la abbiamo attesa per anni e la viviamo, ora, con Avengers: Endgame.

Anche per la lunga epopea dei supereroi di casa Marvel è arrivato il momento di tirare le somme, presenziando in un lungo film  fiume che possa chiudere ogni possibile parentesi sulle vicissitudini di questi protagonisti nati sulle pagine a fumetti, creati per lo più dal compianto Stan Lee e divenuti beniamini in carne e ossa per il grande pubblico, impersonati, tra gli altri, da Robert Downey jr, Mark Ruffalo, Scarlett Johansson, Chris Evans, Chris Hemsworth, Paul Rudd, Don Cheadle, Karen Gillan e Jeremey Renner.

Dopo che li abbiamo visti soccombere nel precedente Infinity War per mano dell’ambizioso e potente Thanos (Josh Brolin), i Vendicatori, testimoni del più grande eccidio che ha visto scomparire nel nulla la metà della popolazione mondiale, pianificano la vendetta perfetta, trovando anche nuovi alleati come la new entry Carol Danvers alias Captain Marvel (Brie Larson).

Presto Thanos diviene un ricordo lontano, ma ormai tutto è perduto, e Tony Stark (Downey jr), Vedova Nera (Johansson), Occhio di Falco (Renner), Captain America (Evans), James Rhodes (Cheadle) il dottor Banner (Ruffalo), il procione Rocket (in originale doppiato da Bradley Cooper), Nebula (Gillan) e Thor (Hemsworth) svolgono un’esistenza pacata, lontana dagli eroismi che li hanno resi celebrità.

Fino al momento in cui ricompare davanti ai loro occhi il piccolo Ant-Man, cioè Scott Lang (Rudd), tornato nel mondo terrestre dopo un lungo viaggio quantico e capace di dimostrare che poter tornare indietro nel tempo è possibile, rivelando l’occasione unica per poter mettere  a posto le cose,sconfiggendo definitivamente Thanos, prima ancora che lui possa porre fine alla metà della popolazione mondiale.

Per Tony e i suoi amici, componenti dello S.H.I.E.L.D. capitanato un tempo da Nick Fury (Samuel L. Jackson) comincia, quindi, una missione che ha la priorità assoluta, destinata a fargli attraversare un lungo percorso, in mezzo a ricordi e nuove scoperte nascoste tra le pieghe del tempo.

E sono ancora una volta gli Anthony e Joe Russo già artefici di Captain America: The winter soldier, Captain America: Civil War e Avengers: Infinity war a radunare la cricca di casa Marvel in un lungometraggio blockbuster dai toni epici e caratterizzato dal desiderio di chiudere definitivamente i conti con la lunga traversata cominciata nel 2008 tramite il primo Iron man.

Risulta quindi difficile stabilire cosa vi sia di buono e di cattivo in questo film conclusivo (che tanto conclusivo, poi, non è, perché di prossima uscita vi è già Spider-man: Far from home).

Tralasciando dettagli e parentesi un po’ discutibili, di Avengers: Endgame si può dire che è un prodotto ben congegnato, capace di condensare nelle sue tre ore di durata tutto il lato nostalgico di questa operazione decennale, giocando la carta del viaggio nel tempo (Ritorno al futuro docet, come tanti altri film simili citati in un divertente dialogo) e inserendo nel calderone chiunque abbia reso grande l’universo cinematografico Marvel.

Perché, oltre ai sopra menzionati protagonisti, rivedrete parecchi dei supereroi e personaggi marveliani, tutti al servizio di un crescendo narrativo che parte nella maniera più minimale possibile (scelta assai coraggiosa per un film di questo tipo) per arrivare ad un’epica battaglia, sfociante nel più intenso dei sacrifici supereroistici.

Forse, è proprio questo forzato desiderio di riunire tutti gli eroi in un solo film a rappresentare il punto debole dell’insieme, tanto che un carattere fondamentale come quello di Captain Marvel finisce per ridursi quasi ad una comparsata, lasciando anche punti interrogativi su inspiegabili assenze (Visione di Paul Bettany che fine ha fatto?).

Mentre accattivante e divertente è la trasformazione estetica di determinati protagonisti, con un Thor versione Drugo Lebowski che, fornito di pancione, vince su tutti i fronti dell’ironia.

In sintesi, Avengers: Endgame è un giocattolone molto più ragionato di quello che sarebbe potuto essere, peccando nella smania di dover rendere a livello quantitativo un grosso favore al suo vastissimo pubblico, inserendo personaggi su personaggi come se vi fosse da seguire una sorta di lista della spesa. Sotto questo aspetto venne gestito meglio il precedente Infinity War, ma per la saga Marvel opera conclusiva migliore di questa non si poteva certo chiedere. Rimarrete colpiti e, soprattutto, commossi.

 

 

Mirko Lomuscio