Babil On Suite: è festa ed è pace a colori non troppo accesi

Un disco davvero interessante quello che abbiamo tra le mani. Si intitola “Paz” che in portoghese significa pace. Ma significa anche quel rimando estetico ad Andrea Pazienza e non a caso la copertina è disegnata – non da Pazienza s’intenda. E dentro questo disco? Dentro ci troviamo i Babil On Suite in piena energia e ispirazione. Ci troviamo le voci composte, sensuali ed educate di Caterina Anastasi e Manola Micalizzi… che sono voci molto intonate che hanno eleganza e carattere e quel senso dolce e consapevole del presente. Perché in questo disco non si ripercorre la tradizione ne si inventa il futuro. Il collettivo di produce e Dj siciliani riesce ad appoggiarsi ai suoni world e ai loro ritmi e colori mescolandoci i modi di fare di oggi, le sequenze digitali, il futuro insomma… restando ancora ad un oggi con un disco che suona davvero in bilico tra industria dei computer e sensazioni di antiche cose. Fate girare il video ufficiale in cui troviamo anche la featuring di Mario Venuti: “Boa Babil On” che quasi richiama alla mente il suono dei successi di Manu Chao. E poi Geo Johnson a chiudere un cerchio funky con questa voce totalmente didascalica alla ricetta. Belle sensazioni…

Estetica. Noi affrontiamo questo tema in lungo e in largo come forse vi sarete accorti. Per il BABIL ON SUITE che cosa significa estetica? Quando per voi qualcosa è bello?
L’estetica è, come dire, un connubio tra il gusto e il genio, il bello e l’immaginazione. Ecco per noi è un insieme di questi elementi, è questa la nostra “sensazione”, per usare il significato letterale della parola.

E di scena estetica, di colori, di energia questo disco ne è pieno anche nei momenti più “intimi”. Una cifra stilistica che ricercate spesso… o sbaglio?
Intanto grazie, è bello sentirselo dire, viviamo la musica come un’esigenza fisiologica e ci lasciamo contaminare anche dall’aria che respiriamo. Ma ogni suono, ogni suggestione deve essere in linea con l’idea di partenza o almeno questo è quello che proviamo a fare, magari facendo dei giri immensi per poi ritornare all’arrangiamento iniziale, ma arricchito da sfumature che altrimenti non avrebbero.

Il Brasile. Non solo nel singolo di lancio con Mario Venuti ma lo ritroviamo anche a gocce in diversi punti del disco. O sbaglio? E se è così vi chiedo: come mai questa direzione?
Non sbagli, è presente come molti suoni e percussioni afro. Il Brasile è una delle tante finestre di questo disco, grazie anche all’influenza e al contributo di Manola Micalizzi (voce e percussioni), che canta tutti in brani in lingua portoghese.

Quanta rivoluzione o quanta denuncia sociale c’è in questo lavoro? Io partire forse dalla copertina… o dal vostro acronimo. Che poi a volerci vedere segni e simboli li troveremmo ovunque… ma ci sono?
La nostra “Paz” è un po’ come la nostalgia del futuro, i soldati immortalati da Rosenthal che fissano la bandiera per tracciare uno spazio, tipico dell’uomo, che tende ad affermare un territorio, oppure il robot – l’illustrazione di “Maria” citazione del film Metropolis – che cerca di allontanarli e fa fronte a un futuro distopico. “BoS” è semplicemente l’acronimo di Babil On Suite, ci piaceva l’idea delle tre lettere come il titolo dell’album “Paz”.

E per chiudere… com’è stata la collaborazione con Mario Venuti? Matrimonio di intenti o semplice maestranza all’opera?
Potremmo dire sonorità d’intenti, ovvero ricordando il Venuti di “Fortuna” che suona molto brasiliano abbiamo pensato che Boa Babil On fosse un brano nelle sue corde.