Bastardi a mano armata: le “ore disperate” di Gabriele Albanesi

Bastardi a mano armata. Disponibile dall’11 Febbraio 2021 su Sky Primafila Premiere, Apple TV, The Film Club, Rakuten TV, Chili, IoRestoInSala e Google Play, un titolo che richiama inevitabilmente alla memoria due distinte tipologie di Settima arte, tanto lontane tra esse per collocazione storica, quanto vicine nel cuore exploitation.

Da un lato il Bastardi senza gloria diretto nel 2009 da Quentin Tarantino, dall’altro il filone poliziottesco anni Settanta che, a suon di Roma a mano armata e Italia a mano armata, rientra, da sempre, proprio tra i preferiti dall’ex enfant terrible di Hollywood che ci ha regalato Le iene e Pulp fiction.

Un titolo destinato ad aprire con gli esiti tragici di un rapporto sessuale consumato in automobile da una giovane coppia; prima che ci si sposti nell’Algeria di quindici anni più tardi per introdurre il carcerato Sergio interpretato da Marco Bocci.

Carcerato che viene incaricato di recuperare in Italia, all’interno di uno chalet di montagna, il prezioso bottino di un furto avvenuto tempo prima. Chalet in cui vivono Michele, la moglie Damiana e la figliastra Fiore, ovvero il montalbaniano Peppino Mazzotta, la Maria Fernanda Cândido de Il traditore e la Amanda Campana vista nella serie Netflix Summertime.

Tutti e tre destinati a diventare ostaggi del criminale nel corso di un’oltre ora e venti di visione che, di conseguenza, pur rientrando pienamente nel noir puro poggia su una situazione tipica dei thriller in salsa home invasion.

Del resto, qui al suo terzo lungometraggio, dietro la macchina da presa si trova il Gabriele Albanesi cui dobbiamo Il bosco fuori e Ubaldo Terzani Horror Show e che, in maniera evidente, pur essendo in questo caso passato a tutt’altro genere non sembra disdegnare situazioni e momenti di violenza chiaramente influenzati dal cinema dell’orrore.

Sarebbe sufficiente citare la tortura con cavi e batteria da macchina o il feroce fracassamento di cranio tramite portacenere che, però, nella dinamica della messa in scena ricorda non poco l’esplosione rabbiosa finale del Mario Adorf di Milano calibro 9 di Fernando Di Leo.

Cineasta, quest’ultimo, che, insieme al Brian De Palma di Blow out e a William Wyler, autore dell’Ore disperate dal plot analogo a quello di Bastardi a mano armata, Albanesi ha tenuto dichiaratamente in considerazione durante la realizzazione del film.

Come pure non ha dimenticato di inserire omaggi cinefili spazianti dal Tony Arzenta di Duccio Tessari ai classici gangsteristici francesi di Jean-Pierre Melville; fino a suggerire echi brassiani nel nome Caligola attribuito allo spietato malavitoso incarnato da un Fortunato Cerlino ineccepibile come di consueto.

Un Fortunato Cerlino cui tiene tranquillamente testa il resto del cast, tutto perfettamente calato in un teso intreccio che non può non diventare ancor più interessante in seguito ad un colpo di scena posto a circa metà operazione.

Un teso intreccio che, non privo di conflitti a fuoco e di liquido rosso pronto ad essere tirato in ballo, si rivela paradossalmente veloce nella sua lenta evoluzione narrativa.

Man mano che, suggerendo oltretutto quanto possa essere pericoloso l’uso sconsiderato dei social network, Bastardi a mano armata finisce per risultare, senza alcun dubbio, la maggiormente riuscita e appassionante prova registica di Albanesi.

 

 

Francesco Lomuscio