Articolo a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger.
Bertoni è un uomo per bene, un professionista serio e affidabile. Un editore rispettato e stimato da tutti i suoi scrittori, di quelli che mantengono fede alle promesse. Oggi ci sono da farsi poche illusioni: circondati come siamo da un mondo sempre meno attento al singolo e con sempre minore apertura verso gli altri, la sopravvivenza stessa della nostra unicità, della coscienza critica e perfino della libertà, è legata alla mantenuta capacità di leggere libri: molti libri, di autori diversi, con idee politiche, filosofiche, religiose opposte, contrastanti visioni del presente e del futuro.
Siamo immersi in un universo pan-mediatico che 24 ore su 24 circonda l’individuo con una squadra di dispositivi, telefoni, tablet, computer e televisioni. Siamo ascoltati. I comandi vocali ottengono risposte selettive da parte dei dispositivi, ma implicano che ascoltino quello che diciamo: con almeno teoriche potenzialità catastrofiche per la nostra unicità critica.
Non è fantascienza, ma il mondo in cui viviamo.
Libri come ancora di salvezza, quindi. La scuderia Bertoni vanta nomi noti nel panorama artistico culturale italiano da Liu Bosisio a Pier Francesco Pingitore, da Mario Zamma a Paolo Vallesi, da Bobby Solo ad Alessandro Baudo. Solo per citare quelli i cui cognomi sono familiari a molti. Ovviamente accanto a loro ci sono altri personaggi, magari meno noti al pubblico generalista, musicale o televisivo, ma cari al mondo dei libri e delle librerie come Teresa Giulietti, Elena Pagani, Antony Caruana o Diego Galdino.
Chi scrive ha avuto l’occasione di leggere vari libri editi dalla Bertoni ed è palese come siano progettati per avere successo, curati nel dettaglio dalla A alla Z. Già l’impatto grafico delle copertine cattura l’attenzione. Il sito ufficiale offre un ricco ventaglio di possibilità, per spaziare dal mondo dei piccoli a quello degli adulti più esigenti. Aveva ragione Ray Bradbury, nel dire che la società dovrebbe essere fatta da cittadini che leggono. Libri liberi. Fare un volume è un mestiere, e, anche in questo caso, l’editoria costituisce un’opportunità. Jean Luc Bertoni e il suo team non hanno mai offerto illusioni. Più volte hanno ribadito che la vera vita del libro è sul territorio. La casa editrice nasce, vive e si nutre della parola libertà. Il libro d’altronde è il mezzo utilizzato dall’autore per descrivere sentimenti ed emozioni, o solo per narrare una storia, che sia inventata o realmente accaduta; in ogni caso diventa un mezzo di comunicazione. Per decidere se pubblicarlo, un editore ha bisogno della sensazione di avere davanti qualcosa di compiuto, finito e dotato di senso.
Nel caso dell’editoria cosiddetta “letteraria”, il romanzo, la raccolta di racconti o il lavoro poetico devono dare una sensazione di “coesione” e “pienezza”: la sensazione, in buona sostanza, di essere un’ “opera”. Nella narrativa basata sull’intreccio, questo deve funzionare senza vuoti o attriti. Nella manualistica, alla completezza delle informazioni devono aggiungersi la facilità di reperimento delle stesse, chiarezza dell’esposizione, definizione precisa delle competenze che si presumono già presenti nel lettore, eccetera. Nella saggistica, la presenza di una “tesi” o di una “costellazione di tesi” deve accompagnarsi a un’adeguata e ben mirata argomentazione. E così via.
Sono tanti i dubbi che attanagliano un editore nel momento in cui deve scegliere se pubblicare o meno un determinato testo. Intanto ha bisogno di poter immaginare chi lo leggerà. Si tratta di un’immaginazione doppia, qualitativa e quantitativa. Qual è il lettore ideale di questa storia? Quali sono le categorie “target” che potrebbero essere interessate? E coloro potenzialmente attratti quanti sono? Che tipo di pubblico la lettura presuppone? E, simmetricamente: quali sono i lettori cui questo libro non può interessare, o non piacere? E così via. Per decidere di pubblicare un volume, infine, un editore ha bisogno di poterne immaginare anche la “durata” e la “dinamica” e anche come “comunicarlo”.
La cosa apparentemente bizzarra è che il motivo d’interesse – quello che si spende nella comunicazione, non quello reale – non sta quasi mai nella bellezza del testo stesso. L’editore deve immaginare come i potenziali compratori possano capire perché si sia arrivati alla pubblicazione E’ vero che negli ultimi anni il valore – in termini di senso, di aspettative da parte dei lettori – dei marchi editoriali è fortemente diminuito, tuttavia, almeno in parte, esso permane. Franco Arminio, per esempio, è uno dei cavalli vincenti della casa editrice, ha talento e grande poesia.
I nomi – come abbiamo visto – sono tanti ed è impossibile poterli citare tutti senza dimenticarne qualcuno. Ognuno di loro è un pianeta da scoprire perché racchiude molteplici talenti. Una casa editrice è come un aereo, l’editore è il pilota e gli scrittori i passeggeri… La meta la si raggiunge grazie all’equilibrio che si crea tra colui che investe tempo e denaro e coloro che ci mettono cuore e vita sui fogli.
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