L’eclettico e infaticabile regista Steven Soderbergh torna dietro alla macchina da presa per dirigere Black bag – Doppio gioco, una spy story dai connotati classici e dall’ambientazione londinese che, con i suoi toni grigi, rappresenta l’atmosfera ideale per uno scenario fatto di intrighi, inganni e personaggi ambigui.
Gerorge Woodhouse, interpretato da Michael Fassbender, è un agente segreto britannico che, su incarico del suo diretto superiore Meacham, impersonato da Gustaf Skarsgard, deve portare a termine una delicata missione entro soli sette giorni, poiché vi è il concreto rischio che possano morire migliaia di persone.

Deve indagare su un software top secret denominato Severus, e su una fuga di notizie che lo riguarda. Cinque agenti del SIS (Secret Intelligence Service) sono sospettati, e nella lista, però, c’è anche Kathryn, sua moglie, portata in scena da Cate Blachett. L’agente segreto decide di invitare a casa per cena gli altri quattro indiziati, che inoltre sono due coppie di fidanzati. Cucinerà egli stesso per alterare il cibo con sostanze psicotrope in modo tale da abbassare la loro attenzione e azzerare i freni inibitori, in modo da indurli a tradirsi. George pianifica un sottilissimo gioco psicologico, infarcito di domande subdole e allusioni, mettendo a dura prova gli invitati. Emergerà che Freddie, incarnato da Tom Burke, ha tradito la sua compagna Clarissa, la quale ha il volto di Marisa Abela e che accoltella con un gesto d’impetuosa violenza la mano del fidanzato. Quella stessa sera, muore in circostanze sospette, nella propria abitazione, Meacham, colui che gli aveva assegnato la missione. Da questo esatto momento inizia a sospettare anche di sua moglie.

Black bag – Doppio gioco rievoca dunque i tempi d’oro delle spy story, ed è facilmente notabile, non a caso, la somiglianza tra Michael Fassbender nelle vesti di George Woodhouse e Harry Palmer, iconico agente segreto britannico, incarnato da Michael Caine. I due hanno la stessa pettinatura nonché identica montatura dei vistosi occhiali. I film collegano le due spie anche per trame, caratterizzate dai fili sottili del sospetto, come sempre sospesi tra innocenza e colpevolezza. A tal proposito è d’uopo ricordare la saga dell’agente Palmer con Ipcress (1965) di Sidney J. Furie, Funerale a Berlino (1966) di Guy Hamilton, regista anche di tre pellicole di 007, e Il cervello da un miliardo di dollari (1967)di Ken Russell. A questa straordinaria trilogia son seguiti altri due titoli negli anni Novanta: il film per la tv All’inseguimento della morte rossa (1995) e Intrigo a San Pietroburgo (1996). Il lungometraggio di Steven Soderbergh si fregia inoltre di David Koepp alla sceneggiatura, con il quale aveva già collaborato anche nel suo ultimo lavoro, l’horror Presence, del 2024, nonché autore di script quali Carlito’s way e Mission: impossible di Brian De Palma, Panic Room di David Fincher e ancora Spider-man di Sam Raimi e regista di Stir of echoes e Secret window,quest’ultimo adattamento da Steven King.

Black bag – Doppio gioco è un film che si basa interamente sui dialoghi e su personaggi molto ben caratterizzati, tra i quali spicca Arthur Stieglitz, uno dei vertici del SIS, dal volto di Pierce Brosnan. Il sospetto che aleggia tra i coniugi Kathryn e George Woodhouse tesse una trama che si infittisce e che si complica tenendo alto l’interesse dello spettatore. Si resta ammaliati dalle inquadrature e dai movimenti di macchina in una Londra plumbea. Questi indugiano in sequenze anche lunghe, però mai fini a se stesse, e senza cadere nell’autocompiacimento del regista. Al contrario, sono quel valore aggiunto, che offre punti di vista diversi alimentando i sospetti su tutti gli agenti indiziati. Le scenografie, inoltre, sono molto raffinate, soprattutto quelle in casa Woodhouse, ammantate di una luce calda in una fotografia dai toni ambrati (curata da Peter Andrews), che sa di Whisky come quello versato dalla mano ferma di George mentre sua moglie indossa un seducente abito da sera. Raffinata e conturbante Cate Blanchett, in grado di irretire col suo fascino glaciale, rappresenta insieme a suo marito l’arguzia e l’esperienza in contrasto con le giovani spie ancora acerbe. Lato, questo, su cui ironizza Soderbergh, rappresentando in maniera ironica i quattro che, insicuri, organizzano un incontro in un bar prima di recarsi alla cena in casa dei Woodhouse, timorosi di quel che li aspetta. Black bag – Doppio gioco non soffre poi di inutili lungaggini, e Soderbergh riesce, complice anche un’ottima sceneggiatura, a gestire al meglio la suspense, che raggiunge l’acme durante la cena in casa di George e Kathryn. Memorabile, a tal proposito, il banchetto delle spie, la sintesi perfetta che evidenzia come il regista sappia coniugare cinema d’autore e intrattenimento.
Lascia un commento