Blue my mind – Il segreto dei miei anni: metamorfosi di un’adolescente

Mia (Luna Wedler) ha sedici anni e, nel pieno di questa adolescenza, trasloca con i genitori nelle vicinanze di Zurigo. Alle prese con una nuova città, una nuova scuola e nuovi amici e con le solite discussioni con madre e padre, spende le sue giornate tra sesso, droga, trasgressioni ed eccessi che, spera invano, possano anestetizzarla dalla paura del cambiamento.

Come ci si aspetta in una ragazza della sua età, mentre cerca di ambientarsi nella nuova vita, il corpo di Mia inizia a trasformarsi, prima piano e poi con veemenza sempre maggiore.

La sedicenne disorientata cerca di opporsi al mutamento, ma il suo essere è più forte e non scende a patti. Così, in poco tempo, la sua più intima natura viene fuori. A Mia non resta che accettarla.

Per buona parte dei novantasette minuti di durata del film, la regista Lisa Brühlmann ci spinge a credere che il suo Blue my mind – Il segreto dei miei anni sia un racconto di crescita e formazione. Dallo scontro generazionale, alla ribellione adolescenziale, al bisogno di trasgredire per non sentirsi inadeguata, fino alla paura di crescere e al passaggio all’età adulta, gli ingredienti del genere ci sono tutti. Eppure, Blue my mind – Il segreto dei miei anni non è (solo) questo.

La Brühlmann sorprende e spiazza, scegliendo una brusca virata verso l’universo del fantastico. Mescola realtà e mitologia e sposta il concetto di normalità in un’altra dimensione. Perciò, con sorpresa, quello che sembra un percorso già delineato lascia presto spazio a un susseguirsi di eventi che lo spettatore non può prevedere con certezza.

Quello che ne viene fuori è un plot originale. Perchè, senza cedere alla facilità del sentiero battuto, Blue my mind – Il segreto dei miei anni affronta con coraggio il tema del sentirsi inadeguati, diversi, isolati e, insieme, la necessità di accettare la propria natura, qualunque essa sia, per essere davvero liberi.

 

 

Valeria Gaetano